Dalla Grande Madre a Demetra, Persefone, Atena e le Baccanti: la donna nel mito

La tesi di fondo qui proposta è che la donna rappresenta nel pensiero greco un elemento di contraddizione rispetto al’ordine maschile, istituito nell’organizzazione della polis e garantito dalle divinità olimpiche. Il culto della Grande Madre è attestato nelle culture arcaiche in relazione alla terra e alla sua fecondità, il femminile è stata trasposto come lo strato primitivo delle divinità documentate nella forma scritta dei popoli antichi.
Classica è l'affinità delle divinità femminili con le cosiddette divinità ctonie, cioè della terra, basate sulla idea di fertilità che accomuna il corpo della donna e la terra e la Grande madre, che viene appellata con vari nomi, come Cibele, identificata anche con Rea, madre di Zeus ed allude ad un primato arcaico matriarcale, a cui è subentrato quello patriarcale maschile, con le divinità olimpiche e, tra esse, sovrano Zeus.

Se proviamo a ripassare le mitologie ne troviamo diverse figure. Nei miti mesopotamici abbiamo incontrato Tiamat, che irata con i figli per la ribellione e l’uccisione del padre, produce mostri contro di loro e viene poi squartata dal figlio "giovane" Marduk, i cui pezzi formeranno le differenti parti del mondo naturale. Simile è il ruolo delle divinità femminili greche: Gea –la terra- è insieme madre e moglie di Urano e quando Urano affonda nella terra i figli incoraggia la loro ribellione fino alla evirazione di Kronos e quando Kronos inghiotte i suoi figli sarà ancora la donna, la moglie Rea a fare il fagotto che salva Zeus che sconfiggerà l padre. Ma in questa successione di eventi la divinità femminile ha un ruolo solo gregario. In questa area di miti campeggia la figura di Demetra, proprio in quanto dea della terra che offre agli uomini semi di grano- i cereali il cui nome è legato a Cerere- e gli strumenti agricoli e a lei è associata la figlia Persefone, che,mentre gioca sulle rive del lago di Pergusa, è rapita dal re degli Inferi Ade scende sotto terra; Demetra è disperata fin quando Hermes – divinità maschile- va a liberare Persefone che torna in terra nel momento della fioritura della primavera, ma Ade prima l’aveva spinta spinge a mangiare 6 semi di melagrana che la riporteranno per 6 mesi all’anno di nuovo agli Inferi. Nella peregrinazione alla ricerca della figlia Demetra era stata ospitata dal re di Eleusi, che diverrà la sede dei Misteri eleusini in cui si celebra la fertilità della terra e la speranza dell’altra vita. ( in un frammento di Plutarco si legge: "Al momento della morte l’anima prova un’esperienza simile a quella di coloro che sono iniziati ai misteri.. prima buio ( timore, brividi, tormenti, sudori freddi), poi luce meravigliosa (danze, parole sacre, visioni divine). Da notare che mito e mistero vengono dalla stessa radice "myein". Ora, passando alle tragedie vediamo il ruolo femminile tipico delle Menadi ( o Baccanti), le sacerdotesse di Dioniso, dedite alle danze sfrenate e all’ebbrezza che fanno processioni in suo onore, con il tirso in mano ed il bastone ricoperto di pelle animale con in cima una maschera umana. Arriviamo alle tragedie e qui ripassiamo ad un punto assolutamente decisivo: la conclusione dell’Orestea, con il superamento della catena di vendette grazie alla istituzione dell’Areopago da parte di Atena. A un certo punto Atena dice: "Non c’è nessuna madre che mi generò, prediligo tutto ciò che è maschile..sono interamente del padre. Così non privilegerò la morte di una donna che uccise il marito signore della casa" (Eumenidi, vv.736-740). Atena sconfessa il femminile, adotta totalmente il maschile, è prodotto di una partenogenesi, non viene da un corpo fecondato di donna ma dalla testa di Zeus, sede della razionalità e del dominio sul sentimento, sulla passione è totale. Depositaria della legge, la sua statua criselefantina di oro e avorio scolpita da Fidia, è depositata sulla cima dell’Acropoli nel Partenone, il tempio dedicato alla dea Atena chiamato così in riferimento alla nascita della dea senza il contributo di una fecondazione dell’elemento femminile, da cui protegge la polis, chiamata appunto in suo onore Atene. Ma se questo consacra il dominio della razionalità maschile nella società con la denuncia e la penalizzazione della femminilità, in ogni caso la donna in quanto depositaria di componenti antitetiche a quelle dei maschi rimane nella cultura greca un elemento di contraddizione insanabile sia nel mito, sia nella società.

Franco Sarcinelli, docente di Storia e Filosofia nei Licei milanesi, si è occupato in vari saggi di temi di epistemologia delle scienze umane e storiche, di fenomenologia e di ermeneutica. Tra i suoi volumi ha pubblicato per Mimesis "Filosofia della mancanza" (2007) ed è nel comitato di redazione di "Fenomenologia e società". Da due anni è invitato ad intervenire alle International Conferences on Ricoeur Studies per i suoi approfondimenti sul pensiero del filosofo Paul Ricoeur.