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Pasolini, "La meglio gioventù": introduzione alla raccolta

La raccolta La meglio gioventù di Pier Paolo Pasolini esce nel 1954 con la casa editrice Sansoni ed è dedicata al critico Gianfranco Contini, che aveva letto le poesie e sostenuto la pubblicazione. Il titolo è tratto da un canto degli alpini La megio zoventù la va soto tera. L’opera comprende componimenti in friulano, scritti da Pasolini tra 1942 e 1953; si può dividere in due parti: la prima comprende tutte le poesie contenute nella raccolta Poesie a Casarsa nel 1942, con l’aggiunta di un’altra breve raccolta, Suite friulana; nella seconda sono contenuti la lirica El testament Coràn, composta tra 1944 e 1952, e il poemetto Romancero, risalente al periodo 1944-1953. L’autore sceglie di dividere in due parti la raccolta per evidenziare le differenze tematiche tra le prime poesie, di carattere autobiografico e composte nel suo periodo friulano a Casarsa, e le seconde, che descrivono l’ambiente povero del Friuli nell’immediato dopoguerra. Anche lo stile di composizione cambia tra una parte e l’altra: nella prima prevalgono poesie brevi in terzine, influenzate dalla poesia simbolista; mentre nella seconda il tono dei componimenti si fa più discorsivo e la struttura metrica più sperimentale. Ogni componimento presenta anche la traduzione dell’autore in italiano.

I primi componimenti rispecchiano il sentimento del ritorno alle origini del poeta. Il Friuli, infatti, è la regione di provenienza della madre, in particolare il paese di Casarsa, dove Pasolini e suo fratello si rifugiano durante la guerra. La riscoperta della sua terra materna e della lingua friulana portano il poeta a comporre una serie di brevi poesie, influenzate dalla poesia simbolista di Pascoli (su cui Pasolini si laureerà nel 1945), in cui viene descritta la campagna friulana e le sensazioni da lui provate.

L’apice del lirismo e della musicalità della lingua friulana, Pasolini, lo raggiunge con El testament Coràn, un componimento di 72 versi, in cui il poeta abbandona la componente autobiografica per concentrarsi su un episodio avvenuto durante la guerra. La storia è ambientata nel 1944 e il protagonista è un ragazzo di sedici anni orfano. Viene raccontata la sua vita spensierata prima della cattura da parte dei tedeschi e la sua impiccagione. L’eroismo e la semplicità del ragazzo vengono colti nelle sue ultime parole: “Lassi in reditàt la me imàdin / ta la cosientha dai siòrs... Coi todescs no ài vut timour /  de tradì la me dovenetha. / Viva il coragiu, el dolòur / e la nothentha dei puarèth!” (lascio in eredità la mia immagine nella coscienza dei ricchi... con i tedeschi non ho avuto paura di tradire la mia giovinezza. Viva il coraggio, il dolore e l’innocenza dei poveri).

In questa raccolta emergono gli interessi linguistico-filologici di Pasolini, ma non solo, la scelta del dialetto e di rappresentare il mondo friulano, attraverso la poesia, dimostrano la passione dell’autore per il mondo rurale e proletario, destinati a scomparire assorbiti dalla società moderna, e si configura come un’anticipazione dei temi trattati nei suoi romanzi realisti.