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"Tanto gentile e tanto onesta pare": testo e parafrasi

Parafrasi Analisi

Testo inserito nel ventiseiesimo della Vita nova (insieme al sonetto Vede perfettamente onne salute) e presto assurto a manifesto poetico di tutta la “scuola”, Tanto gentile e tanto onesta pare è preceduto da un’introduzione in prosa, dove Dante accenna già alla meraviglia di coloro che contemplano la donna amata dal poeta, e la sua somiglianza con una creatura celeste: “Ella coronata e vestita d’umiltade s’andava, nulla gloria mostrando di ciò ch’ella vedea e udìa. Diceano molti, poi che passata era: «Questa non è femina, anzi è uno de li bellissimi angeli del cielo». E altri diceano: «Questa è una maraviglia: che benedetto sia lo Segnore, che sì mirabilmente sae adoperare»”.

Metro: sonetto con schema ABBA ABBA CDE EDC.

  1. Tanto gentile 1 e tanto onesta 2 pare 3
  2. la donna mia 4 quand’ella altrui saluta 5,
  3. ch’ogne lingua deven tremando muta 6,
  4. e li occhi no l’ardiscon di guardare.
  5. Ella si va, sentendosi laudare,
  6. benignamente d’umiltà vestuta 7;
  7. e par che sia una cosa venuta
  8. da cielo in terra a miracol mostrare.
  9. Mostrasipiacente a chi la mira,
  10. che per li occhi 8 una dolcezza al core,
  11. che ’ntender no la può chi no la prova 9:
  12. e par che de la sua labbia si mova
  13. un spirito soave pien d’amore,
  14. che va dicendo a l’anima: Sospira.
  1. Tanto nobile d’animo e tanto composta è
  2. la mia signora quando ella saluta qualcuno,
  3. che ogni lingua si ammutolisce per il timore,
  4. e gli occhi non osano guardarla.
  5. Ella cammina, sentendosi lodare,
  6. benignamente vestita di umità;
  7. e sembra che sia una creatura giunta
  8. dal cielo sulla terra per mostrare un miracolo.
  9. Si mostra così colma di bellezza a chi la ammira,
  10. che con gli occhi instilla una dolcezza nel cuore,
  11. che non può comprendere chi non la prova:
  12. e sembra che dalle sue labbra giunga
  13. un soave spirito pieno d’amore,
  14. che dice all’anima: Sospira.

1 gentile: qui “gentile” va inteso nel senso di “nobiltà d’animo”, qualità imprescindibile per la poetica d’amore stilnovistica.

2 onesta: anche l’aggettivo “onesta” perde qui la sua accezione classica, andando ad indicare una compostezza di atteggiamento esteriore, un decoro che è manifestazione lampante della virtù salvifica femminile.

3 pare: il verbo non indica affatto un’impressione sfuggevole, ma significa piuttosto “si manifesta in tutta la sua evidenza”; le virtù della “donna mia” sono insomma espressamente evidenti a chiunque la miri.

4 la donna mia: il termine “donna” rimanda al latino domina, -ae, nel senso di “signora” che abbia un determinato potere - innanzitutto, spirituale e salvifico, sull'anima del poeta in contemplazione.

5 saluta: il tema del “saluto”, inteso come strumento salvifico, è centrale nella lirica stilnovistica tanto quanto quello dell’amore nobile e nobilitante.

6 ch’ogne lingua deven tremando muta: riferimento ad un sonetto di Guido Cavalcanti, Chi è questa che ven che fa tremare, vv. 3-4: “che parlare | null’omo pote”. La paura, che impedisce alla lingua di muoversi e quindi di parlare, è quella tipica di quando ci si trova di fronte a qualcosa di inaudito ed indescrivibile.

7 d’umiltà vestuta: altro riferimento a Cavalcanti. “Vestuta” è voce siciliana, importato nella lingua poetica per l’autorevolezza della scuola poetica riunita alla corte di Federico II. Metafora tipica della poesia stilnovistica, che ricorre anche nel famoso trattato De amore di Andrea Cappellano.

8 Il passaggio dagli occhi al cuore è tipico della produzione amorosa cortese, e si radica sia nella scuola siciliana che in ambito stilnovistico.

9 La prima terzina è intessuta di rimandi cavalcantiani, come ad esempio a Donna me prega perch’io deggio dire (v. 53: “imaginar nol pote om che nol prova”).