L'Essere in sé e il non-essere di Parmenide

Dall'intuizione all'Essere: seconda lezione dedicata alla filosofia di Parmenide.
 
Parmenide deduce l’oggetto del suo discorso dalle regole stesse del discorso: è il metodo corretto di pensare a dirci ciò che è pensabile. Tuttavia, ciò che è pensabile non risulta così vuoto se visto alla luce di un interessante frammento in cui Parmenide sostiene che l’intuire e l’essere sono la stessa cosa. Infatti l’intuizione è necessariamente ed essenzialmente intuizione che l’Essere è: ogni atto mentale si muove sulla base dell’intuizione dell’essere (verbo) dell’essere (sostantivo).
 
Se l’Essere di Parmenide è puro perchè è il solo che possa passare l’esame logico, d’altro canto la logica di Parmenide può dare risultati veri proprio perchè si riferisce all’Essere puro, l’Essere inteso come la stessa sussistenza degli enti, il fatto che le cose siano, l’essere che si oppone al nulla. D’altro canto, attraverso l’intuizione, scopriamo che Parmenide a ragione ha sostenuto l’impensabilità del non-Essere.
L’opposizione tra Parmenide ed Eraclito sembra piuttosto una differenza di prospettiva: nel pensiero di Eraclito vi è un logos che è unità sovraindividuale intuibile, di contro alle parole cui corrispondono gli enti del divenire e le opinioni che vi si riferiscono; nel pensiero di Parmenide vi è un Essere il discorso sul quale è logos, di contro alle parole che descrivono le opinioni dei mortali sul mondo del divenire.
 
Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli, 1997) e Dreadlock (Zona, 2011). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.