Dai miti sumeri ai miti greci: cosmogonia e divinità

Per orientarci nella foresta di miti tramandati per via orale ed in seguito fissati in testi scritti– pieni di contaminazioni, varianti e contraddizioni-, quelli mesopotamici e greci permettono di vederne collegamenti e forti derivazioni.
Cominciamo da quelli dell’area mesopotamica, dall'epoca più antica (sumero-accadica) a quella più recente (babilonese). I Sumeri sono i primi nella Storia dell'umanità a disporre della scrittura cuneiforme incisa nelle loro tavolette di argilla di quasi 6000 anni fa. Ed è in queste tavolette che si trova la loro mitologia nel poema chiamato ENUMA ELISH dalle sue parole iniziali che significano "Quando il Cielo".
Al principio si ha un cosmo indeterminato, contrassegnato dall’unione di Cielo e Terra (ANU ed EA). Un primo distacco da questa indeterminazione caotica si verifica con la nascita dall’acqua salata oceanica di quella che è chiamata la madre di tutto, TIAMAT, che si mescola con APSU, il dio dell’acqua dolce, ed i figli nati da questa unione che, entrati in conflitto con il padre lo uccidono e subiscono la vendetta della madre. Tiamat rabbiosa produce mostri (vipere, draghi, la sfinge, il gran leone, il cane folle, l’uomo-scorpione) per perseguirli. Nel ciclo babilonese entra in scena un dio minore, MARDUK, che viene "intronizzato" dai figli di Tiamat e indotto a combatterla. Marduk, gonfiato da un gran vento, squarta la madre ed i pezzi del corpo materno sparsi nello spazio determinano le diverse parti del mondo naturale, che assume un suo specifico ordine. Marduk è il Dio che ha portato a compimento il passaggio dal Caos al Cosmo, è il dio Ordinatore (la parola ‘cosmo’ significa appunto armonia e ordine). lI sangue di un figlio ribelle di Tiamat gocciolato sulla terra produce l’uomo, che servirà il nuovo dio invece di quelli vinti. Al Dio-Re Marduk si collega l‘uomo che diventa Re degli uomini. Infatti il Re babilonese Hammurabi (1792-1750 a.C.) esalta il culto di Marduk, che gli ispira il famoso codice di 282 articoli di diritto pubblico e privato (inciso su un monolite ora al Louvre). Il culto di Marduk era celebrato dal popolo babilonese i giorni di Capodanno, quando il poema veniva recitato con la processione che ne simboleggiava la marcia contro le potenze ostili ed alla fine si inneggiava al rinnovamento della società in coincidenza con il ringiovanimento della natura (una sorta di rito agrario legato all’età del cosmo). Dunque: il passaggio dal caos primordiale al Cosmo e la nascita del mondo sono legati alla nascita di dèi in base alla sostituzione di divinità primitive, eliminate con la violenza, da parte di nuovi dèi che arrivano a fissare la loro sovranità in quanto principio di un ordine universale. Il modello è: la cosmogonia connessa ad una teogonia, e da questo deriva la nascita dell’uomo (antropogonia) e di una società umana che si struttura secondo un ordine atto a reprimere la violenza in linea con l’ordine del cosmo. L’ordine del mondo umano riproduce l’ordine naturale. Come dal superamento del caos mediante la violenza nasce il cosmo, dal superamento dell’anarchia primitiva mediante l’imposizione violenta nasce l’ordine dello stato rappresentato dal re. Il divino è principio d’ordine del cosmo e della società, e attua la corrispondenza tra i due mondi, della natura e degli uomini.
Il racconto tende a spiegare le connessioni del mondo, a darne una coerente visione incentrata sul ruolo del soprannaturale: non si tratta, quindi, di una favola improntata ai moduli di uno stile "horror", quanto la proposta dell'esibizione di una totalità di senso.

Se poi si passa al mondo greco, il miglior documento della mitologia ellenica è rappresentato dal poema in 1022 esametri di Esiodo intitolato la Teogonia. Gli studiosi concordano sulla influenza dei miti orientali su Esiodo e, in più, aggiungono, c’entra anche l’origine asiatica della sua famiglia.
Lo schema del racconto ripete in parallelo la mitologia mesopotamica: c’è una coppia iniziale Urano/Gaia (vedi quella mesopotamica Anu/Ea), e seguono le violenze tra divinità. Urano odia i figli e li sprofonda nelle caverne della terra ed è Gaia (la Terra) che geme nelle sue viscere fino a incoraggiare i figli a vendicare l’oltraggio. La vendetta è del figlio minore Kronos che evira e detronizza il padre Urano (ora in una versione collaterale sumera Anu è evirato con i denti dal dio Kumarbi del membro virile che poi inghiotte e sarà a sua volta spodestato da Teshub), le cui gocce di sangue cadute in terra generano le Erinni, mentre il membro virile galleggia sulle acque del Ponto ed il mescolamento della schiuma di sperma e quella di mare determina aphrós, la bianca spuma da cui emerge Afrodite, Venere. Ma c’è ancora un passaggio generazionale di violenza: Kronos sposa la sorella Rea ed inghiotte i figli che sa che sa che lo detronizzeranno fin quando Rea fugge a Creta dove partorisce Zeus, che salva nascondendolo ed ingannando Kronos, cui fa ingoiare al posto del neonato un fagotto che contiene una pietra. Zeus dopo 10 anni di lotta vince Kronos con astuzia e violenza ed instaura il suo regno. Echi della lotta tra dei primordiali e nuovi instauratori dell’ordine si hanno anche nella mitologia indiana (Asura e Deva) e in quella scandinava (Asi e Vani). Ultimo atto della serie interminabile di violenze: la rivolta delle altre divinità arcaiche, i Titani fratelli di Kronos che ingaggiano la Titanomachia contro Zeus che li vince e li sprofonda nel Tartaro, riaffermando il suo potere e l’ordine tra gli uomini (secondo un'altra versione del mito, i Titani sarebbero stati folgorati per essersi cibati delle membra di Dioniso, e dalle loro ceneri sarebbero nati gli uomini).

Franco Sarcinelli, docente di Storia e Filosofia nei Licei milanesi, si è occupato in vari saggi di temi di epistemologia delle scienze umane e storiche, di fenomenologia e di ermeneutica. Tra i suoi volumi ha pubblicato per Mimesis "Filosofia della mancanza" (2007) ed è nel comitato di redazione di "Fenomenologia e società". Da due anni è invitato ad intervenire alle International Conferences on Ricoeur Studies per i suoi approfondimenti sul pensiero del filosofo Paul Ricoeur.