3'

Geomorfologia: il modellamento della superficie terrestre

La superficie della Terra non è uno scenario fisso e immutabile che assiste passivamente allo scorrere dei secoli e della Storia Naturale. Piuttosto ne è un protagonista dinamico che va incontro ad una continua trasformazione ed evoluzione. I processi che descrivono e spiegano questa evoluzione vengono studiati dalla geomorfologia.
A provocare la continua metamorfosi dei connotati del nostro pianeta è l’interazione della litosfera con le acque superficiali e gli agenti atmosferici che insieme plasmano gli strati di roccia madre attraverso processi sia fisici che chimici. Non solo, anche gli esseri viventi giocano il loro ruolo arricchendo i detriti di composti organici.
Analizziamo alcuni tra i processi fisici coinvolti nel degradamento del materiale litico. Si tratta in generale di effetti meccanici che sbriciolano letteralmente le rocce.

  • Termoclastismo. Gli sbalzi termici cui sono sottoposti i minerali durante il giorno e la notte produce dilatazioni e contrazioni che provocano tensioni all’interno del materiale. Questo può provocare la fessurazione o addirittura la frattura delle rocce coinvolte.
  • Crioclastismo o gelivazione. E’ il fenomeno di fessurazione e spaccatura dovuto all’espansione subita dall’acqua infiltrata nelle rocce quando gela e diventa  ghiaccio.
  • Aloclastismo. E’ analogo al crioclastismo dove però sali depositati per evaporazione si sostituiscono all’acqua gelata.
  • Bioclastismo. Dovuto all’azione di organismi viventi come le piante che con le loro radici si infilano in fessure e crescendo agiscono come cunei.

La degradazione che ha luogo per effetto dell’azione chimica degli agenti atmosferici  va sotto il generico nome di disfacimento. Ossigeno e acqua sono le sostanze maggiormente coinvolte nel processo che attraverso ossidazione, idratazione e dissoluzione dei minerali ne alterano le proprietà fisiche facilitandone la disgregazione.

Es. di Aloclastismo



 

Il risultato di disfacimento e degradazione meccanica è un accumulo incoerente e composito di detriti che viene chiamato regolite. A differenza della roccia madre, che può fungere da substrato solo per alcuni licheni, la regolite costituisce un ambiente più favorevole al metabolismo di organismi più complessi come le piante. A causa di ciò la essa subisce una lenta trasformazione in cui si arricchisce di una crescente frazione organica diventando così suolo.
In virtù del suo carattere frammentato e quindi friabile quest’ultimo reagisce più dinamicamente delle rocce alla forza di gravità. Dopo essersi accumulato sui versanti delle montagne può andare incontro a occasionali e improvvisi spostamenti di massa: le frane. Esse sono fondamentali nel processo di erosione perché scoprono la roccia madre dei rilievi montuosi, esponendola nuovamente all’attività inarrestabile di vento e precipitazioni.

Regolite marziana 

 

Credits: Personal photo by Stephen Codrington