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Montale, "Ho sceso dandoti il braccio": parafrasi e commento

Ho sceso dandoti il braccio appartiene alla raccolta Satura, pubblicata nel 1971 (precisamente alla seconda serie di liriche, Xenia). La poesia, come altre di questa e della prima serie, è dedicata alla moglie, Drusilla Tanzi, (1886-1963), compagna di una vita del poeta e soprannominata - pare dalla Gerti Frankl cui si allude in Dora Markus - “Mosca”, a causa della forte miopia e della conseguente necessità di occhiali molto spessi. Montale e la Tanzi si sposeranno solo nell’aprile del 1963, pochi mesi prima della sua scomparsa, per le conseguenze di una caduta che le causò la rottura del femore. Lo stile della poesia è prosastico e usa un linguaggio colloquialeMontale ricorda la sua vita coniugale, allegoricamente simbolizzata dalla discesa delle scale e dal viaggio dell'esistenza, che, sebbene sia stato lungo, al poeta appare breve, impressione colta dall’ossimoro al verso 3. Il poeta avverte con drammaticità l’assenza della moglie nella sua vita: “non ci sei è il vuoto ad ogni gradino” (v. 2). Dal punto di vista retorico l’anafora ai versi 1 e 8 (“ho sceso”) evidenzia proprio la ripetitività e l’importanza che assume quest’azione.

 

Le piccole azioni quotidiane, “le coincidenze, le prenotazioni, | le trappole, gli scorni [...]” (vv. 5-6) sembrano ormai del tutto inutili, perché fanno parte di un realtà superficiale; quella più profonda non tutti riescono a coglierla. Proprio la moglie di Montale riusciva ad accorgersi di questa profondità, paradossalmente proprio grazie alla sua quasi totale cecità: “sapevo che di noi due | le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, | erano le tue” (vv. 9-11). Da qui si evidenzia il ruolo di Drusilla Tanzi e il rilievo che la sua assenza ha nella vita del poeta. Montale mette in luce l’aiuto reciproco che si portavano: la donna (solo apparentemente debole e bisognosa di sostegno) mostrandogli la profondità della realtà, il poeta sostenendola e aiutandola a scendere le scale. All'iperbole iniziale ("almeno un milione di scale"), seguono versi piani e colloquiali, movimentati però da alcune rime (come "crede - vede") e dal ritmo di endecasillabi sparsi.

 

Metro: versi liberi.

 

  1. Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale 1
  2. e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
  3. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
  4. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
  5. le coincidenze, le prenotazioni,
  6. le trappole, gli scorni di chi crede 2
  7. che la realtà sia quella che si vede 3.
  8. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
  9. non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
  10. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
  11. le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
  12. erano le tue 4.
  1. Ho disceso, porgendoti il braccio, milioni di scale
  2. ed ora (dato che non ci sei più) ogni gradino è un precipizio.
  3. Tuttavia, il nostro lungo viaggio insieme è stato breve.
  4. Il mio continua ancora, e non mi servon più
  5. le coincidenze, le prenotazioni in hotel,
  6. gli incidenti e le delusioni di chi è convinto
  7. che la realtà sia solo quella dei fatti concreti.
  8. Ho disceso milioni di scale facendoti appoggiare al mio
  9. braccio, tuttavia non perché con quattro occhi forse
  10. si vede meglio. Le ho scese con te perché sapevo
  11. che tra noi due gli occhi più penetranti, per quanto
  12. velati, erano i tuoi.
  13.  

1 almeno un milione di scale: l’iperbole vuole alludere all’abitudinarietà del gesto di aiutare amorevolmente la compagna a scendere i gradini, preparando il successivo paradosso per cui, nonostante il difetto alla vista, era in realtà Drusilla a “vedere” più acutamente la realtà della cose.

2 Sono i normali eventi della quotidianità di cui è costellato il “viaggio” del poeta e della sua donna.

3 Montale, grazie anche alla saggezza della compagna, può vedere “oltre” la superficie piana del mondo; come per altre figure femminili che occupano la sua produzione poetica (la “Volpe” degli Ossi di Seppia, Clizia ne Le Occasioni e ne La bufera e altro), spesso all’immagine femminile si sovrappone il senso stesso della poesia, che ha come compito quello di affermare e diffondere una verità superiore tra gli uomini.

4 Nella rivelazione conclusiva (la capacità di “Mosca” di cogliere le verità esistenziali oltre ai fenomeni della realtà) si nota anche l’andamento prosastico e quasi dimesso del componimento, che si avvicina ad un dialogo privato (e ad un’ultima confessione d’amore) tra il poeta e la compagna.