Dante Alighieri: biografia

Introduzione alla vita e alle opere di Dante Alighieri, a cura di Andrea Cortellessa.

Dante Alighieri (battezzato Durante di Alighiero degli Alighieri) nasce nel 1265 a Firenze. Il padre Alighiero, appartenente alla piccola nobiltà guelfa, svolge redditizie attività commerciali e vive nel culto del progenitore Cacciaguida, cavaliere imperiale morto nella Seconda Crociata (che verrà ricordato da Dante nel XV canto del Paradiso). In età ancora infantile i genitori istituiscono per Dante un contratto di matrimonio con Gemma Donati, che egli porterà a compimento all'età di vent'anni (1285). Tra i suoi maestri: Brunetto Latini (inserito da Dante nel XV canto dell'Inferno, dedicato al girone dei sodomiti) e Guido Cavalcanti. Verso la fine degli anni Ottanta del XIII secolo Dante incontra Bice Portinari, giovane che morirà precocemente nel 1290. Risalgono a questo periodo le prime rime sparse, mai organizzate dal poeta in un canzoniere coerente e completo. Le più innovative saranno, però, le cosiddette "rime petrose", composte intorno al 1296. In questi anni Dante compie studi filosofici a Bologna, partecipa alla battaglia di Campaldino contro gli aretini (1289) ed entra nella "Corporazione dei medici e degli speziali" (1295).

Tra il 1292-93 probabilmente raccoglie alcune sue rime in un'organismo prosimetrico intitolato La Vita Nova. Entra a far parte della fazione dei guelfi Bianchi e nel 1300 figura tra i sei priori del Comune, partecipando in questa veste alla dolorosa decisione dell'esilio di Cavalcanti. Nel 1301 viene mandato in ambasciata (forse a Roma) da papa Bonifacio VIII, ed è probabilmente per questo motivo che non si trova a Firenze quando la fazione, precedentemente perdente, dei Neri prende il controllo della città, guidata dalle truppe di Re Carlo di Valois. Nel 1302 Dante viene, perciò, condannato all'esilio e poi a morte, costretto a non rivedere mai più la sua città. Nei primi anni del nuovo secolo, il poeta comincia a comporre Il Convivio e il De Vulgari Eloquentia, opere che lascerà incompiute per occuparsi della sua Commedia, poema narrativo in volgare. Durante questo periodo, Dante viaggia in diverse regioni: si trova a Lumigiana, alla corte dei Malaspina, a Forlì, forse a Parigi, e a Verona, alla corte di Cangrande della Scala, dove resta probabilmente fino al 1318. L'arrivo in Italia di Enrico VII (1310) ispira forse a Dante il trattato politico Monarchia, la cui datazione è tuttavia incerta. Nel 1318 Dante lascia Verona per dirigersi a Ravenna, ultima sede del suo esilio, dove è ospite della corte di Guido Novello da Polenta. Qui scrive l'epistola in latino a Cangrande della Scala in cui spiega la struttura della Divina Commedia e la ricchezza e la varietà di sensi in cui può essere intesa la lettera stessa del poema. Nel 1321 di ritorno da un'ambasciata a Venezia, Dante muore e le sue spoglie vengono tumulate nella chiesa di S. Francesco a Ravenna e non torneranno mai a Firenze, anche quando nei secoli la sua città natale le reclamerà.
 
Andrea Cortellessa è un critico letterario italiano, storico della letteratura e professore associato all'Università Roma Tre, dove insegna Letteratura Italiana Contemporanea e Letterature Comparate. Collabora con diverse riviste e quotidiani tra cui alfabeta2, il manifesto e La Stampa-Tuttolibri.
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Durante Alighieri nasce a Firenze nel 1265; il nomignolo “Dante” sarà un’acquisizione matura. Il padre, Alighiero, apparteneva alla piccola nobiltà guelfa, il partito vincente da tempo, fedele al partito del Papa a Firenze. Pur essendo un piccolo aristocratico, in realtà svolge attività commerciali redditizie e vive nel culto di un progenitore, Cacciaguida, cavaliere imperiale, che era morto durante la seconda Crociata, intorno al 1150. Se ne ricorderà il figlio, Dante, nel XV canto del Paradiso, celebrando la cerchia dell’antica Firenze medievale. In età ancora infantile, i genitori istituiscono un contratto di matrimonio con Gemma Donati, un matrimonio che verrà celebrato quando Dante avrà venti anni (1285). Tra i suoi maestri c’è soprattutto Brunetto Latini, retore, grammatico, filosofico sapiente e autore di Tresor e Tesoretto. Anche lui verrà messo in scena nella Commedia: XV canto dell’Inferno, il girone dei sodomiti. Inoltre, i giovani poeti con i quali il giovane Dante si accompagna; il più importante è senz’altro Guido Cavalcanti, ricordato invece dal padre nell’Inferno. Verso la fine degli anni ’80 incontra anche Bice Portinari, una giovane che morirà precocemente nel 1290. Sono proprio di questo periodo (anni ’80) le prime rime sparse; Dante non le organizzerà mai in un organismo, un canzoniere coerente e completo. Forse, ma questa paternità, che è stata ormai ampiamente messa in dubbio, si ispira anche all’importante ciclo medievale Roman de la Rose, per un’imitazione in versi italiani: Il fiore e il Detto d’amore.

Le rime si cominciano a comporre negli anni ’80, tuttavia le più importanti, le più innovative saranno negli anni ’90: le cosiddette rime petrose composte intorno al 1296. Dopo la morte di Beatrice seguono studi filosofici a Bologna, ma Dante si attiva anche in politica. Partecipa alla battaglia di Campaldino contro gli Aretini (1289) e in politica entra nella Corporazione dei Medici e Speziali, cioè la corporazione più vicina al suo rango, avendo studiato filosofia (1295). Probabilmente tra il 1292 e il 1293 organizza rime, sonetti e canzoni in un’opera, un organismo prosimetrico (prosa e versi insieme): la Vita Nova. Entra a far parte della fazione dei Bianchi che prendono il potere; nel 1300 figura infatti tra i sei priori del comune. In questa veste, dopo essersene allontanato da tempo, partecipa a una decisione dolorosa, cioè l’esilio del suo amico e maestro poetico Cavalcanti. Nel 1301 Papa Bonifacio VIII lo manda in un’ambasciata, non si capisce bene se a Roma o in un’altra località ed è per questo probabilmente che non si trova in città quando le truppe francesi, le truppe angioine al comando di Carlo di Valois, ristabiliscono al potere a Firenze la fazione precedentemente perdente dei Neri. Nel 1302 Dante viene così condannato all’esilio, una condanna che verrà in seguito mutata in condanna a morte in contumacia. Per questo Dante non potrà più rivedere la sua città. 

Nei primi anni del nuovo secolo comincia a comporre due opere importanti dal punto di vista filosofico e linguistico: Il Convivio e il De vulgari eloquentia. Due opere che lascerà incompiute perché intorno al 1306 inizia l’edificio della Commedia, questo grande poema narrativo in volgare. L’esilio lo porta in varie regioni: si trova per esempio in Ludigiana, alla corte dei Malaspina, a Poppi nel Casentino; forse si spinge fino a Parigi; si trova a Forlì e poi passa molto tempo a Verona, dove arriva probabilmente nel 1312 alla corte di Cangrande della Scala che, tra tutti i signori d’Italia, è quello che maggiormente gli riserva la sua protezione. Resta a Verona probabilmente fino al 1318. 

Nel 1308 Arrigo VII di Lussemburgo viene eletto imperatore e Dante si illude, sogna che ci siano ancora i margini per il ristabilimento dell’autorità imperiale e quindi per un ritorno della fazione dei Bianchi a Firenze che potrebbe consentire il suo rientro in patria. Arrigo VII scende in Italia nel 1310 e questo evento probabilmente gli ispira il trattato politico detto Monarchia, la cui datazione è tuttavia incerta. Queste speranze politiche, tuttavia, naufragano quando Arrigo VII improvvisamente muore nel 1313. Tra l’altro tra il 1312 e il 1313, con ogni probabilità, compone il Purgatorio, cioè la seconda cantica della CommediaNel 1318 lascia Verona per Ravenna, l’ultima sede del suo esilio, presso Guido Novello da Polenta. In questi anni compone probabilmente l’epistola in latino indirizzata a Cangrande della Scala dove spiega la struttura del poema nonché la ricchezza e la varietà di sensi in cui può essere intesa la lettera del poema stesso. Compone soprattutto il Paradiso che probabilmente conclude negli ultimi mesi di vita. Nel 1321, infatti, di ritorno da un’ambasciata a Venezia, Dante muore e le suo spoglie vengono tumulate nella Chiesa di San Francesco a Ravenna; non torneranno mai a Firenze anche quando, nei secoli, la sua città natale le reclamerà. Una particolarità curiosa è che di Dante non ci resta nessun manoscritto autografo; i più antichi manoscritti in cui vengono riportati i versi della Commedia si trovano in alcune carte bolognesi del 1317.