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Pasolini, "Lettere luterane": commento alla seconda parte

Nella terza parte delle Lettere luterane si assiste a un cambio tematico, contiene infatti gli articoli pubblicati sul Corriere della Sera, in cui sono affrontati temi storico-politici, già in parte presenti nella precedente raccolta Scritti corsari.
Qui viene analizzata la situazione socio-politica dell’Italia degli anni Settanta, un periodo di profonda crisi istituzionale, tra stragi (piazza della Loggia a Brescia, il treno Italicus), minacce di colpi di stato (quello pianificato dal generale Vito Miceli e il “golpe bianco” di Edgardo Sogno, politico italiano), la corruzione della Democrazia Cristiana. Ciò che evidenzia Pasolini è il cambiamento di questi anni rispetto agli anni Cinquanta, periodo in cui la Democrazia Cristiana aveva un effettivo potere sulla popolazione, e che ora sta perdendo, in favore del potere dei consumi: “i ceti medi sono radicalmente cambiati: i loro valori positivi non sono più quelli sanfedisti e clericali ma sono i valori... dell’ideologia edonista del consumo e della conseguente tolleranza modernista di tipo americano”.
La corruzione, come scrive lo storico Guido Crainz nella presentazione a Lettere Luterane, “è diventata elemento sistematico e non episodico. Prassi quotidiana e regolamentata, non deplorevole e fuggevole macchia. Pasolini aveva ragione... «la sete di potere dei capi democristiani si spiega solo con la loro perdita reale di potere»”. Per questo Pasolini ritiene necessario un simbolico processo, attraverso cui realizzare una rigenerazione.
Ma ciò che emerge dalle pagine di Pasolini è “l’impossibilità di riformare il Palazzo senza riformare gli italiani” (Presentazione di Guido Crainz), cioè di cambiare l’Italia, “un paese di cinquanta milioni di abitanti” che in realtà “sta subendo la più profonda mutazione culturale della sua storia”, causata dalla nuova società dei consumi.