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Pascoli, "Novembre": testo e parafrasi

Parafrasi Analisi

Poesia pubblicata sulla «Vita Nuova» il 2 febbraio 1891 e inclusa in Myricae fin dalla prima edizione all’interno della sezione In campagna (la stessa de Il bove e L'assiuolo).

Metro: tre strofe saffiche (tre endecasillabi e un quinario, tutti piani, che imitano il metro classico ispirato alla poetessa greca del VII-VI secolo Saffo), a schema ABAb CDCd EFEf.

 

  1. Gemmea 1 l'aria, il sole così chiaro
  2. che tu ricerchi 2 gli albicocchi in fiore,
  3. e del prunalbo 3 l'odorino amaro
  4.                                           senti nel cuore 4...
  5. Ma 5 secco è il pruno, e le stecchite piante
  6. di nere trame segnano il sereno 6,
  7. vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
  8.                                          sembra il terreno 7.
  9. Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
  10. odi lontano, da giardini ed orti,
  11. di foglie un cader fragile 8. È l'estate,
  12.                                          fredda, dei morti. 9
  1. L’aria era limpida e trasparente come una gemma e il sole
  2. era così luminoso che tu cercavi gli albicocchi in fiore
  3. e sentivi nel cuore l’odore dolceamaro
  4.                                           del biancospino
  5. Ma in realtà il pruno è secco, e i rami seccati
  6. delle piante formano un intrico nero che si staglia sul cielo sereno,
  7. il cielo è vuoto e il terreno risuona sotto i passi rumorosi
  8.                                           come se fosse cavo.
  9. Intorno c’è silenzio: solo si ode da lontano
  10. il cadere di fragili foglie per le folate di vento,
  11. nei giardini e negli orti. Perché, in realtà, è la fredda
  12.                                           estate dei morti.

1 Gemmea: il verbo - indice dell'accuratissima ricerca anche lessicale della poesia pascoliana - è un trisillabo, che contribuisce a dilatare, anche metricamente, l'immagine su cui si apre Novembre, e a trasmettere con efficacia l'idea di limpidezza dell'atmosfera serena di metà novembre.

2 tu ricerchi: il "tu" potrebbe presupporre un interlocutore muto, oppure essere impersonale, e quindi rivolgere tutto il discorso al poeta stesso; in entrambi i casi, spicca la dimensione intima del dialogo, che serve a focalizzare le reazione dell'io poetico di fronte al paesaggio naturale

3 prunalbo: si tratta di un biancospino; la rinomata sapienza botanica di Pascoli affianca alle sensazioni visive dei primi due versi le note olfattive.

4 L’aria tersa e il sole luminoso possono far credere che sia un giorno di primavera, in cui quindi viene naturale cercare gli albicocchi in fiore e può sembrare di sentire l’odore del biancospino.

5 Ma: l’avversativa - in posizione rilevata - fa capire che la descrizione primaverile è solo un’illusione,a lmeno per il poeta che proietta nei minimi dettagli del paesaggio la propria inquietudine.

6 nere trame segnano il sereno: l'antitesi di colori contribuisce a creare la sensazione di inquietudine che culmina nell'ultima verso e nell'"estate dei morti".

7 Il cielo è vuoto perché senza uccelli primaverili che lo solcano; il terreno suona cavo perché probabilmente ghiacciato. Tuttavia, data anche la vicinanza cronologica con la commemorazione liturgica dei defunti (2 novembre), si può anche immaginare che queste cavità nel terreno alludano alle tombe dei morti.

8 un cader fragile: ipallage (ovvero una figura retorica per cui si attribuisce ad un elemento della frase qualcosa che semanticamente e logicamente dovrebbe riferirsi ad altro), in quanto sono le "foglie" e non il loro "cader" ad essere "fragili".

9 l'estate, fredda, dei morti: non si tratta dunque di una vera giornata primaverile (come ci viene rivelata nell'explicit del testo) ma dell’estate di San Martino, che si colloca verso l’11 novembre (giorno in cui è celebrato il santo) e si caratterizza generalmente per temperature relativamente miti rispetto al periodo dell’anno, dopo le prime gelate novembrine.