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Carducci, “Rime e ritmi”: introduzione alla raccolta

Ultima delle raccolte maggiori carducciane, Rime e ritmi viene pubblicata nel 1899, raggruppando testi variamente editi e composti tra 1887 e 1898. Già il titolo inquadra l’eterogeneità di spunti e di modelli poetici che convergono nel volume: sul piano metrico-formale (dopo le prove delle Rime nuove e delle Odi barbare) sono qui compresenti sia le poesie costruite sulla “rima” che quelle che ripropongono il “ritmo” della prosodia classica. Anche dal punto di vista tematico, come spesso nelle raccolte carducciane, i testi di Rime e ritmi sono assai variegati: alla ripresa della linea più malinconica ed intimista della poesia carducciana, venata ora di un sentimento d’amore o d’affetto elegiaco e sommesso, seguono i (classici) paesaggi naturali colti con tocco impressionistico dal poeta (come già visto in San Martino) oppure altre prove, in cui Carducci indugia - senza per altro considerevoli risultati artistico-letterari - nella celebrazione assai retorica del passato risorgimentale o dei fatti gloriosi radicati nella nostra storia patria.

 

La raccolta, tuttavia, non modifica molto l’orizzonte critico e poetico entro cui, nella storia letteraria dell’Ottocento, può situarsi Carducci: Ad Annie (componimento “barbaro in distici elegiaci, qui realizzati unendo un quinario e un settenario) e dedicata all’amica e poetessa Annie Vivanti, recupera nei versi conclusivi l’idea dell’unione tra vitalità dell’ispirazione poetica e bellezza femminile:

 

Scende da’ miei pensieri l’eterna dea poesia

su ‘l cuore, e grida - O vecchio cuore, batti. -

 

E docile il cuore ne’ tuoi grandi occhi di fata

s’affisa, e chiama - Dolce fanciulla, canta.

Altrove (come nel ciclo degli “idilli” dedicati a degli scenari alpini), Carducci riprende modalità descrittive già sperimentate, concedendosi quadri di paesaggio in cui prevalgono colori, frammenti, fugaci impressioni di sintonia armonica tra chi scrive e la Natura in tutta la sua bellezza e vigore. Così, ad esempio, in Mezzogiorno alpino, uno dei testi più noti di Rime e ritmi:

 

Nel grande cerchio de l’alpi, su ’l granito

squallido e scialbo, su’ ghiacciai candenti,

regna sereno intenso ed infinito

nel suo grande silenzio il mezzodí.

 

Pini ed abeti senza aura di venti

si drizzano nel sol che gli penetra,

sola garrisce in picciol suon di cetra

l’acqua che tenue tra i sassi fluí.

Temi e toni nostalgici, come in un generale appressamento alla morte, si trovano invece sparsi nella raccolta; ed anche qui, al ruolo simbolico del paesaggio si affianca sempre la concezione carducciana della poesia, intesa come ancora di salvezza (sia estetica che morale) alla crisi e al senso della fine che pervade il poeta. Si leggano, in tal senso, le ultime due strofe di Presso una Certosa:

 

Improvviso rompe il sole sopra l’umido mattino,

navigando tra le bianche nubi l’aere azzurrino:

si rallegra il bosco austero

già de ’l verno prèsago.

 

A me, prima che l’inverno stringa pur l’anima mia

il tuo riso, o sacra luce, o divina poesia!

Il tuo canto, o padre Omero,

pria che l’ombra avvolgami!