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Il "Convivio" di Dante: riassunto ed estratti

Il Convivio è un’opera trattatistica incompiuta di Dante Alighieri, che ha come argomento centrale la conoscenza umana, a cui tutti gli uomini sono chiamati: il "convivio" è appunto quel banchetto dove, per apprezzare le raffinate vivande offerte dal poeta (e cioè, le canzoni "filosofiche" che egli inserisce in ogni capitolo) al lettore occorrerà del "pane", ovvero le parti prosastiche a commento dei testi poetici. Chiarita l'impostazione e la finalità comunicativa del suo saggio nel primo capitolo, l’intento di Dante è allora quello di congiungere i suoi interessi filosofici (in particolare, la filosofia aristotelica mediata da S. Tommaso d’Aquino o dal più radicale Averroè) con la sua attività di poeta; e se il progetto di alternare poesia e prosa sembra richiamare quello della Vita Nova, qui l’autore modifica profondamente l’impostazione del suo discorso. Dall’autobiografia giovanile Dante passa ad un intento più dichiaratamente dottrinale, in cui le parti in prosa devono spiegare concettualmente le canzoni cui il poeta dedica ciascun capitolo del Convivio. Il modello letterario è allora quello della grande trattatistica latina, cui Dante apporta però un’innovazione sostanziale: l’uso del volgare al posto della lingua dei dotti (il latino, appunto) è effettuato - dice l'autore - sia per aderenza con la lingua delle canzoni, ma anche per “liberalitate” e “natural amore” della “propria loquela”.
Tuttavia, il grande progetto iniziale (un’introduzione e quattordici libri a commento di altrettanti testi) non si realizza; Dante, che tra poco darà il via alla Commedia (all'incirca verso il 1307, dunque), si arresta al quarto libro, commentando solo tre canzoni: Voi ch’intendendo il terzo ciel movete, Amor che ne la mente mi ragiona e Le dolci rime d’amore ch’i’ solia.

Nel terzo trattato, Dante presenta la sua canzone Amor che ne la mente mi ragiona. Il poeta confessa che il testo è il prodotto degli studi filosofici cui egli si è dedicato dopo la morte della donna amata, Beatrice; infatti, all’amore stilnovista si è sostituita progressivamente la passione per la conoscenza. La donna ‘gentile’ cui qui si allude è, sintomaticamente, la Filosofia.

 

Riportiamo qui i primi diciotto versi, corrispondenti alla prima stanza:

 

Amor che ne la mente mi ragiona

de la mia donna disiosamente,

move cose di lei meco sovente,

che lo ’ntelletto sovr’esse disvia.

Lo suo parlar sì dolcemente sona,

che l’anima ch’ascolta e che lo sente

dice: "Oh me lassa! ch’io non son possente

di dir quel ch’odo de la donna mia!"

E certo e’ mi conven lasciare in pria,

s’io vo’ trattar di quel ch’odo di lei,

ciò che lo mio intelletto non comprende;

e di quel che s’intende

gran parte, perché dirlo non savrei.

di ciò si biasmi il debole intelletto

e ’l parlar nostro, che non ha valore

di ritrar tutto ciò che dice Amore.