Eschilo, Orestea: trama e commento

La trilogia dell’Orestea.

Di Eschilo (Eleusi 525- Gela 456) abbiamo oggi 7 tragedie, delle 90 circa da lui scritte, tra cui: i Persiani, Sette contro Tebe, Supplici, Prometeo incatenato e la trilogia dell’Orestea (Agamennone, Coefore, Eumenidi), del 458 a.C, ultima sua vittoria.
L’Orestea che è l’ultima trilogia di Eschilo scritta poco prima della sua morte, è la diretta filiazione dei miti precedenti ed assume come base il trionfo del male tra gli uomini. La fine della guerra non è la fine della catena del male, ma l'origine di una nuova serie. Il coro dei vecchi Argivi commenta sconsolato "E tutto per la donna di un altro" e nota che la guerra è stata condotta dai greci con atrocità suscitando la collera di Dike.
Nell’Agamennone Clitennestra uccide il marito reduce da Troia, reo di aver sacrificato la figlia Ifigenia immolata agli dea per la vittoria, ed Oreste nelle Coefore si vendica uccidendo madre e amante di lei Egisto. Nell’ultima tragedia, le Eumenidi, le Erinni vendicatrici lo inseguono, Oreste finisce al tempio di Atena sull’Acropoli, dove la dea fonda il tribunale dell’Areopago per il giudizio finale, al cui esame egli è assolto ed Atena chiede alle Erinni di divenire le protettrici della città di Atene e garanti rispetto alla discordia civile, quindi Eumenidi, cioè "benigne"). La trilogia traccia il passaggio dalla società arcaica permeata da un senso di religiosità oscura e violenta (le Erinni hanno chiome serpentine, occhi stillanti un umore ripugnante, fiati ammorbanti, volti da cagne rabbiose) ad una società moderna dove le Eumenidi garantiscono la Giustizia esercitata dal tribunale dell’Areopago. Questo ripete all’interno del mondo umano la supremazia del mondo celeste delle divinità maschili che impongono la loro razionalità ordinatrice su quelle femminili delle viscere della terra, regno della Grande madre e dei culti agrari. Vi sono almeno due punti da segnalare come fondamentali: 1) il concetto del dolore come base di conoscenza (pathei mathos) (Dike solo a chi ha sofferto concede pazienza", Eumenidi vv.250 e seg.). Il pezzo più intenso sul soffrire per comprendere dice: "Zeus, qualunque sia il suo vero nome, se questo gli è gradito, con questo io lo chiamo. Ho tutto pesato: riconosco solo Zeus come colui che può sgravarmi dal peso della mia sterile angoscia…Egli ha aperto agli uomini le vie della prudenza, dando loro come legge ‘soffrire per comprendere’. Quando in pieno sonno, sotto lo sguardo del cuore, stillano i dolorosi rimorsi, la saggezza penetra in essi, loro malgrado. Ed è qui, io credo, la benefica violenza degli dei seduti al timone celeste." (Agamennone, vv.160 e segg.). Il secondo concetto riguarda la celebrazione dello Stato, la polis come la istituzione detentrice della amministrazione formale e istituzionale della Giustizia, di Dike, "venerabile, inflessibile..presidio del paese", vv.704) e che permette di distinguere la guerra giusta per il bene della collettività (come quella per impadronirsi delle miniere d’oro del Pangeo in Tracia), da quella ingiusta. Altro elemento da non trascurare elemento è quello di considerare le discordie civili connesse con la smania di accumulare di ricchezza e la sua esibizione smodata nella società. Più in là nell’Agamennone si dice: "Di un benessere troppo florido insaziabile è il limite: un male da vicino incombe, e la facile fortuna di un uomo urta uno scoglio invisibile. Gettando via il peso della ricchezza con un lancio misurato, non andrebbe a fondo la casa di abbondanza troppo piena, nè la barca il mare inghiottirebbe. Gli abbondanti doni da Zeus e i solchi annuali sconfiggono la fame".(vv.1001-1017). Già prima era scritto:"Preferisco una prosperità che non provochi invidia" (v.471). C’è un delirio di onnipotenza nella accumulazione sfrenata di ricchezza, che è anch’essa hybris, tracotanza, che gli dei puniscono e che portano la discordia. Anche Platone nella Repubblica descrive una comunità primitiva di uomini frugali senza la necessità di avere soldati e governanti, ed a causa di avidità e lussuria vi è la nascita di uno stato "gonfio di lusso" che porta la discordia sociale e le guerre esterne. Questo implica la necessità del potere politico nella polis affidata alla saggezza dei filosofi come governanti.
In sintesi alcuni elementi di fondo delle tragedie sono i seguenti: 1) Le tragedie assumono i miti - l’affermazione di un Dio che attraverso la violenza impone un ordine, una armonia cosmica-, trasponendo le vicende divine in umane e ponendo queste ultime al centro del testo.
2) Questo trasferimento si determina con il connettere la sovranità del Dio che si fa depositario di ordine e giustizia con la figura di un re o di un organismo rappresentativo come la polis, garante di ORDINE E GIUSTIZIA attraverso la LEGGE. Questo trasferimento avviene tramite figure intermedie che portano bene e male, tecniche di progresso e mali individuali e collettivi.
3) I mali peggiori sono la guerra e la violenza privata cui si oppone Dike. Si veda la catena inarrestabile di violenze che stanno a monte e a valle della guerra di Troia. Agamennone sacrifica la figlia Ifigenia, Clitennestra ed Egisto al ritorno dalla guerra uccidono Agamennone, il figlio Oreste uccide Egisto e Clitennestra; le Erinni perseguitano Oreste, fin quando Atena chiude la catena con la istituzione dell’Areopago, ente superiore e collettivo contro chi per fare giustizia da sè pratica la vendetta. Il rimedio definitivo è il Trionfo di Dike, che "solo a chi ha sofferto concede pazienza"(vv.250) ed è venerabile, inflessibile… presidio del paese (v.704), dove trova posto anche la guerra "giusta".
4) Il popolo che assiste da un lato di fronte alla esteriorizzazione della violenza ne prende coscienza e distanza (CATARSI), dall’altro impara i valori e le norme, i riferimenti etico-politico della comunità della polis.

Franco Sarcinelli, docente di Storia e Filosofia nei Licei milanesi, si è occupato in vari saggi di temi di epistemologia delle scienze umane e storiche, di fenomenologia e di ermeneutica. Tra i suoi volumi ha pubblicato per Mimesis "Filosofia della mancanza" (2007) ed è nel comitato di redazione di "Fenomenologia e società". Da due anni è invitato ad intervenire alle International Conferences on Ricoeur Studies per i suoi approfondimenti sul pensiero del filosofo Paul Ricoeur.