Tasso e la Controriforma nella "Gerusalemme Liberata"

Alessandro Condina spiega come la Controriforma abbia influito sull'opera di Torquato Tasso.

La Controriforma è la reazione della Chiesa cattolica alla riforma protestante ed è importante per comprendere la vita e le opere di Torquato Tasso, che furono senza dubbio segnate da questa. La volontà di aderire ai principi della Controriforma è ciò che spinge Tasso a comporre un poema eroico cristiano. Inserisce inoltre all'interno elementi del fantastico propri della religione cristiana. Tasso nel comporre la Gerusalemme abbandona la finalità edonistica che aveva caratterizzato le sue opere precedenti come la commedia pastorale Aminta, a favore di una finalità educativa, che si giustifica all'interno del quadro culturale del secondo Cinquecento, che si può considerare un periodo di passaggio dalla libertà di espressione delle corti della prima metà del secolo a un'epoca di maggior controllo e timore degli intellettuali. Questo clima di tensione crea dubbi nell'animo di Tasso sulla liceità del contenuto della sua opera, al punto che si autodenuncerà all'Inquisizione di Ferrara. Questo gesto provoca nel Duca di Ferrara molti timori, egli infatti vuole evitare l'attenzione e il controllo del Vaticano sul suo piccolo ducato. Tasso sottopone il suo poema alla revisione di otto intellettuali e studiosi, come Sperone Speroni. Si evidenzia in questi suoi atti la duplicità del poeta, che se da un lato respinge critiche e richiami, dall'altro va in cerca di revisioni e commenti altrui. Questa insicurezza e problematicità sono presenti anche nel contenuto dell'opera: la rappresentazione della sensualità, dell'erotismo e del male creano a Tasso diverse difficoltà e preoccupazioni di infrangere i principi della Controriforma. Tutto questo porta Tasso alla revisione dell'intero poema e all'eliminazione di passi interi, giudicati dal poeta troppo licenziosi. L'opera e la vita di Tasso non possono essere comprese appieno, se non alla luce delle intemperie culturali che caratterizzano l'Italia nella seconda metà del XVI secolo.

Alessandro Condina è giornalista e docente liceale di italiano e latino a Milano. Si è laureato all'università di Messina con una tesi sul Commentario all'Apocalisse di Apringio di Beja. Collabora con varie testate online, tra cui D - La Repubblica e Blogo. Pensa che il web possa essere un ottimo strumento per la didattica, oltre che per l'informazione.

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In questa seconda lezione affrontiamo il rapporto di Tasso con la Controriforma. La Controriforma, cioè la reazione della Chiesa cattolica alla riforma protestante, ha un’importanza centrale nell’esperienza di Tasso e soprattutto è una delle spiegazioni alla dualità, alla duplicità che è molto presente nell’esperienza di Tasso e nella sua opera. La volontà di aderire ai princìpi della Controriforma è ciò che spinge Tasso a creare un poema eroico cristiano, quindi non più un semplice poema cavalleresco, neanche un poema epico, anche se i modelli de La Gerusalemme liberata sono principalmente l’Iliade, l’Odissea e l’Eneide, bensì un poema eroico-cristiano; questo ha molto a che fare con la Controriforma. Anche altri aspetti del poema sono strettamente legati a questa realtà; per esempio la scelta di inserire elementi del fantastico, del meraviglioso anche qui, proprio nella religione cristiana: ci può essere la magia, ci possono essere elementi soprannaturali, ma devono essere sempre legati, giustificati e motivati dalla religione e dall’insieme delle credenze cristiane.

Anche la scelta della finalità dell’opera risente di questo quadro culturale. Nel passaggio dalle opere minori, come L’Aminta, a La Gerusalemme liberata, Tasso abbandona quasi del tutto la finalità edonistica, o comunque la mette da parte, a favore di una finalità pedagogica ed educativa che si giustifica e si spiega molto meglio se ci rendiamo conto di come il secondo Cinquecento viva un passaggio dall’assoluta laicità, libertà di pensiero e infinità di possibilità che c’era nel primo Cinquecento, a un’epoca di maggior controllo, di Indice dei libri proibiti, di attenzione, quasi di paura degli intellettuali di essere al di fuori dei dettami della Controriforma. Sono proprio i dubbi sulla liceità del contenuto e sull’accettabilità dell’opera ad attanagliare Tasso; iniziano a scavare nella sua anima, nel suo intimo, provocando incertezza e paure, tant’è vero che Torquato Tasso arriva ad autodenunciarsi all’Inquisizione di Ferrara: un gesto che non avrà dirette conseguenze perché la causa sarà lasciata cadere e il poeta nonché la sua opera saranno prosciolte dalle accuse, ma questo gesto provocherà anche nel Duca di Ferrara legittimi timori di non attrarre troppo l’attenzione del Vaticano, della Santa Sede e dell’Inquisizione sul piccolo ducato, il quale era già in rapporti difficili, burrascosi con il mondo cattolico. 

Non contento di questo controllo di tipo religioso, Tasso arriva anche a sottoporre il poema alla revisione di otto intellettuali e studiosi, tra i quali Sperone Speroni, uno dei pedanti più noti dell’epoca. Di qui le preoccupazioni legate alla Controriforma si sommano alle preoccupazioni legate ai nuovi precetti di tipo poetico e letterario. Ancora una volta vediamo la duplicità di Tasso: da un lato il poeta respinge le accuse e le critiche, non accetta i richiami e tante piccole notazioni, dall’altro è lui stesso che va alla ricerca di conferme e revisioni. Questo atteggiamento, questa incertezza, queste problematicità non sono ovviamente estranee al contenuto dell’opera, tant’è vero che tutti gli elementi di sensualità e di erotismo, la rappresentazione stessa del male creano in Tasso diversi problemi legati alle preoccupazioni sulla Controriforma e sulla possibilità di essere considerato non all’altezza, non lecito, non coerente con lo spirito del tempo, legati alla revisione dell’intero poema, all’eliminazione di interi passi e alla quasi sterilizzazione di alcuni aspetti sensuali ed erotici, come vedremo meglio nella lezione dedicata al male, ne La Gerusalemme liberata.

Quello che dobbiamo tener presente è come l’opera di Tasso non sia immaginabile e non sia il suo percorso umano intellettuale se non strettamente connesso all’esperienza della Controriforma nonché al totale cambiamento intellettuale e culturale che riguarda l’Italia nella seconda metà del Cinquecento.