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Il Classicismo in letteratura: riassunto delle idee principali

Caratteri generali

 

Il termine “classicismo” non indica tanto un movimento artistico in senso stretto, quanto una specifica visione estetica contraddistinta dal riconoscimento del valore morale e letterario dei classici e dall’intenzione di apprenderne l’insegnamento. Si parla dunque in primo luogo di classicismo per quei periodi e quegli autori che hanno trovato il loro punto di riferimento nei grandi autori antichi - nella fattispecie: greci e latini - ma bisogna ricordare che altre forme di classicismo derivano dall’elevazione a modello di autori più vicini nel tempo 1.

Benché correnti classicistiche si riscontrino in periodi artistici e letterari molto diversi tra loro - si pensi per esempio al caso del Barocco - una prima grande fase di classicismo in senso stretto  si sviluppa in Italia tra Quattrocento e Cinquecento, dunque in quella fase storico-culturale che va sotto i nomi di Umanesimo e Rinascimento.

 

Il Classicismo umanistico-rinascimentale e il Classicismo volgare

 

La riscoperta dei classici, prendendo spunto dalle prime ricerche storico-filologiche degli “umanisti” (tra cui come Coluccio Salutati, Leonardo Bruni, Poggio Bracciolini e Lorenzo Valla), scavalca i cosiddetti “secoli bui” del Medioevo per riscoprire la lezione stilistica e morale dei testi classici, intesi come ineguagliabili termini di paragone. Alla visione classicistica della storia culturale e letteraria si affianca presto, soprattutto in epoca rinascimentale, la pratica dell’imitazione, intesa come acquisizione di un insegnamento e non solo come ripetizione pedissequa ed impersonale. Gli studi filologici compiuti dagli eruditi rinascimentali sono stati essenziali in tal senso, con il ritrovamento in biblioteche dimenticate, il restauro, materiale e testuale, e la diffusione delle grandi opere di letterati,i filosofi e scienziati, che grazie alla stampa possono circolare con maggior libertà. Un esempio di opera antica destinata a influire in modo determinante sull’attività artistica è l’Epistola ai Pisoni (più nota come Ars poetica), di Quinto Orazio Flacco che delinea precise teorie sulla pratica poetica ed un vero e proprio canone, con particolare riferimento alla tradizione greca, nella ricerca dell’armonia logica e fonica, dello stile misurato e semplice, e dell’accordo tra forma e contenuto. Ancor più autorevole e pervasiva sarebbe ben presto divenuta la Poetica di Aristotele, tradotta per la prima volta dal filologo veneto Giorgio Vallae destinata a definire le modalità narrative ed espressive cinquecentesche in tutti i generi poetici (tragedia e poema epico-cavalleresco in primis). L’esempio della tradizione è quindi visto come lo strumento principale per riprodurre l’armonia e l’eleganza dei classici, adattandola alle esigenze espressive e comunicative del mondo contemporaneo: in tal senso, ogni classicismo si fa portatore di una specifica visione del mondo letterario e della società, in cui le novità (contenutistiche e formali) per essere accettate devono essere inseribili nell’insieme di valori e norme vincolanti che derivano e discendono dalla tradizione. Anticipatori e in buona parte fautori della tendenza classicistica umanistico-rinascimentale sono Francesco Petrarca (1304-1374) e Giovanni Boccaccio (1313-1375). La preparazione classica di Boccaccio lascia tracce evidenti in molte sue opere minori, come la Caccia di Diana, il Filostrato, o il Teseida, poema in dodici libri ispirato all’Eneide virgiliana. Petrarca benché sia poi passato alla storia soprattutto come poeta lirico volgare con i Rerum vulgarium fragmenta, è uno dei primi filologi (si dedica ad esempio alla cura dell’opera di Tito Livio, gli Ab urbe condita libri) e compone esplicitamente molte sue oper in latino ravvisando l’implicita superiorità e il naturale prestigio della lingua dei “classici”. Esempio di tale convinzione sono L’Africa, un poema in esametri latini dedicato alla vicenda di Scipione l’Africano, il De otio religioso, che presenta in termini ideali la condizione di vita per allontanarsi dai peccati terreni, e il De vita solitaria, che riflette sulle condizioni ideali per lo studio e il perfezionamento spirituale dell’uomo di lettere, il Secretum e i Trionfi, un complesso poema allegorico in terzine. Sempre in latino (e modellato sull’esempio celebre dell’epistolario ciceroniano) sono le due raccolte petrarchesche delle Familiares e delle Seniles, in cui l’esempio classico si presta all’interpretazione dell’autore del proprio percorso di crescita spirituale interiore 2. Tra gli autori del nostro Rinascimento che, pur con motivazioni diverse, si riconoscono nel principio del primato dei classici (sul piano formale, contenutistico o morale) possiamo citare Niccolò Machiavelli, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso e Pietro Bembo.

Pietro Bembo (1470-1547) è in particolare considerato il padre del classicismo volgare in Italia grazie alle sue Prose della volgar lingua del 1525. Nella trattazione linguistico-retorica cui sottopone le opere degli autori in volgare dei secoli precedenti, Bembo sostiene appunto la possibilità di utilizzare la lingua volgare anche per opere di tono e stile elevato, sulla scorta dell’esempio fornito da Petrarca per la poesia lirica e da Boccaccio per la prosa narrativa. I due autori (e in particolare il suo Canzoniere) diventano così il modello anche per la letteratura del tempo, tanto che molti autori, per l’autorevolezza e il prestigio argomentativo della proposta bembiana, viene seguita scrupolosamente dagli autori contemporanei (Ariosto su tutti), soprattutto per gli aspetti stilistici e sintattico-lessicali.

Dopo la fase rinascimentale e il classicismo barocco, anche sul finire del Seicento e nel pieno Settecento l’Italia conosce altri periodi a dominanza “classicistica”, come quello riconducile all’esperienza dell’Accademia dell’Arcadia a fine Seicento, e poi quello, in pieno XVIII secolo, del Neoclassicismo.

1 In tal caso, ad esempio si può dire che Montale, Ungaretti e Calvino sono dei “classici” della letteratura italiana del Novecento.

2 Due esempi particolarmente calzanti del modo in cui i “classici” vengono riutilizzati e riformulati sono la celebre Ascesa al monte Ventoso e l’epistola Posteritati.

Testo su Rinascimento

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