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Da Vico a Nietzsche: il "Così parlò Zarathustra" e le tre metamorfosi

"Le tre età" è un'espressione che ricorda il pensiero di Giambattista Vico, iniziatore di una riflessione sulla storia dell'umanità che parlava di tre grandi età che si succedono nel tempo.
L'età degli dei è quella di un'umanità primitiva, in cui prevale il movimento sensibile dell'esperienza. L'età degli eroi, invece, è un'età che, fondandosi sulla fantasia, crea il mondo eroico del mito, dell'epos, dell'arte e della parola. L'età degli uomini, infine, è l'età della ragione, dell'intelletto analitico e della conoscenza. Nell'età della ragione la forza vitale dell'umanità si spegne e inizia una decadenza da cui, ciclicamente, si riparte con il recupero dell'erà primordiale, ma sempre a un gradino più alto.

Questo stesso tema ricompare in un autore più recente come Nietzsche, il quale parla delle "tre metamorfosi dello spirito" in un modo che le avvicina alle tre età vichiane. "Le tre metamorfosi" è il primo capitolo di "Così parlò Zarathustra " e funge da chiave d'accesso per comprendere tutto il percorso dell'opera.
Carlo Sini legge il capitolo iniziando dalla prima metamorfosi, quella del cammello. Essa è l'epoca teologica, della venerazione, delle grandi creazioni dello spirito etico: l'epoca nella quale l'uomo esce dalla barbarie e dalla selvaggia natura per entrare nell'umano come spirito che si assoggetta e che gode nel farlo, come una bestia da soma quale il cammello.
La seconda metamorfosi è quella in cui lo spirito diventa leone che vuole essere "signore nel proprio deserto", alla conquista della libertà contro il grande drago al quale era assoggettato. Il grande drago che il leone non vuole più chiamare signore è il "Tu devi" kantiano cui si contappone l"Io voglio" della belva: si tratta del passaggio alla concezione della vita come volontà di potenza totalmente priva dell'illusoria creazione di un signore, di un Dio, di una morale laica o religiosa. Questi ultimi sono definiti modi attraverso i quali l'essere umano si è salvato nella storia "per dare un senso al suo dolore". Il leone rifiuta questa attribuzione di senso, accetta la sfida mortale e si trova solo, gettato nel deserto del nulla, del senza senso e del "gigante caso".