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Il Terzo Reich e l'ideologia del nazismo

Dopo essere giunto al potere nel 1933, Adolf Hitler può realizzare il proprio progetto di un pieno totalitarismo: a differenza del fascismo in Italia (o di altri regimi totalitari dell’epoca) il nazismo si impone infatti dentro e fuori al Germania come una forza unica e pervasiva. La costruzione del consenso, il controllo delle istituzioni, la definizione di un’ideologia  nazionalista e razzista sono alla base della politica interna ed esterna del nazionalsocialismo hitleriano.
 
In accordo con le richieste normalizzatrici della grande industria e dell’esercito, Hitler e Himmler si sbarazzano, nella “notte dei Lunghi Coltelli” (giugno 1934), delle squadre d’azione delle SA di Ernst Röhm, mentre nel frattempo si rinsalda il potere operativo della Gestapo (la polizia politica speciale) e delle SS (un corpo speciale, poi principale organo militare hitleriano). Morto Hindenburg, Hitler assomma in sé le cariche di cancelliere, presidente e capo delle forze armate: il Führer del Reich, alle elezioni plebiscitarie del 1934, ottiene il 90% dei consensi. Parallelamente, il regime si adopera per migliorare la situazione socioeconomica, passando dalla “legge per la prevenzione della miseria del popolo e del Reich” alla “legge per la ricostruzione del Reich”, che accentra molte funzioni statali, fino all’alleanza con i grossi industriali, sancita dalla nomina a ministro dell’economia dell’ex presidente della Banca centrale tedesca, Hjalmar Schacht, che imposta un piano nazionale che prevede un diverso ruolo dello Stato nell’economia e un maggior potere finanziario dei principali gruppi industriali.
 
La lezione è a cura del Laboratorio LAPSUS (Università degli Studi di Milano)