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"Temporale" di Giovanni Pascoli

Del 1894, Temporale rappresenta uno dei primi lavori di Pascoli. Intrisa delle influenze simboliste francesi, la lirica si presenta breve e quasi ungarettiana: c'è solo un verbo infatti ("rosseggia"), dove il colore, forte, prepotentemente si impone nel paesaggio. La poesia è infatti incentrata sui colori: l'orizzonte rosso, il nero di pece, le nubi chiare, e il nero del casolare. Gli echi de "i suoni che rispondono ai colori, i colori ai profumi" che Baudelaire cantava nei suoi Fiori del Male, sono infatti evidenti.

 Altrettanto interessante è lo stile e il lessico. Apre infatti la poesia una parola onomatopeica, simbolo dell'innovazione pascoliana. Il rifiuto di sostantivi altisonanti, è ben espresso nel v. 4 ("nero di pece") e nel v. 5 ("gli stracci di nubi chiare"). Ma a dominare la poesia è un'analogia fortissima, tipica del movimento simbolista: l'ala di gabbiano. Oltre il fortissimo contrasto cromatico dato dall'accostare un'ala bianca a un casolare perso nel nero di un paesaggio, è forte il richiamo al volatile. L'ala si fa metafora della condizione del nido familiare: si scaglia contro il vento, ma è pur sempre debole e non è ben chiaro se riesce a resistergli o meno. La punteggiatura, inoltre, sul piano sintattico, dà alla lirica un ritmo cadenzato.

 

Temporale

 

Un bubbolìo lontano...

 

Rosseggia l’orizzonte,

come affocato, a mare:

nero di pece, a monte,

stracci di nubi chiare:

tra il nero un casolare:

un’ala di gabbiano.