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"L'assiuolo" di Pascoli: analisi e commento

Parafrasi Analisi
Lettura e commento de L'assiuolo di Giovanni Pascoli, a cura di Andrea Cortellessa.
 
L'assiuolo è una delle poesie aggiunte alla raccolta Myricae nella sua quarta edizione (1897). In una prima stesura manoscritta del componimento, troviamo espressi alcuni passaggi oscuri in modo più narrativo e lineare; in una nota a fianco, lo scrittore scrive a penna: "Sì, ma allora non è più la poesia, ma la spiegazione della poesia". In questa frase c'è tutta la "rivoluzione inconsapevole" di Pascoli, ovvero l'idea che la poesia possa evocare un mondo di immagini e suoni, inconoscibile in modo compiuto con gli strumenti razionali. Ha commentato Cesare Garboli: "si formula con tutta disinvoltura il decreto destinato a diventare legge per il linguaggio poetico del Novecento: l'indissociabilità di poesia e oscurità, di linguaggio diretto e linguaggio cifrato".
 
Come tipico di Pascoli, nel componimento domina inizialmente l'elemento naturale nella sua spontaneità (il mandorlo, il melo, i lampi, le nubi, i campi) a cui si affianca una presenza oscura, in questo caso rappresentata dall'onomatopea chiù (che riproduce il verso dell'assiuolo). L'evocazione quasi mistica emerge anche grazie al novenario dattilico, il metro che caratterizza la cantilena pascoliana.
 
Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa-Tuttolibri.