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Scuola di Pitagora: fonti e commento

Non fu certo solo la fuga dall’isola di Samo, per probabili dissapori col tiranno Policrate, a fare di Pitagora (circa 575 - circa 495 a.C.) una figura pressoché leggendaria già per gli antichi; il filosofo deve infatti gran parte della sua fama all’aver fondato, a Crotone, una delle prime “scuole” filosofiche presocratiche. Setta religiosa iniziatica, laboratorio matematico e speculativo, partito poltico di impostazione aristocratica; queste (ed altre) le molteplici componenti che rientrano nel pensiero e nell’attività del suo fondatore, che tuttavia non ha lasciato alcuno scritto. La sintesi più precisa sull’attività e le acquisizioni dei pitagorici ce la dà allora Aristotele, che nella sua Metafisica (A 5, 985 b 23 .986 a 21) li presenta così:

 

Nella stessa epoca di costoro, anzi ancora prima di loro [Aristotele si riferisce qui a Leucippo e Democrito], i cosiddetti Pitagorici si dedicarono per primi alle scienze matematiche, facendolo progredire; e poiché trovarono in esse il proprio nutrimento, furono del parere che i principi di queste si identificassero con i principi di tutte le cose. [...] Orbene, è evidente anche che costoro concepiscono il numero come principio, [...] ed elementi del numero sono, secondo loro, il pari e il dispari, e di questi il primo è infinito, il secondo è finito, e l’Uno risulta da tutti e questi due elementi (giacché esso è pari e, insieme, dispari), e il numero deriva dall’Uno e l’intero cielo, come già dicevamo, si identifica con i numeri.

Se originale è l’impostazione filosofica di questa scuola, che rintraccia l’archè nei numeri, interessante è pure la sua organizzazione interna, dove vige una rigida separazione tra coloro che erano più addentro la materia e i novizi:

 

Pitagora discorreva con i suoi discepoli o distesamente o per simboli. Il suo schema di insegnamento era infatti duplice. E quelli che lo ascoltavano erano chiamati alcuni matematici e altri acusmatici. E matematici erano coloro che conoscevano la parte più importante e più scientifica della sua dottrina, acusmatici quelli che ascoltavano soltanto alcuni punti capitali dei suoi discorsi senza rigorose dimostrazioni. (DK fr. 18A2)*

Spicca allora tra gli altri il concetto di armonia, che regge tutta l’impalcatura filosofica dei pitagorici; se uno dei comandamenti delle scuola era che “tutte le cose conoscibili hanno numero” e che “senza questo, infatti, nulla potrebbe essere pensato né conosciuto” (DK fr. 44B4), tale concetto, che armonizza i contrari, viene applicato sia all’anima umana che alla struttura del cosmo:

 

L’anima [Pitagora] la chiama armonia: l’armonia infatti è mescolanza e sintesi di contrari, e il corpo risulta dalla composizione di contrari. (DK fr. 44A23)

 

La natura del cosmo risulta costituita armonicamente da elementi illimitati e da elementi limitanti: sia il cosmo nel suo insieme che tutte le cose che sono in esso. (DK fr. 44B1)

 

* I rimandi ai frammenti dei pitagorici seguono la classificazione Diels-Kranz, che suddivide le “testimonianze” (caratterizzate dalla lettera A) e i “frammenti” (lettera B), associando ad ogni autore un numero progressivo.