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Gustave Flaubert, “L’educazione sentimentale”: riassunto e commento

L’educazione sentimentale viene pubblicata da Gustave Flaubert nel 1869, dopo una lunga gestazione. La trama romantica è pervasa da dettagli estetici e sociali sulla vita dei giovani parigini, al punto da delinearsi come l’affresco di un’epoca e di una generazione. Alla tematica sentimentale si affiancano quindi dettagli borghesi e familiari, a ulteriore testimonianza delle intenzioni dell’autore. Se inizialmente il romanzo viene recepito dal pubblico freddamente, nel corso del novecento verrà riconsiderato molto positivamente in relazione alla tradizione del romanzo ottocentesco. A testimonianza degli sforzi profusi da Flaubert per una buona e convincente riuscita dell’opera, bisogna ricordare che l’autore aveva già redatto, intorno al 1845, un romanzo con un titolo analogo. Pubblicato postumo nel 1910 il romanzo, però, ha una trama affatto differente.

 

Riassunto

Nell’Educazione sentimentale, Gustave Flaubert segue le vicissitudini amorose e sociali di un giovane uomo, Frédéric Moreau, dai diciotto anni fino alla sconfitta personale che sarà costretto ad ammettere in età ormai matura. Frédéric, di ritorno a Nogent sur Marne dopo gli esami finali del liceo, conosce su un battello Jacques Arnoux, mercante d’arte e faccendiere. La donna che lo accompagna, che Frédéric scoprirà troppo presto essere la moglie, Marie, è agli occhi del giovane desiderabile nonostante sia già una madre e, con ardore giovanile, se ne innamora.
Ovviamente il suo amore è destinato a restare platonico e, dopo aver preso commiato dalle sue nuove conoscenze, Frédéric torna dalla vecchia madre vedova.
Frédéric decide quindi di proseguire i suoi studi a Parigi con l’amico Deslauriers. Qui, con molta fatica e interesse discontinuo, studia giurisprudenza e poi letteratura, finché un crollo nelle sue finanze non lo costringe a lasciare la capitale. Negli anni a Parigi entra in contatto con il sottobosco rivoluzionario e sovversivo che, con i suoi sogni e le sue rivendicazioni, mette in subbuglio la città negli anni ‘40 dell’ ‘800. Inoltre Frédéric ritrova Jacques Arnoux che incomincia a frequentare con la speranza di entrare nelle grazie di Marie, per cui continua a provare un sentimento molto forte.
L’improvvisa miseria che lo costringe a lasciare Parigi imprime una nuova consapevolezza nell’esperienza del giovane: il denaro è indispensabile per vivere una vita che soddisfi le proprie inclinazioni personali.
In ogni caso l’esilio dalla città bramata non è particolarmente lungo e, giunto in possesso dell’eredità di un vecchio zio, Frédéric può infine ritornare a Parigi. Qui, immerso in una frenetica vita borghese fatta di feste e affarucci, incontra Rosanette, anche chiamata “la Marescialla”, una donna che per ovviare gli ingenti problemi economici che la attanagliano si dà alla prostituzione e che in precedenza aveva avuto dei legami con Arnoux. Con lei Frédéric comincia la cosa più simile a una relazione amorosa che vivrà nella sua vita, ma nonostante ciò decide ugualmente di confessare a Marie i sentimenti repressi per anni scoprendo che sono corrisposti. Eppure è troppo tardi e i due non intraprendono una relazione.
Frédéric e Rosanette hanno un bambino, ma il piccolo è un’altra vittima dell’elevata mortalità infantile del XIX secolo. Quindi Frédéric intrattiene una relazione con la vedova del nobile e ricco banchiere Dambreuse, anch’egli, come la maggior parte dei personaggi del romanzo, dedito a losche faccende.
Anche i rapporti con Deslauriers, che nel frattempo ha sposato Louise Roque amica d’infanzia e innamorata respinta di Frédéric, sembrano raffreddarsi, sebbene i due vecchi amici di tanto in tanto riprendano la frequentazione.
Tutte queste vicende private che occupano le giornate di Frédéric sono avvolte nel clima ricco di tumulti della Parigi in rivolta contro la monarchia e intervallate dagli affari che l’uomo cerca di mandare in porto e che si rivelano sempre dei fuochi di paglia.
Se Frédéric aveva sperato di ottenere dei vantaggi dalla relazione con la vedova Dambreuse finirà per ricredersi, infatti il vecchio marito ha lasciato tutti i suoi beni, eccetto il palazzo in cui lui e la moglie vivevano, alla figlioccia: gli unici averi della signora Dambreuse sono quelli che già possedeva. Il legame tra i due però è destinato a infrangersi per un altra ragione; Infatti, a un’asta fallimentare, la vedova Dambreuse prende a male parole Marie, finita in disgrazia dopo le altalenanti vicissitudini economiche del marito.
Frédéric si allontana quindi dalla capitale per un’esistenza girovaga e senza scopo. Torna a Parigi solo dopo molti anni e farà due incontri che lo metteranno  davanti ai propri fallimenti senza possibilità d’appello. Ha infatti modo di parlare un’ultima volta con Marie, che rimpiange di non aver assecondato i suoi desideri amorosi, e di intrattenersi con Deslauriers, che, come un suo ideale doppio, non è riuscito a dare nessuna svolta alla sua vita.

 

Commento

L’educazione sentimentale di Gustave Flaubert (1821-1880) va indubbiamente letto con lo sguardo sempre rivolto alla poetica dell’autore. Gli anni centrali del XIX secolo, in cui Flaubert ha vissuto e che fanno da sfondo alle vicende del romanzo, sono dall’autore profondamente sofferti, al limite del disprezzo, a causa della profonda impronta piccolo-borghese che li caratterizzava, al di là dei tumulti rivoluzionari. Flaubert, in conformità con una letteratura realista, vuole raccontare questo periodo attraverso una descrizione fredda e distaccata, estranea ai sommovimenti interiori del Romanticismo. Non una narrazione fondata sull’emozione soggettiva dell’autore, quindi, ma un’obiettività grazie alla quale il conformismo sociale che Flaubert denuncia traspare con ancora maggiore incisività.
L’educazione sentimentale, strutturata in due parti di sei capitoli e una di sette, presenta, inoltre dettagli esplicitamente autobiografici, Marie Arnoux è identificabile con Elisa Schlésinger, moglie di un editore musicale e musa di Flaubert. Nello stesso Frédéric Moreau si possono d’altronde riconoscere i turbamenti e gli interrogativi del giovane Flaubert, così come ciascun personaggio, dal nobile al faccendiere, rappresentano tipologie umane e sociali ben definite e limitate, ai limite con il cliché. Cliché da cui, però traspare l’ironia dell’autore, che sembra prendersi gioco di questi personaggi immersi nei loro affarucci, nelle loro meschine faccende quotidiane in cui ogni cosa viene interpretata come frutto commerciale, anche le relazioni sentimentali.  

L’educazione sentimentale a cui va incontro Frédéric Moreau dal suo primo incontro con Marie è crudele e lastricata di disillusioni. La realtà di un amore irrealizzabile in una società fondata sui ruoli sociali e sugli scambi brucia le aspettative che Frédéric nutriva, lo fa sprofondare nell’inerzia, nell’incapacità di realizzarsi. Frédéric si iscrive a giurisprudenza, poi a lettere, infine prova a darsi alla pittura, ma anche quello è un fallimento: non gli resta che cercare di affaccendarsi per restare a galla. Per colpa dell’amore senza sbocco con Marie, Frédéric non riesce a trovare un posto nella società che gli sia congeniale.
Marie, oltre ad essere sposata è anche madre, ma Flaubert non si sofferma su riflessioni circa lo stato della donna, come abbiamo detto è un autore realista. Quello che farà sarà allora descriverla, descrivere lei, descrivere Parigi, madre e amante di tutti gli scrittori della generazione di Flaubert, descrivere la vita di Frédéric Moreau, dai convivi sociali agli interni familiari e borghesi in cui si muove. Le vicende di Frédéric, insomma, sono tragicamente inserite nella normalità. Non si trattano qui amori struggenti, ma sentimenti perfettamente immessi in un contesto sociale estremamente delineato, che non lascia spazio al dramma che pure soggiace nell’animo dei protagonisti.
Possiamo quindi riscontrare nell’Educazione sentimentale i tratti di una storia di formazione, che affonda le sue radici in un più complesso affresco storico. La cronaca della rovina esistenziale di Frédéric e dell’amico Deslauriers, ma anche la rovina di un’intera generazione, infiammata dagli afflati dei moti del 1848 e poi miseramente ripiegata su se stessa al momento della sconfitta di ogni ideale.