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Le "Odi" di Giuseppe Parini: riassunto della poetica

Introduzione


Le Odi sono una raccolta poetica di Giuseppe Parini pubblicata per la prima volta nel 1791 (in un’edizione comprendente 22 testi) e poi nel 1795 (con un ampliamento a 25 testi). Si tratta di componimenti in stile elevato che affrontano tematiche eterogenee, a metà strada tra poetica del Neoclassicismo ed ideali illuministi.


I temi delle Odi


Il primo dato da sottolineare delle Odi pariniane è la loro distensione su un arco cronologico davvero ampio, che va dal 1757 (quando il giovane Parini compone La vita rustica, a lungo rimasta inedita) al 1793, anno di composizione di Alla Musa, testo che chiude la raccolta pariniana. In circa trentacinque anni si sovrappongono allora molte linee tematiche ed interessi diversificati, tanto più se si tiene conto che, a partire dalla pubblicazione de Il Mattino nel 1763, Parini è pure impegnato nella complessa composizione del suo poema principale, Il Giorno (con cui, non a caso, le Odi condividono molto aspetti stilistici e contenutistici).

Se allora il progetto compositivo delle Odi non è organico, è tuttavia possibile individuare alcune costanti della poetica dell’autore. Dal punto di vista cronologico, In una prima fase, prevalgono gli interessi civili, mentre Parini è ancora convinto della possibilità della poesia di intervenire sui problemi della società. Successivamente, nel corso degli anni Settanta del Settecento, gli ideali dell’Illuminismo e la necessità di educare la classe dirigente si uniscono alla constatazione amara che la propria integrità morale non viene quasi mai riconosciuta dagli altri (come ne La caduta). La terza e conclusiva fase è quella più propriamente neoclassica, in cui Parini celebra la bellezza femminile e lo strumento stesso della poesia.

Dal punto di vista tematico, nelle Odi si susseguono:


  • Le poesie d’occasione, composte cioè per ricorrenze specifiche o particolari eventi, che i versi del poeta vogliono celebrare (si pensi a La laurea, 1777; In morte del maestro Sacchini, 1786; La magistratura, con il sottotitolo: per Camillo Gritti pretore di Vicenza nel 1787; La gratitudine, con il sottotitolo: per Angelo Durini cardinale, 1790).

  • La componente didascalica, in cui si riflettono gli interessi di Parini - che è precettore a casa Serbelloni e poi presso gli Imbonati dal 1754 - per la formazione e l’educazione della classe aristocratica che, abbandonando i privilegi di casta, deve aprirsi alla società contemporanea, affrontandone i problemi più urgenti. Assai rappresentativa di questa tendenza è l’ode L’educazione del 1764, che ha pure molti punti di contatto con l’operetta inedita intitolata Dialogo sopra la nobiltà (1757).

  • L’attenzione per il progresso scientifico, e per le sue positive ricadute sulla vita di tutti (L’innesto del vaiuolo del 1765 è dedicata appunto a Gianmaria Bicetti de’ Buttinoni, uno dei padri della pratica della vaiolizzazione in Italia); quello scientifico è tema assai originale per il periodo, e comparirà poi nella poesia sette-ottocentesca.

  • Le problematiche civili, in cui Parini investe tutta la propria carica etica e polemica; il poeta affronta questioni in cui emergono chiaramente le responsabilità di amministratori e rappresentatnti politici, interessati esclusivamente al loro interesse personale e non al bene comune. Lo si può notare in odi come ne La salubrità dell’aria del 1759 sul problema dell’inquinamento della città per la presenza di marcite di riso vicine alle mura di Milano e per le cattive abitudini della popolazione, oppure La musica (1769), sull’abitudine di evirare giovani cantori per amntenere pura la loro voce cristallina. In altri testi, sempre di ispirazione illuminista, Parini tocca problemi relativi all’amministrazione della giustizia e all’equilibrio della pena per in condannati (come ne Il bisogno, ode del 1766 assai vicina alle tesi di Cesare Beccaria ne Dei delitti e delle pene del 1764).

  • Le riflessioni dell’autore sul ruolo del poeta nella società, che spesso sminuisce e svaluta il compito dell’arte, riducendola a puro orpello o abbellimento dei propri bisogni materiali. Ne è un chiaro esempio la celebre ode La caduta (1785) dove Parini ricorda un episodio autobiografico che diventa simbolo della sua coerenza intellettuale. In un’altro testo, La tempesta (1786), il poeta trasfigura la vita di difficoltà cui lo ha costretto il non volersi piegare alla moda di adulare i potenti, accontandondosi della propria modesta professione di insegnante.

  • La celebrazione della bellezza femminile come ne Il pericolo (dedicata alla nobildonna Cecilia Tron, 1787), Il dono (1790, con il sottotitolo: per la marchesa Paola Castiglioni) e Per l’inclita Nice (1793), dedicata a Maria di Castelbarco.

  • In stretto collegamento con la lode della bellezza femminile, l’esaltazione della poesia, di stampo neoclassico, che rende eterno ciò che canta al di là delal transitorietà degli eventi umani.


Lo stile delle Odi di Parini


Dal punto di vista stilistico, le Odi di Parini sono un chiaro esempio di come l’iniziale formazione del poeta vicina al gusto e alla poetica dell’Arcadia (come mostrato dalle giovanili Alcune poesie di Ripano Eupilino, 1752), nella cui “colonia” romana Parini entrerà nel 1777 con lo pseudonimo di Darisbo Elidonio, con gli influssi dell’Illuminismo e del Neoclassicismo.

In tal senso, l’ideale di equilibrio e di senso della misura della poesia di Parini si traduce in uno stile letterario elegante ed elaborato, che però rifiuta i formalismi fini a se stessi, intendendo anzi la forma come il primo strumento per affermare il proprio concetto di poesia civile ed “impegnata”. Se dal punto di vista del contenuto l’immaginario è ancora quello tradizionale (abbondano ad esempi i riferimenti mitologici all’antichità classica, trasferita nel mondo contemporaneo), il lessico è raffinato e prezioso, ricco di latinismi, termini letterari e scelte distanti dalla lingua in uso quotidianamente. Anche la sintassi, calata all’interno della struttura dell’ode di endecasillabi e settenari, è elaborata e complessa: l’uso di anastrofi ed enjambements complica la struttura della frase e del verso, limitando assai la cantabilità del metro scelto da Parini.