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“Frankenstein” di Mary Shelley: riassunto e analisi

Introduzione

 

Frankenstein o il Moderno Prometeo (Frankenstein or the Modern Prometheus) è opera della scrittrice inglese Mary Shelley (1797-1851), moglie del poeta romantico Percy Bysshe Shelley (1792-1822), delle cui opere è anche curatrice. Il padre di Mary, William Godwin (1756-1836), è un importante filosofo politico e la madre, Mary Wollstonecraft (1759-1797), una delle prime pensatrici femministe inglesi. Frankenstein viene pubblicato anonimamente nel 1818 (con una prefazione del marito e una dedica al padre), ma nel 1823 esce in Francia una seconda edizione del romanzo, questa volta con il nome dell’autrice. Nel 1831, sempre sull’onda del successo del romanzo, viene pubblicata la terza edizione di Frankenstein, fortemente rivista dall’autrice.

Il romanzo ha anche un’origine assai curiosa, in quanto nasce da una competizione letteraria tra amici. Durante la piovosissima estate del 1816, Mary e Percy soggiornano in una villa sul lago di Ginevra con John Polidori (1795-1821), ospitati da Lord Byron (1788-1824). Quest’ultimo, per ingannare la noia del tempo inclemente, sfida tutti a scrivere il miglior racconto dell’orrore. Da qui nasceranno il mito di Frankenstein e Il vampiro (1819) di Polidori, romanzo breve che fonda tutte le storie sui vampiri, fino al Dracula (1897) di Bram Stoker (1847-1912).

 

Trama

 

Frankenstein è un romanzo epistolare: la storia, infatti è narrata attraverso le lettere che il capitano Robert Walton comincia a scrivere alla sorella per raccontarle di una sua missione al polo Nord. Durante questa missione Walton incontra Victor Frankenstein 1. Victor proviene da un’agiata famiglia svizzera che gli ha garantito un’infanzia serena e un’adolescenza felice, indirizzandolo sulla strada degli studi scientifici, intesi come strumento per indagare e migliorare la realtà. Decide quindi di dedicarsi agli studi di chimica e di filosofia naturale e si iscrive all’università di Ingolstadt, ma un grave lutto lo colpisce: la madre muore di scarlattina, dopo essere stata contagiata da Elizabeth, figlia orfana di una sorella del padre.

Il giovane, ossessionato dall’utopia di dare la vita alla materia inanimata, studia con accanimento e, nel corso di alcune ricerche clandestine, crede di aver scoperto il segreto della vita. Victor trascorre così dei mesi cercando di creare un essere vivente assemblato con parti del corpo provenienti da cadaveri, che egli studia nottetempo scoperchiando le tombe dei cimiteri. Una notte, finalmente, la creatura prende vita ma, quando vede il mostro muoversi, Frankenstein fugge terrorizzato. Il “mostro” si impossessa del diario del suo creatore e fugge anch’esso. Victor, colpito da una febbre violenta e dilaniato dai rimorsi, cerca quindi ospitalità presso l’amico Henry Clerval. Dopo un periodo di cure, Victor decide di tornare a Ginevra ma, poco prima della partenza, riceve dal padre la notizia che suo fratello William è stato ucciso. Una volta tornato a casa, mentre perlustra i luoghi dove si è consumato l’omicidio, Victor crede di intravedere il mostro e capisce che è l’autore del misfatto, anche se la responsabilità è nel frattempo ricaduta su Justine Moritz, la giovane governante della famiglia, che viene processata e condannata a morte. Pur sapendo che la ragazza è innocente, Victor non può scagionarla e decide di allontanarsi verso le montagne. Qui, presso un ghiacciaio, Victor incontra il mostro, che ammette di aver ucciso William e che gli racconta la sua triste storia, fatta di incomprensione, paura e violenza da parte degli uomini per il suo repellente aspetto esteriore. In realtà, il mostro ha imparato a leggere, e, dopo essersi rifugiato nei boschi, ha anche aiutato di nascosto una famiglia assai povera di quei luoghi. Il “mostro”, desiderando essere felice come tutti gli altri uomini, convince Victor a creare un’altra creatura donna, simile a lui,che possa fargli compagnia e con cui ritirarsi in Sud America, lontano da tutti. Victor Frankenstein si sposta allora alle isole Orcadi, seguito di nascosto dal mostro, con il progetto di creare un nuovo essere; tuttavia, angosciato dalle possibili conseguenze di mettere al mondo un altro mostro, pari al primo per forza e violenza, distrugge l’opera quand’essa è ancora incompiuta. La creatura gli giura allora vendetta, promettendogli di consumarla durante la sua prima notte di nozze.

Victor si rifugia in Irlanda, ma il mostro lo segue e uccide l’amico Henry, facendo ricadere la colpa sul protagonista, che viene incarcerato. Una volta scagionato, Victor torna in patria col padre e sposa Elizabeth, ma la giovane viene uccisa dal mostro la notte stessa della cerimonia, come preannunciato; anche il padre di Frankenstein muore per il dolore. Victor segue le tracce del mostro fino al Polo Nord, dove incontra il capitano Walton. Frankenstein, che insiste inutilmente per proseguire la caccia, muore di lì a poco; Walton scoprirà il mostruoso essere chino sul corpo del suo creatore, intento a compiangerne la morte e rammaricandosi per il dolore causato agli altri. Interrogato dall’uomo sulle proprie colpe, il mostro di Frankenstein ribatte però che tutto è stato causato dall’odio immotivato degli uomini per il suo aspetto, e spiega che egli ormai desidera solo la morte. Disceso dalla nave, si dirige verso nord: nessuno lo vedrà mai più.

 

Frankenstein: i limiti della conoscenza e il tema del doppio

 

Il sottotitolo del romanzo, o il Prometeo moderno 2 è un elemento cruciale per la comprensione del significato dell’opera. Prometeo è un personaggio della mitologia classica: egli è un Titano che restituisce agli uomini il fuoco che Zeus, per vendetta, ha sottratto loro. A causa di questa disubbidienza, Prometeo si trova a subire l’ira del padre degli dei, venendo incatenato da una rupe. Nella versione del mito raccontata da Platone, inoltre, Prometeo è anche il creatore degli uomini.

È allora quest’ultima variante del mito quella accolta da Mary Shelley, che fa di Victor Frankenstein un creatore e, al contempo, un individuo che viola consapevolmente un comando divino. Frankenstein stesso si presenta così:

Spesso mi interrogavo sull’origine del principio vitale. Era un quesito audace, un mistero mai svelato; tuttavia quante cose saremmo sul punto di conoscere se la codardia o la disattenzione non ostacolassero le nostre indagini 3.

Proprio perché il sottotitolo scelto dalla Shelley ci invita a inquadrare le parole di Victor nella prospettiva mitologica, occorre focalizzare il concetto greco di “tracotanza” (hybris), con la quale viene indicata l’azione di oltrepassare volontariamente quei limiti consentiti dalla moderazione, che per i Greci era uno dei valori fondamentali dell’etica pubblica e privata. Nella sua smodata ambizione, Victor può dunque essere accostato a Faust, lo scienziato tedesco reso celeberrimo nell’omonimo poema di Johann Wolfgang Goethe, che in cambio della conoscenza stringe un patto col diavolo, a cui promette l’anima. Un altro parallelo, sottolineato dalla stessa autrice, è quello con Satana, così come compare nel Paradise Lost (1667) del poeta inglese John Milton 4: l’angelo Lucifero, ribelle contro Dio, è un evidente richiamo al mostro che si è rivoltato contro il suo creatore.

Oltre al tema della hybris, il libro è attraversato dalla tematica del “doppio”, che lega tra loro i destini di Frankenstein e della sua abominevole creatura. Nell’atmosfera gotica che pervade buona parte del libro, si scontrano l’aspirazione di Victor di creare un essere perfetto e il desiderio di quest’ultimo di essere riconosciuto come un essere umano nonostante il proprio aspetto deforme e terrificante. Speculari sono le scene in cui creatore e mostro si scambiano i ruoli: nella prima Victor, terrorizzato da ciò che sta facendo, si sbarazza della donna che sta costruendo per la sua “creatura” mentre quest’ultima lo spia dalla finestra; nella seconda, il mostro uccide Elizabeth mentre il protagonista osserva impotente attraverso i vetri. Interrogandosi sui limiti dell’uomo e della scienza (in un periodo storico di grandi scoperte ed innovazioni scientifiche), Frankenstein, o il Moderno Prometeo indica anche che le ragioni del conflitto stanno nel profondo della personalità stessa.

 

Bibliografia:

 

M. Shelley, Frankenstein ossia il Prometeo moderno, Milano, Mondadori, 2010.
F. Fossati, Il dizionario dei mostri, Milano, Garzanti, 1993.
M. Spark, Mary Shelley: una biografia, Firenze, Le Lettere, 2001.
G. Spina, Il Prometeo di Mary Shelley, in AA.VV., Il superuomo e i suoi simboli nelle letterature moderne, Firenze, La Nuova Italia, 1971.

1 A scanso di equivoci è bene ricordare che il Frankenstein del titolo è proprio Victor, cioè lo scienziato, e non la sua creatura, che nel corso del romanzo viene chiamata il Mostro, la Cosa o, appunto, la Creatura.

2 In questo sottotitolo echeggia un giudizio che il filosofo tedesco Immanuel Kant esprime nella sua opera giovanile Sul fuoco (1755). In essa Kant definisce lo scienziato e filosofo Benjamin Franklin “il Prometeo dei tempi moderni” in riferimento ai suoi esperimenti con l’elettricità. Infatti, come Prometeo aveva rubato il fuoco agli dei, così Franklin aveva sottratto l’elettricità al fulmine.

3 M. Shelley, Frankenstein ossia il Prometeo moderno, Mondadori, Milano, 2010, p. 61.

4 Nel suo girovagare per la foresta, il mostro trova una borsa abbandonata contenente dei libri, tra il poema di Milton, oltre alle Vite parallele di Plutarco e a I dolori del giovane Werther di Goethe.