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I dialoghi di Platone: introduzione a temi, protagonisti e funzione

I dialoghi di Platone riflettono un pensiero che è sempre in evoluzione, una riflessione che non si adagia mai sui risultati raggiunti. In essi rivivono i protagonisti politici e culturali dell’Atene del V secolo e l’esito disastroso del progetto politico ateniese; i significati dei dialoghi spesso emergono pienamente incrociando il piano storico, il piano narrativo e il piano dialogico-concettuale. Nei dialoghi, Platone però non compare mai. Spesso il suo portavoce è chiaramente Socrate, ma non necessariamente, e l’impressione è che in ogni tesi espressa dai partecipanti Platone trovi qualcosa di ragionevole: il dialogo propone un’idea di filosofia come parola viva, in perenne scambio.
 
Nella Repubblica viene poi mossa una critica al teatro, per il suo modo di coinvolgere passionalmente il pubblico: la coscienza di chi si identifica con i protagonisti delle opere viene disgregata dalla forza della suggestione, e la distanza critica viene annullata. Sembra allora possibile ipotizzare che attraverso l’uso del dialogo Platone voglia giocare anche sul piano emotivo, lo stesso piano dei suoi antagonisti, cioè i poeti da un lato e i retori e i sofisti dall’altro, che voglia concedere al coinvolgimento senza abdicare al ragionamento, alla ricerca di una terapia o di una formazione che sappia conquistare emotivamente il suo pubblico, con l'obiettivo di trasmettere il valore della ricerca della verità e della pratica della giustizia.

Jacopo Nacci, classe 1975, si è laureato in filosofia a Bologna con una tesi dal titolo Il codice della perplessità: pudore e vergogna nell’etica socratica; a Urbino ha poi conseguito il master "Redattori per l’informazione culturale nei media". Ha pubblicato due libri: Tutti carini (Donzelli, 1997) e Dreadlock (Zona, 2011). Attualmente insegna italiano per stranieri a Pesaro, dove risiede.