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William Faulkner, “L’urlo e il furore”: riassunto e commento

Introduzione

 

L’urlo e il furore (The sound and the fury) è pubblicato dal premio Nobel William Faulkner (1897-1962) nel 1929, anno della crisi di Wall Street. La storia, che segue le vicende di una famiglia decaduta degli Stati Uniti del Sud, i Compson, è narrata da quattro personaggi diversi a cui appartengono altrettanti registri narrativi. Ciascuna delle quattro sezioni del romanzo è introdotta da una data:

  • la prima, 7 aprile 1928, ospita il racconto di Benjamin, il figlio maggiore dei Compson, affetto da un ritardo cognitivo, che riporta le vicende della sua famiglia attraversouna narrazione che mischia confusamente piani temporali differenti e dalla quale il lettore riceve le prime notizie sulla vita e sui rapporti della famiglia;
  • La seconda parte, cronologicamente antecedente, segue gli avvenimenti del 2 giugno 1910 ed è raccontata dal secondogenito Quentin, dall’animo complesso e sofferente e tormentato da un rapporto patologico con la sorella Caddy;
  • Nella terza parte si torna al 1928,pere l’esattezza al 6 aprile, un giorno prima della narrazione di Benjamin. La storia prosegue per bocca di Jason, fratello minore che a seguito delle sventure della famiglia è cresciuto scettico e profittatore;
  • L’ultima parte si svolge l’8 aprile 1928 e, come un’ideale appendice, è vista dalla prospettiva di Dilsey, la governante nera che per anni si è occupata della famiglia e ne ha seguito le sorti.

In chiusura, una reale appendice dal titolo I Compson: 1699-1945 ripercorre la storia della famiglia di generazione in generazione, personaggio per personaggio, focalizzandosi anche sul ruolo rivestito dalla servitù, secondo una tecnica di scavo genealogico consueto nei romanzi di Faulkner (come ad esempio nei racconti di Go down Moses, 1942).

Per quanto riguarda il titolo, invece, esso fa riferimento al monologo di Macbeth nell’atto V dell’omonima tragedia di William Shakespeare:

Life’s but a walking shadow, a poor player
that struts and frets his hour upon the stage,
and then is heard no more. It is a tale
told by an idiot, full of sound and fury,
signifying nothing 1.

Dal punto di vista stilistico e letterario, la narrazione di Faulker è stata spesso avvicinata al modernismo europeo e alle opere di autori quali James Joyce (Ulysses), Virginia Woolf (Mrs. Dalloway, Gita al faro) e Marcel Proust (La recherche).

 

Riassunto

 

Parte prima - 7 aprile 1928

Per primo prende parola Benjamin: siamo nel Mississipi, a casa della famiglia Compson, ed è il giorno del suo trentatreesimo compleanno. Il modo in cui vengono riportati gli eventi risulta strano e sconnesso: Benjamin, detto Benjy, infatti, ha un ritardo mentale, e benché la sua narrazione si riferisca a una giornata ben precisa, in realtà nei suoi pensieri e nelle sue percezioni si frammischiano piani temporali differenti, che spaziano dal presente al passato - arrivando fino al 1898 - e contribuiscono a dare al lettore un quadro approssimativo della vita della famiglia e dei suoi componenti. I ricordi sono innescati da suoni, odori, sensazioni tattili che rimandano a una corrispondente situazione passata. In particolare spiccano le figure della sorella Candance, detta Caddy, nei cui gesti si nota una particolare tenerezza nei confronti di Benjamin, di Dilsey, la governante di colore sempre presente e materna, e di Luster, il nipote della governante che si prende cura di Benjamin.

La narrazione di Benjy (che, nonostante il suo handicap pregiudichi la piena comprensione della realtà, riesce spesso a intuire le motivazioni che guidano gli altri membri della famiglia) tocca poi episodi diversi, che gettano squarci sull’inarrestabile declino dei famiglia Compson: da un discorso su un campo da golf situato su un terreno una volta posseduto dalla famiglia, Benjamin passa a parlare della crisi sentimentale e familiare della sorella Caddy, cacciata di casa poiché incinta di un figlio fuori dal matrimonio, e della vendita della terra di famiglia per pagare l’università al fratello Quentin. Veniamo anche a sapere che Benjamin è stato castrato, poiché una giorno, lasciato per errore da solo, aveva cercato di violentare una ragazza.

Parte seconda - 2 giugno 1910

Quentin, studente ad Harvard, viene seguito per le strade di Cambridge da una povera bambina italiana, affamata e vestita di stracci, che egli ha sfamato con un pezzo di pane e con la quale passa la giornata chiamandola “sorella”. La piccola straniera richiama infatti alla mente di Quentin degli episodi che riguardano la sorella Caddy e che Quentin cerca di censurare a se stesso. I ricordi di Quentin sono infatti chiaramente incestuosi e si fanno largo con frasi spezzate e confuse, che sottolineano la difficoltà emotiva con cui Quentin è costretto a convivere. Il giovane, infatti, di natura possessiva e con rigidi ideali di onore e pudore, ha sviluppato un’ossessione morbosa per la vita sessuale della sorella e la scoperta delle relazioni promiscue che questa intrattiene lo sconvolge. Questa ossessione esplode quando Caddy è rimasta incinta senza sapere chi possa essere il padre. Si sospetta che questi possa essere un tale Dalton Ames, con cui Quentin decide di battersi per difendere l’onore della sorella. La necessità di portare sulle proprie spalle la colpa di Caddy spinge inoltre Quentin a confessare al padre un falso incesto, pur non venendo creduto dal genitore.

Caddy, intanto, sposa il suo spasimante Herbert Head per dare un futuro al figlio che porta in grembo, nonostante Quentin sia chiaramente in disaccordo. Quando però Herbert scopre che il figlio di Caddy è di un altro, la ripudia. Il tormento emotivo e la confusione mentale di Quentin si riflettono nella grammatica di questa sezione, le cui regole sono spesso sovvertite dalla tecnica dello stream of consciousness.  Più avanti nel romanzo, si scoprirà che Quentin si è suicidato annegandosi.

Parte terza - 6 aprile 1928

La narrazione torna al 1928. È venerdì santo ed è il giorno prima del compleanno di Benjamin su cui si era aperto il romanzo. In questa sezione il linguaggio della narrazione cambia nuovamente, facendosi chiaro e definito. A parlare è infatti Jason, il fratello minore che ha dovuto prendere sulle sue spalle quello che resta della famiglia Compson. Jason è freddo e calcolatore e al lettore è dato sapere solo quello che decide di comunicare. Solo a poco a poco infatti si scopre  che Quentin si è annegato e Caddy è fuggita, e che sono rimasti così soltanto Jason, Benjamin, la madre, nevrotica ed ipocondriaca, e miss Quentin, la figlia di Caddy che ha ricevuto il nome del fratello in sua memoria. La famiglia dipende economicamente dagli sforzi di Jason, che con termini ricattatori è riuscito a convincere Caddy a nominarlo tutore della figlia. In questo modo egli si impossessa dei soldi che Caddy manda per il sostentamento della giovane. Quentin, da parte sua, scappa spesso di casa, costringendo Jason ad allontanarsi spesso dal lavoro per cercarla.

Parte quarta - 8 aprile 1928

È il giorno di Pasqua e il punto di vista della narrazione è quello di Dilsey Gibson, governante di colore , che ha attraversato solida e affettuosa le tempeste della vita dei Compson, nonostante sia stata spesso vittima di pregiudizi e discriminazioni razziali e sociali. Dilsey porta Benjamin con la propria famiglia alla messa di Pasqua nella chiesa della comunità afroamericana, sperando così di fargli ricervere la grazia divina per i peccati che il giovane ha involontariamente commesso a causa del suo ritardo mentale. Intanto, la notte precedente, miss Quentin è fuggita con uomo, portando con sé sia i soldi che Jason le aveva sottratto, sia i risparmi che l’uomo aveva guadagnato onestamente. Jason dapprincipio chiama lapolizia, poi, resosi conto che un intervento del genere avrebbe creato problemi anche a lui, che per primo ha sottratto i soldi alla nipote, decide di cercarla per conto suo, senza successo. Dopo la messa, durante una visita al cimitero, Benjamin ha una crisi nervosa perché errore di guida Luster, nipote di Dilsey, cambia strada rispetto a quella a cui il giovane è abituato. Jason allora aggredisce duramente l’autista e mentre cerca di calmare Benjaminm lo colpisce, suscitando l’improvviso ammutolimento del fratello. Il romanzo si chiude così con Benjamin, tornato di nuovo sereno, che viene ricondotto verso la dimora dei Compson percorrendo la solita strada, guardando davanti a sé con espressione vacua e vuota.

 

Commento

 

Il romanzo di Faulkner, pur coprendo un arco temporale molto vasto, si concentra intorno a pochi e determinanti episodi che hanno condizionato la storia della famiglia Compson. Da questo punto di vista, pur affidando il discorso a quattro narratori differenti, Faulkner riconosce in essi una medesima funzione, ovvero quella di gettare uno squarcio, ellittico e parziale, su una vicenda oscura e intricata. Il titolo stesso richiama del resto la cupa riflessione di Macbeth sulla vita, che osservata più da vicino altro non è che il racconto di un idiota, pieno di “grida e furore”. Idioti sono per versi e accezioni differenti tutti i narratori, fatta eccezione per la governante Dilsey, che, in ultima analisi, tira le fila della vicenda. Solo Benjamin è effettivamente un “idiota”, però Quentin sviluppato un’intima ed occulta forma di disagio che lo porterà suicidio mentre Jason, dietro una superficiale coerenza, si lascia tentare da piccole frodi ai danni dei suoi familiari che lo rendono a sua volta un “irregolare”. Anche Caddy, pur non venendo mai chiamata in causa come figura narrante, è anch’essa animata da uno spirito ribelle, che in lei si traduce nella spregiudicatezza sessuale che si scontra con i costumi morali della famiglia Compson. Tutte le visioni dei personaggi principali sono allora distorte e alterate: nonostante questo, gli sbalzi emozionali o intellettivi dei narratori non impediscono al lettore di ricostruire un quadro abbastanza organica e coerente dei fatti - grazie anche ai ricchi ritratti dei singoli personaggi della famiglia contenuti nell’Appendice.

L’urlo e il furore è quindi la storia del declino di una famiglia del Sud, un tempo ricca e stimata, sullo sfondo della “grande crisi” scaturita dal crollo di Wall Street 2. Chiave di lettura di questo declino è la protagonista femminile, Caddy, l’unica dei fratelli Compson a non intervenire direttamente nella narrazione, ma anche l’unica a mantenere viva la sua presenza per tutta la lunghezza del romanzo. Caddy infatti, incarna la messa in crisi dei valori tradizionali a causa dell’incipiente crisi economica e sociale. Caddy è il simbolo del crollo della famiglia Compson poiché sovverte l’ordine del pudore e della moralità (quello che Quentin e Jason cercano di mantenere in maniera contraddittoria e per certi versi ipocrita), arrivando addirittura a concepire un figlio al di fuori del matrimonio e venendo ripudiata. Ma anche il sistema di valori delle figure maschili (Jason e il fratello Quentin) si presenta come fortemente in crisi: Quentin, pur presentandosi come un integerrimo gentiluomo del Sud dai sani principi, nutre pensieri incestuosi per Caddy, e la veemenza con cui la difende non è suscitata semplicemente dall’affetto fraterno ma dalla repressione dei suoi desideri sessuali. Questa contraddizione si risolve nel modo più drammatico, con il suicidio di Quentin, che in questo è influenzato dalle idee nichiliste del padre e dall’assenza d’affetto della madre nei confronti dei figli. Anche Jason ribalta i canoni di nobiltà che la famiglia dovrebbe rappresentare: nel suo cinismo affarista, Jason approfitta dei soldi della sorella Caddy destinata alla figlia di lei, mentre i suoi tentativi di mantenere il decoro familiare attraverso il lavoro lo rendono duro e spietato nei confronti della realtà (non senza punte di razzismo nei confronti dei personaggi di colore della servitù). Tuttavia, anche Jason alla fine è uno sconfitto: miss Quentin, come la madre, fugge di casa con i suoi soldi.

Il personaggio attorno a cui ruota la chiave di lettura “religiosa” dell’opera è il ritardato Benjy Compson: la vicenda, che occupa i giorni dal Venerdì santo alla domenica di Pasqua (mentre il compleanno di Benjamin cade nel sabato santo), fa di quest’ultima una paradossale nuova versione di Cristo, una sorta di fool 3 che, pur non avendo le nozioni di causa-effetto o di consequenzialità temporale, intuisce prima degli altri le cause del crollo dei Compson, come il suicidio di Quentin o il comportamento libertino di Candance. La sua però è sempre una cognizione parziale della verità: pur conoscendola, Benjy infatti non ha gli strumenti (innanzitutto logico-lingustici) per formularla: simbolo di questa impotenza è la castrazione subita da Benjy durante l’adolescenza.

Alla crisi dei personaggi principali fa da argine e contraltare solo la figura della governante Dilsey, che, oltre all’ordine della narrazione, assicura anche l’ultima stabilità della famiglia, prospettando per essa una resurrezione futura dopo le tragedie presenti. 

1 Traduzione (G. Raponi, 1998): “La vita è solo un'ombra che cammina, un povero attorello sussiegoso che si dimena sopra un palcoscenico per il tempo assegnato alla sua parte, e poi di lui nessuno udrà più nulla: è un racconto narrato da un idiota, pieno di grida, strepiti, furori, del tutto privi di significato".

2 Si tratta di un tema ricorrente nella narrativa americana del Novecento, se pensiamo ad esempio all’opera di John Steinbeck (Uomini e topi, Furore) o Francis Scott Fitzgerald (Il grande Gatsby).

3 In letteratura (e in particolare nelle leggende e nel folklore) il fool è spesso un personaggio che, celato sotto le vesti di un giullare o apparentemente pazzo o malata di mente, è invece dotato di una sua particolare saggezza: anche se ciò che fa o dice sembra senza senso, egli riesce (spesso involontariamente) a cogliere un aspetto spiacevole e nascosto della realtà che agli altri personaggi “normali”invece sfugge.