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"Purgatorio", canto 30: parafrasi del testo

Parafrasi Riassunto Commento

Nel trentesimo canto del Purgatorio, Dante arriva ad un passo fondamentale del suo percorso umano e spirituale: giunto nel Paradiso terrestre, egli può incontrare, in una scena carica di emozione e di timore, Beatrice, che lo rimprovera aspramente per il traviamento etico e filosofico cui egli è andato incontro dopo la morte dell’amata. Ma, come sempre nella Commedia, il piano autobiografico e personale si fonde sempre con quello trascendente ed universale: il commovente addio a Virgilio, maestro e guida accorta e compassionevole sino al v. 51 di questo canto, diventa il passaggio di testimone dalla Ragione alla Teologia, che guiderà il poeta nei suoi passi verso il Paradiso.

 

  1. Quando il settentrïon del primo cielo,
  2. che né occaso mai seppe né orto 1
  3. né d’altra nebbia che di colpa velo,
  4. e che faceva lì ciascuno accorto
  5. di suo dover, come ’l più basso face
  6. qual temon gira per venire a porto,
  7. fermo s’affisse: la gente verace,
  8. venuta prima tra ’l grifone ed esso,
  9. al carro volse sé come a sua pace 2
  10. e un di loro 3, quasi da ciel messo,
  11. Veni, sponsa, de Libano 4 cantando
  12. gridò tre volte 5, e tutti li altri appresso. 
  13. Quali i beati al novissimo bando
  14. surgeran presti ognun di sua caverna,
  15. la revestita voce alleluiando, 
  16. cotali in su la divina basterna 6
  17. si levar cento, ad vocem tanti senis 7,
  18. ministri e messagger di vita etterna. 
  19. Tutti dicean: ’Benedictus qui venis! 8,
  20. e fior gittando e di sopra e dintorno,
  21. Manibus, oh, date lilïa plenis! 9.
  22. Io vidi già nel cominciar del giorno
  23. la parte orïental tutta rosata,
  24. e l’altro ciel di bel sereno addorno; 
  25. e la faccia del sol nascere ombrata,
  26. sì che per temperanza di vapori
  27. l’occhio la sostenea lunga fïata
  28. così dentro una nuvola 10 di fiori
  29. che da le mani angeliche saliva
  30. e ricadeva in giù dentro e di fori, 
  31. sovra candido vel cinta d’uliva
  32. donna 11 m’apparve, sotto verde manto
  33. vestita di color di fiamma viva 12
  34. E lo spirito mio, che già cotanto
  35. tempo era stato ch’a la sua presenza
  36. non era di stupor, tremando, affranto, 
  37. sanza de li occhi aver più conoscenza,
  38. per occulta virtù che da lei mosse,
  39. d’antico amor sentì la gran potenza. 
  40. Tosto che ne la vista mi percosse
  41. l’alta virtù che già m’avea trafitto
  42. prima ch’io fuor di püerizia fosse
  43. volsimi a la sinistra col respitto
  44. col quale il fantolin corre a la mamma
  45. quando ha paura o quand'elli è afflitto, 
  46. per dicere a Virgilio: “Men che dramma
  47. di sangue m’è rimaso che non tremi:
  48. conosco i segni de l’antica fiamma 13”. 
  49. Ma Virgilio n’avea lasciati scemi
  50. di sé, Virgilio dolcissimo patre,
  51. Virgilio a cui per mia salute die’mi 14
  52. né quantunque perdeo l’antica matre,
  53. valse a le guance nette di rugiada
  54. che, lagrimando, non tornasser atre.
  55. "Dante 15, perché Virgilio se ne vada,
  56. non pianger anco, non piangere ancora;
  57. ché pianger ti conven per altra spada 16".
  58. Quasi ammiraglio che in poppa e in prora
  59. viene a veder la gente che ministra
  60. per li altri legni, e a ben far l’incora; 
  61. in su la sponda del carro sinistra,
  62. quando mi volsi al suon del nome mio,
  63. che di necessità qui si registra 17
  64. vidi la donna che pria m’appario
  65. velata sotto l’angelica festa,
  66. drizzar li occhi ver’ me di qua dal rio.
  67. Tutto che ’l vel che le scendea di testa,
  68. cerchiato de le fronde di Minerva 18,
  69. non la lasciasse parer manifesta,
  70. regalmente ne l’atto ancor proterva
  71. continüò come colui che dice
  72. e ’l più caldo parlar dietro reserva:
  73. "Guardaci 19 ben! Ben son, ben son Beatrice.
  74. Come degnasti d’accedere al monte?
  75. non sapei tu che qui è l’uom felice 20?". 
  76. Li occhi mi cadder giù nel chiaro fonte 21;
  77. ma veggendomi in esso 22, i trassi a l’erba,
  78. tanta vergogna mi gravò la fronte. 
  79. Così la madre al figlio par superba,
  80. com’ella parve a me; perché d’amaro
  81. sente il sapor de la pietade acerba 23
  82. Ella si tacque; e li angeli cantaro
  83. di sùbito ‘In te, Domine, speravi 24;
  84. ma oltre ‘pedes meos’ non passaro. 
  85. Sì come neve tra le vive travi
  86. per lo dosso d’Italia si congela,
  87. soffiata e stretta da li venti schiavi 25
  88. poi, liquefatta, in sé stessa trapela,
  89. pur che la terra che perde ombra 26 spiri,
  90. sì che par foco fonder la candela; 
  91. così fui sanza lagrime e sospiri
  92. anzi ’l cantar di quei che notan sempre
  93. dietro a le note de li etterni giri 27
  94. ma poi che ’ntesi ne le dolci tempre
  95. lor compartire a me 28, par che se detto
  96. avesser: ’Donna, perché sì lo stempre 29?’, 
  97. lo gel che m’era intorno al cor ristretto,
  98. spirito e acqua fessi, e con angoscia
  99. de la bocca e de li occhi uscì del petto. 
  100. Ella, pur ferma in su la detta coscia
  101. del carro stando, a le sustanze pie
  102. volse le sue parole così poscia: 
  103. "Voi vigilate ne l’etterno die,
  104. sì che notte né sonno a voi non fura 30
  105. passo che faccia il secol per sue vie; 
  106. onde la mia risposta è con più cura
  107. che m’intenda colui che di là piagne,
  108. perché sia colpa e duol d’una misura
  109. Non pur per ovra de le rote magne,
  110. che drizzan ciascun seme ad alcun fine
  111. secondo che le stelle son compagne 31
  112. ma per larghezza di grazie divine,
  113. che sì alti vapori hanno a lor piova,
  114. che nostre viste 32 là non van vicine, 
  115. questi fu tal ne la sua vita nova 33
  116. virtüalmente, ch’ogne abito destro 34
  117. fatto averebbe in lui mirabil prova 35
  118. Ma tanto più maligno e più silvestro
  119. si fa ’l terren col mal seme e non cólto,
  120. quant’elli ha più di buon vigor terrestro 36
  121. Alcun tempo il sostenni col mio volto:
  122. mostrando li occhi giovanetti a lui,
  123. meco il menava in dritta parte vòlto 37
  124. Sì tosto come in su la soglia fui
  125. di mia seconda etade e mutai vita,
  126. questi si tolse a me, e diessi altrui 38
  127. Quando di carne a spirto era salita,
  128. e bellezza e virtù cresciuta m’era,
  129. fu’ io a lui men cara e men gradita; 
  130. e volse i passi suoi per via non vera,
  131. imagini di ben seguendo false,
  132. che nulla promession rendono intera. 
  133. Né l’impetrare ispirazion mi valse,
  134. con le quali e in sogno e altrimenti
  135. lo rivocai: sì poco a lui ne calse!
  136. Tanto giù cadde, che tutti argomenti
  137. a la salute sua eran già corti,
  138. fuor che mostrarli le perdute genti 39
  139. Per questo visitai l’uscio d’i morti,
  140. e a colui che l’ ha qua sù condotto,
  141. li preghi miei, piangendo, furon porti. 
  142. Alto fato di Dio sarebbe rotto,
  143. se Letè si passasse e tal vivanda 40
  144. fosse gustata sanza alcuno scotto
  145. di pentimento che lagrime spanda 41".
  1. Quando le sette stelle dell’Empireo
  2. che mai conobbero tramonto o nascita
  3. né altra nebbia se non il velo della colpa,
  4. e che lì li rendevano consci ognuno
  5. del suo dovere, come l’Orsa Minore fa
  6. con chi gira il timone per rientrare in porto,
  7. si fermarono: i ventiquattro seniori,
  8. giunti prima tra il grifone ed il carro,
  9. si volsero verso questo per la loro pace;
  10. ed uno di loro, quasi mandato dal cielo,
  11. ‘Vieni, o sposa, del Libano’ cantando
  12. gridò tre volte, e tutti gli altri dopo di lui.
  13. Come i beati nel Giudizio Universale
  14. risorgeranno rapidi dalle loro tombe,
  15. la voce di nuovo vestita intonerà l’Alleluia,
  16. così sul carro divino si innalzarono
  17. moltissimi tra angeli, ministri e messaggeri
  18. al grido di un tale venerabile vecchio.
  19. Tutti dicevano: ‘Benedetto tu che vieni!’,
  20. e gettavano fiori da sopra e dai lati,
  21. ‘oh date, spargete i gigli a mani piene!’
  22. Io vidi già con il sorgere del sole
  23. la parte ad oriente divenire tutta rosa,
  24. e il resto del cielo splendidamente sereno;
  25. ed il sole stesso sorgeva velato,
  26. così che, per il filtro dei vapori,
  27. l’occhio poteva sostenerne più a lungo la vista:
  28. così in una nuvola di fiori
  29. che saliva dalle mani degli angeli
  30. e ricadeva in terra ed in ogni dove,
  31. posta su un candido velo coronata d’ulivo
  32. mi apparve una donna, coperta da un manto
  33. verde con un vestito di color rosso vivo.
  34. Ed il mio spirito, che ormai da molto tempo
  35. non sentiva più lo stupore ed il turbamento
  36. legato alla sua presenza e visione,
  37. anche senza averla riconosciuta con gli occhi
  38. per una misteriosa virtù che partì da lei,
  39. sentì ancora la forza dell’antico amore.
  40. Non appena alla vista mi colpì
  41. il grande potere che già mi aveva colpito
  42. durante il periodo dell’adolescenza,
  43. mi voltai a sinistra con l’ansia
  44. con la quale il bambino corre dalla madre
  45. quando ha paura o prova dolore,
  46. per dire a Virgilio: “Neanche una goccia
  47. di sangue mi è rimasto che non trema:
  48. riconosco i segni dell’antico amore”.
  49. Ma Virgilio non aveva lasciato tracce 
  50. della sua presenza, Virgilio dolcissimo padre,
  51. Virgilio a cui mi diedi per la mia salvezza;
  52. neanche tutto ciò che Eva perse
  53. valse a non farmi sporcar con le lacrime
  54. le guance prima pulite dalla rugiada.
  55. “Dante, non piangere più, non piangere
  56. perchè Virgilio se ne va,
  57. perchè piangerai per ben altro dopo”.
  58. Come un ammiraglio che da poppa a prua
  59. controlla il lavoro dei marinai a cui
  60. sono affidate le navi e li incoraggia a fare bene;
  61. così sul lato sinistro del carro,
  62. quando mi girai sentendomi chiamato,
  63. che qui è scritto per necessità,
  64. vidi la donna che prima mi apparve
  65. celata da una festa angelica,
  66. guardarmi con gli occhi al di qua del fiume.
  67. Nonostante il velo che le cingeva la fronte,
  68. cinto dalla corona di ulivo,
  69. non la rendesse visibile chiaramente,
  70. sempre regalmente altera nel suo essere,
  71. continuò come colui che parla lasciando
  72. per ultimi l'argomento più importante:
  73. “Guarda qui bene! Sono io, sono Beatrice.
  74. Come ti reputi degno di accedere al monte?
  75. Non sai che qui sono solo gli uomini felici?”.
  76. Abbassai lo sguardo sulle acque del Lete,
  77. ma vedendomi in esso, lo spostai sull’erba,
  78. tanto mi vergognavo di me stesso.
  79. Come la madre sembra al figlio spietata
  80. nel rimprovero, così lei sembrò a me,
  81. poiché è duro l’affetto materno nel rimprovero.
  82. Lei tacque; e gli angeli subito iniziarono
  83. a cantare: ‘In te, o Signore, speravo’;
  84. ma oltre le parole ‘i miei piedi’ non proseguirono.
  85. Così come la neve si congela sugli alberi
  86. degli Appenini d’Italia,
  87. ghiacciata e indurita dai venti schiavoni,
  88. poi, scioltasi, gocciola dall’alto al basso,
  89. non appena l’Africa manda i suoi venti,
  90. così che sembra il fuoco che consuma la candela;
  91. così rimasi senza lacrime e senza sospiri
  92. prima che il canto di quelli che si accordano
  93. sempre con le note delle sfere celesti;
  94. ma quando capii che col canto partecipavano
  95. al mio sentimento, sembrava
  96. che avessero detto: ‘Donna, perchè lo umili così?’.
  97. Il gelo che mi si era formato attorno al cuore,
  98. diventò sospiro e pianto, con dolore dal petto
  99. uscirono lacrime dalla bocca e dagli occhi.
  100. Lei, sempre restando ferma sul lato sinistro 
  101. del carro, rivolse le sue parole
  102. agli angeli che erano stati pii con me:
  103. “Voi vigilate nella luce eterna di Dio,
  104. così che né ignoranza né stanchezza vi priva
  105. di qualsiasi evento che avviene nel mondo dei vivi;
  106. perciò la mia risposta è da essere intesa
  107. con più attenzione da chi piange di là dal Lete,
  108. così che ogni colpa sia equivalente al dolore.
  109. Non soltanto per l’influsso dei cieli
  110. che indirizzano ognuno verso un fine preciso
  111. in base alle costellazioni che lo accompagnano,
  112. ma anche per l’abbondanza di grazie divine,
  113. che scendono come pioggia da vapori così alti,
  114. che neanche angeli e beati li possiamo vedere,
  115. [per queste cause] lui in gioventù fu potenzialmente
  116. tale che che ogni inclinazione
  117. morale avrebbe dato una mirabile dimostrazione.
  118. Ma un terreno diventa tanto più cattivo e selvatico
  119. con i semi cattivi e non coltivati, [e ciò accade]
  120. tanto più il terreno ha vigore e buone qualità.
  121. Per un periodo lo aiutai con la mia presenza:
  122. mostrandogli il mio viso adolescente, e con me
  123. lo portavo e lo volgevo sulla retta via.
  124. Non appena giunsi all’inizio della giovinezza
  125. e morii, questi si allontanò da me, 
  126. e si diede ad altra donna.
  127. Quando divenni da carne a spirito,
  128. e la mia bellezza e virtù aumentate,
  129. io fui meno cara e gradita a lui;
  130. e indirizzò il suo cammino verso una via
  131. sbagliata, seguendo immagini illusorie,
  132. che non mantengono mai le promesse realmente.
  133. Non mi servì ottenere da Dio influssi positivi
  134. per lui, con le quali sia in sogno sia in altro modo
  135. lo richiamai: così poco gli importava!
  136. Cadde talmente in basso, che ogni rimedio
  137. per salvarlo era ormai inutile e insufficiente,
  138. se non mostrargli la sorte dei dannati.
  139. Per questo motivo mi recai presso la porta degli Inferi
  140. e le mie preghiere, piangendo,
  141. furono rivolte a colui che lo ha accompagnato fin qui.
  142. La volontà divina sarebbe infranta,
  143. se si oltrepassasse il Lete e se le sue acque
  144. fossero gustate senza pagarne il prezzo 
  145. del pentimento e senza versare lacrime”.

1 né occaso mai seppe né orto: i due latinismi contribuiscono ad elevare lo stile delle prime tre terzine, in consonanza con l’importanza del tema e della situazione descritta.

2 Le prime terzine del trentesimo canto del Purgatorio si aprono con una complessa immagine astronomica, che descrive la processione, iniziata nel canto precedente, dei ventiquattro seniori (che simboleggiano i libri del Vecchio Testamento) e il suo arrestarsi; i personaggi si voltano così in direzione del “carro" (v. 9).

3 un di loro: simboleggia il Cantico dei Cantici di Salomone (1011-931 circa a.C.), re ebraico e successore di David.

4 Veni, sponsa, de Libano: verso rielaborato dal Cantico dei Cantici (IV, 8), che qui serve da invocazione per l’arrivo di Beatrice.

5 Nel testo biblico il “Veni” è ripetuto tre volte: “Veni de Libano, sponsa mea, | veni de Libano, veni”.

6 basterna: è una voce del latino medievale che indica una specie di carrozza per donne e matrone.

7 ad vocem tanti senis: questa frase latina è stata scelta da Dante non in quanto citazione, ma per esigenza di rima con i successivi versi 19 e 21.

8 Benedictus qui venis: con queste parole Cristo viene salutato all’ingresso di Gerusalemme (Matteo 21, 9; Marco 11, 10; Luca 19, 38); ancor più significativo, dunque, che tale invocazione sia qui rivolta a Beatrice, che sta per giungere sulla scena.

9 Manibus, oh, date lilïa plenis: Queste sono parole pronunciate da Anchise in lode di Marcello nel sesto libro dell’Eneide (v. 883); Dante omaggia in tal modo il maestro, da cui ora si sta separando per sempre. Dal punto di vista metrico, l’”oh” viene inserito per rispettare la misura dell’endecasillabo.

10 nuvola: la nuvola attraverso la quale appare Beatrice può essere messa in parallelo con il vapore che cela il sole alla vista, così da non essere insostenibile la sua visione agli occhi; al contempo però si nota un rimando alla Vita Nova (XXIII, 7) e all’apparizione in sogno della donna amata da Dante.

11 donna: è Beatrice, la donna amata da Dante in terra. Il ruolo di Beatrice da questo momento in poi sarà quello di guida per Dante, così come lo è stato Virgilio finora.

12 I colori dell’apparizione di Beatrice sono i colori delle virtù teologali: il velo candido simboleggia la Fede, il mantello verde la Speranza, ed infine il vestito rosso è la Carità; la ghirlanda di ulivo può essere o il simbolo della pace o - essendo una pianta cara a Minerva - della sapienza.

13 conosco i segni de l’antica fiamma:  si può leggere in questo verso (come nel precedente v. 39) un’altra forma esplicita di congedo dall’amato Virgilio, di cui si riecheggia il celebre verso con cui Didone confessa l’amore per Enea, giunto da poco a Cartagine: “Adgnosco veteris vestigia flammae” (Eneide, IV, 24; cioè: “Riconosco i segni dell’antica passione”).

14 Virgilio a cui per mia salute die’mi: Virgilio a cui avevo affidato me stesso affinchè mi conducesse alla salvezza spirituale. Data la situazione, il tono si fa molto affettuoso e partecipato: il nome “Virgilio” è ripetuto in ogni verso della terzina, quasi in un tentativo estremo di richiamarne la presenza, svanita imporvvisamente nell’aria. E il pensiero di Dante va automaticamente al primo canto dell’Inferno, in cui si era consegnato completamente nelle mani del poeta latino per sfuggire alle fiere della selva.

15 Quando inizia a parlare, Beatrice pronuncia esplicitamente il nome del poeta, che qui compare per la prima e unica volta in tutto il poema e che servirà per un duro rimprovero per le lacrime che egli sta versando.

16 altra spada: per un dolore maggiore; Beatrice allude ai peccati in cui è caduto Dante, che sono cosa ben più grave rispetto alla commozione che ora il poeta dimostra.

17 che di necessità qui si registra: Dante specifica che in questo caso il suo nome sia presente in forma esplicita e non sotto forma di perifrasi per un motivo ben chiaro (“di necessità”), ovvero quello di sottolineare in maniera forte e netta il collegamento che c’è tra il suo passato amore terreno per Beatrice e il ruolo da lei assunto (quello della Teologia che guida il poeta sino a Dio) nel Paradiso terrestre.

18 Minerva: l’ulivo è l’albero sacro a Minerva, dea romana della guerra e della saggezza.

19 Guardaci: qui la particella “ci” ha valore di avverbio, nel senso di “guarda qui con attenzione il Paradiso terrestre, e considera come ti sei potuto ritener degno di salire qui”. Da questo aspro rimprovero nasce la vergogna di Dante nei versi successivi.

20 l'uom felice: l’uomo privo da ogni colpa e peccato.

21 nel chiaro fonte: è il fiume mitologico del Lete, le cui acque avevano la proprietà di indurre l’oblio delle colpe terrene. Viene ricordato anche nella Repubblica di Platone e nell’Eneide virgiliana.

22 veggendomi in esso: le acque del Lete sono così limpide che ci si può specchiare, ma ciò significa anche che il rispecchiarsi coincide con la consapevolezza della propria natura e la conseguente vergogna nel vedersi imbruttito in volto dai peccati commessi.

23 Dante paragona il suo stato d’animo a quello di un figlio nei confronti della madre quando, senza che venga meno l’amore materno, viene rimproverato per aver commesso un’azione negativa.

24 Si tratta del Salmo 30, di cui, come dice Dante, vengono recitati solo i primi otto versetti. Nel salmo, si canta appunto la certezza della misericordia divina.

25 venti schiavi: i venti provenienti da Nord-Est (la Schiavonia è una regione corrispondente all’ex Jugoslavia), e cioè freddi.

26 la terra che perde ombra: l’Africa, in quanto è la terra in cui l’ombra dei corpi quasi non esiste, essendo verso l’Equatore.

27 di quei che notan sempre | dietro a le note de li etterni giri: perifrasi per indicare gli angeli.

28 ma poi che ’ntesi ne le dolci tempre | lor compartire a me: anche gli angeli con il loro canto partecipano emotivamente alla sofferenza e all’angoscia del poeta e sembra che chiedano una spiegazione di questo comportamento alla stessa Beatrice.

29 stempre: composto di “temperare”, che significa “togliere forza e vigore” con le dure accuse dei versi precedenti (vv. 73-75).

30 fura: è un latinismo da furo, as, avi, atum, are, cioè “rubare”.

31 secondo che le stelle son compagne: Beatrice allude alla credenza secondo la quale le stelle influiscono sul carattere e sulle inclinazioni di una persona dal momento della nascita.

32 nostre viste: cioè, "neanche la vista di noi angeli ha la possibilità di vedere nel disegno di Dio".

33 vita nova: la giovinezza di Dante.

34 destro: ovvero “positivo, favorevole all’agire morale”.

35 I versi sviluppano l’immagine per cui gli “alti vapori” (ovvero il favore imperscrutabile di Dio e dei suoi disegni, invisibili anche per i beati), sono scesi su Dante e, insieme con il favore delle stelle (vv. 109-111), già dalla giovinezza dovevano assicurare potenzialmente (“virtüalmente”) al poeta la facoltà di compiere grandi cose, soprattutto per quanto riguarda la condotta morale. Da qui si capisce la durezza del rimprovero di Beatrice: Dante ha sprecato tutte le ottime doti che aveva in partenza.

36 quant’elli ha più di buon vigor terrestro: nel senso che un animo assai predisposto al bene e alla giustizia si corrompe molto di più se cede al male e al peccato.

37 vólto [...] vòlto: da notare qui la rima equivoca: nel primo caso il termine significa “viso”, nel secondo è participio passato del verbo “volgere”.

38 diessi altrui: allusione a ciò che viene raccontato nella Vita Nova e poi nel Convivio, ovvero la passione di Dante per una “donna gentile”, poi allegoricamente identificata con la Filosofia.

39 perdute genti: i dannati. Beatrice ribadisce un concetto che era già comparso all’inizio dell’Inferno: il viaggio è voluto da Dio per salvare l’anima del poeta.

40 tal vivanda: l’acqua del Lete cancella i ricordi dei peccati.

41 Beatrice chiude il suo acceso discorso sottolineando ancora i peccati di Dante, e chiarendo che la vergogna e il dolore sono necessari per rispettare l’"alto fato di Dio”: non è possibile infatti godere delle acque del Lete senza un sincero e profondo pentimento.