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La pittura futurista: Boccioni, Balla, Carrà, Russolo, Severini, Depero

La pittura dei Futuristi si caratterizza come uno dei principali elementi di rottura con la tradizione dell’arte del Novecento: il Manifesto dei pittori futuristi dell‘8 marzo 1910 (come gli altri "manifesti" del movimento) riassume con chiarezza le intenzioni di Boccioni, Balla, Carrà, Russolo e Severini, che, pur giungendo da esperienze antecedenti molto diverse, si fanno portavoce di un punto di vista condiviso. Essi si dichiarano in netta contrapposizione alla “pigrizia vile” dell’arte ufficiale, incapace di proporre consistenti innovazioni in campo pittorico; il loro rifiuto categorico si estende alle forme classiche di armonia e buon gusto, alla stanca ripetizione di soggetti convenzionali, all’imitazione basata sul culto passivo del passato. Il Manifesto tecnico della pittura futurista (11 aprile 1910) conferma queste linee di tendenza: la pittura, per “rispondere ai bisogni intellettuali del nostro tempo”, dev’essere “sensazione dinamica”, che riproduca il caos del mondo così come appare sulla “retina” dei nostri occhi (come il verso libero faceva in poesia).
 
Sull’onda lunga del movimento impressionista, il futurismo conia le proprie parole-guida: il “dinamismo plastico”, la “plasmazione dell’atmosfera”, la “compenetrazione” di piani e stati d’animo, come esemplificato dai più importanti capolavori futuristi (Carrà, I funerali dall’anarchico Galli, 1911; Russolo, Solidità della nebbia, 1912; Boccioni, Forme plastiche di un cavallo, 1913). La Ricostruzione futurista dell’universo - testo teorico firmato da Giacomo Balla e Fortunato Depero nel 1915 - è poi buona testimonianza del respiro internazionale del Futurismo, gettando le basi di quello che sarà il Costruttivismo russo di Tatlin, il De Stijl olandese, alla celebre Bauhaus tedesca. Né va dimenticata, per le sue implicazioni culturali ed estetiche, l’aeropittura futurista, che si afferma a partire da una mostra organizzata nel 1931 da Tato (nome d’arte di Guglielmo Sansoni, autore anche del Manifesto della fotografia futurista), e che somma al suo interno verità documentaria, simbolismo lirico e realismo cosmico.