Le "Osservazioni sulla morale cattolica" di Manzoni

Alessandro Mazzini illustra la particolarità del cattolicesimo di Manzoni, commentando brani scelti delle Osservazioni sulla morale cattolica.
 
Le Osservazioni sulla morale cattolica, pubblicate nel 1819, sono un testo scritto in risposta alle tesi dello storico ginevrino Sismondo Sismondi, che nell'opera Storia delle repubbliche italiane del Medioevo attribuiva alla morale cattolica la responsabilità della corruzione dei costumi e della vita politica italiana. Manzoni in quest'opera non si sofferma sulle questioni teologiche, ma sull'aspetto morale e umanitario della fede cristiana. Questa si configura non in contrasto con la ragione umana, ma piuttosto come un completamento delle nostre istanze razionali. La religione cristiana è, secondo Manzoni, una rivelazione da uomo a uomo; pertanto la fede completa e attua l'autentica natura umana.
 
La conversione matura in Manzoni un'esigenza di comunicazione collettiva e di partecipazione ai caratteri storici del presente, per la quale si richiede uno strumento letterario adeguato, che non si nega agli aspetti angosciosi del conflitto tra "la miseria che è presente in noi e l'idea sempre viva di perfezione". Per Manzoni, quindi, è guardando sempre dentro la coscienza dell'uomo che si possono trovare le eterne verità, non solo della fede, ma proprio della condizione umana. Il "noi" si presenta come un'entità complessa e contraddittoria: nelle Osservazioni le analisi psicologiche manzoniane sono sempre spunti di acuta profondità. I contrasti e le contraddizioni del cuore umano si riflettono nella dimensione della società e quindi nella dimensione della storia. Le Osservazioni sulla morale cattolica offrono così un quadro per comprendere anche dell'analisi della storia e del suo significato e una chiave al rapporto tra visibile e invisibile. Manzoni ritiene che la Chiesa non debba essere in contrasto con la modernità, ma porsi a capo delle istanze delle innovazioni, proprio per la profondità della visione del Vangelo sulla natura umana. Solo la Chiesa è in grado di portare quietamente alla giustizia. La giustizia resta uno dei punti chiave che, secondo Manzoni, bisogna tentare di realizzare nella storia, che si qualifica come caratterizzata, in quanto segnata dal peccato, dall'ingiustizia.

Alessandro Mazzini è professore di Greco e Latino presso il Liceo Classico Manzoni. Si è laureato in Letteratura Greca con il professore Dario Del Corno presso L'Università degli Studi di Milano. Ha collaborato con riviste di divulgazione culturale e ha insegnato per 10 anni Lingua e Letteratura Italiana e Lingua e Letteratura Greca presso il Liceo della Scuola Svizzera di Milano. Dal 2001 è ordinario di Italiano e Latino nei Licei e dal 2003 ordinario di Greco e Latino al Liceo Classico.
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Un testo molto importante per illustrare la particolarità del Cattolicesimo manzoniano è un testo pubblicato nel 1819 e cioè le Osservazioni sulla morale cattolica. Sono scritte per rispondere alle tesi dello storico ginevrino Sismondo de Sismondi che nell’opera Storia delle Repubbliche italiane del medioevo aveva sostenuto che la morale cattolica era stata responsabile della corruzione dei costumi e della vita politica italiana. La prima parte viene pubblicata nel 1819; ce ne sarà poi una seconda edizione nel 1855. La seconda parte rimarrà frammentaria e non venne mai pubblicata.

 

In questa opera Manzoni non si sofferma sulle questioni teologiche, ma sull’aspetto morale e umanitario della fede cristiana. Questa si configura, secondo Manzoni, non in contrasto con la ragione umana, ma piuttosto è un completamento delle istanze razionali e un inveramento di queste istanze. Secondo Manzoni è una rivelazione dell’uomo all’uomo pertanto la fede cristiana completa e attua fino in fondo l’autentica natura umana poiché il Vangelo contiene e spiega tutto ciò che in modo vario e anche contraddittorio qualifica la condizione umana e la sua presenza nella storia. Manzoni osserva infatti nella parte introduttiva dell’opera:

 

Ciò che è, e ciò che dovrebbe essere; la miseria e la concupiscenza, e l’idea sempre viva di perfezione e d’ordine che troviamo ugualmente in noi; il bene e il male; le parole della sapienza divina, e i vani discorsi degli uomini; la gioia vigilante del giusto, i dolori e le consolazioni del pentito, e lo spavento o l’imperturbabilità del malvagio; i trionfi della giustizia, e quelli dell’iniquità; i disegni degli uomini condotti a termine tra mille ostacoli, o fatti andare a voto da un ostacolo impreveduto; la fede che aspetta la promessa, e che sente la vanità di ciò che passa, l’incredulità stessa; tutto si spiega col Vangelo, tutto conferma il Vangelo.

Il Vangelo per Manzoni non venne a negare le istanze della ragione; è un modo per chiarire l’uomo a se stesso e per chiarire la vita dell’uomo e la sua presenza nel mondo senza deprimere quelle istanze razionali che Manzoni mantenne sempre vive proprio grazie alla sua formazione illuministica; anzi, la conversione matura in lui un’esigenza di comunicazione collettiva e di partecipazione ai caratteri storici del presente, per la quale si richiede uno strumento letterario adeguato che evita i facili compromessi, che non si nega agli aspetti angosciosi di quel conflitto tra la miseria, che è presente in noi, e come osserva Manzoni, l’idea sempre viva di perfezione. È proprio questo “in noi” la chiave di svolta della riflessione manzoniana: per Manzoni è sempre guardando dietro la coscienza dell’uomo che agostinianamente si possono trovare le eterne verità non solo della fede, ma proprio della condizione umana in sé e per sé considerata. Questo “noi” è un “noi” che si manifesta come entità complessa, contradditoria e questa contraddittorietà fa sì che nelle osservazioni, le analisi psicologiche che conduce Manzoni sono di acuta profondità, qualificandosi come una sorta di laboratorio per le analisi psicologiche che poi si ritroveranno ne I Promessi Sposi e nelle opere più complesse dell’autore, come Adelchi.

 

La cosa che colpisce di questo senso della complessità del cuore umano, di questa ridda di contraddizioni, di questo “guazzabuglio del cuore umano”, come dirà nel romanzo, è che questi contrasti si riflettono poi nella dimensione della società e quindi nella dimensione della storia. Le osservazioni sulla morale cattolica offrono così un quadro per comprendere anche l’analisi della storia e del suo significato nonché una chiave per approcciarsi al misterioso rapporto che esiste tra visibile e invisibile. Oltre questa complessità di piani, Manzoni ritiene che proprio per la vicinanza e la profondità che lo sguardo del Vangelo porta sulla natura umana, la Chiesa non debba essere in contrasto con la modernità e con le istanze più innovative che l’epoca contemporanea presentava, bensì porsi senza paura a capo delle istanze delle innovazioni perché tutto ciò che è autenticamente buono e umano e che, in quanto tale, è espresso dalle istanze delle innovazioni moderne, si trova già nel Vangelo e la Chiesa, che può parlare al cuore dell’uomo, è in grado essa sola di portare quietamente alla giustizia. La giustizia resta uno dei punti chiavi che secondo Manzoni occorre tentare di realizzare nella storia, che si qualifica sempre come caratterizzata, in quanto segnata dal peccato, dall’ingiustizia.