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Freud, l'inconscio e la "prima topica"

L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud è un vero e proprio spartiacque non solo per la teoria psicoanalitica (che vedrà in quest’opera un caposaldo imprescindibile per la propria nascita e fondazione) ma anche per la “visione del mondo” dell’intero Novecento. È infatti qui che Freud definisce - sulla scorta dei casi clinici analizzati nel suo studio, nonché sulla personale autoanalisi - alcuni concetti portanti sia per la terapia della cura psicoanalitica dei disturbi mentali che per la teoria d’interpretazione dell’inconscio. Dalla natura sessuale delle nevrosi al meccanismo della libera associazione onirica e al suo funzionamento, passando per il transfert terapeutico e per il complesso di Edipo, L’interpretazione dei sogni getta le basi dei lavori a venire, da Psicopatologia della vita quotidiana ai Tre saggi sulla teoria sessuale fino agli studi degli anni Venti (Al di là del principio di piacere e L’Io e l’Es, tra gli altri).

Nello sviluppo della sua teoria psicoanalitica, centrali sono allora i concetti di "coscienza", "preconscio" ed "inconscio" che vanno a costituire la cosiddetta "prima topica", che dà forma e sostanza spaziale alle diverse forze che agiscono e operano dentro e fuori di noi, contribuendo alla nostra vita psichica. Le tre zone sopra citate sarebbero allora assimilabili per Freud a tre regioni distinte, separate dai vincoli della censura o della rimozione; in tal senso, l’inconscio si caratterizza ovviamente come il territorio più “libero”, dove la nostra energia psichica conosce meno vincoli e barriere. Qui, ad esempio, “non esiste la negazione, né il dubbio, né livelli diversi di certezza” poiché “tutto ciò viene introdotto solo dal lavoro della censura fra l’inconscio e il preconscio”; l’inconscio rifiuta poi (o meglio, non conosce nemmeno...) i principi logici su cui si basa la nostra vita, tanto da essere estraneo al tempo e alla realtà stessa: 

I processi del sistema inconscio sono atemporali, e cioè non sono ordinati temporalmente, non sono alterati dal trascorrere del tempo, non hanno, insomma, alcun rapporto col tempo. [...] Parimenti, i processi inconsci non tengono in considerazione neppure la realtà. Sono soggetti al principio di piacere; il loro destino dipende soltanto dalla loro forza e dal fatto che soddisfino o meno alle richieste del meccanismo che regola il rapporto piacere-dispiacere.

L’inconscio basa la propria natura sui desideri repressi e confinati in una “zona” estranea alla nostra coscienza; questi desideri possono poi “riemergere” o come eventi onirici o come manifestazioni sintomatiche di un disagio psichico):

Il nucleo dell’inconscio è costituito da rappresentanze pulsionali che aspirano a scaricare il proprio investimento, dunque da moti di desiderio. Questi moti pulsionali non sono fra loro coordinati, esistono gli uni accanto agli altri senza influenzarsi, e non si pongono in contraddizione reciproca.

Come già spiegato nell’Interpretazione dei sogni, le operazioni che caratterizzano il regno dell’inconscio sono allora lo spostamento (procedimento per cui nei sogni sostituiamo una rappresentazione con un’altra semanticamente contigua, con cui intrattiene un rapporto metonimico di “parte per il tutto”) la condensazione (in cui fondiamo in una sola immagine elementi diversi, di cui alcuni manifesti ed altri latenti) e il procedimento simbolico.