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Pavese, "Lavorare stanca": struttura e introduzione all'opera

Nel 1936, mentre Pavese si trova relegato al confino a Brancaleone Calabro in quanto antifascista, viene pubblicata da Parenti la prima edizione della raccolta poetica Lavorare stanca, che racchiude al suo interno componimenti scritti dall’autore a partire dal 1930. Una seconda edizione della stessa raccolta, arricchita dalle poesie censurate nell’edizione del 1936 e di quelle composte successivamente, appare nel 1943 per l’editore Einaudi.

 

Nella versione del 1943 Pavese suddivide le proprie poesie secondo un criterio tematico, scegliendo come titoli delle sezioni i nomi di alcune liriche presenti nella raccolta stessa. La prima sezione, dal titolo Antenati, tratta di argomenti legati al paesaggio e alla vita campagnoli. La dimensione rurale è percepita dall’autore come simbolo dell’infanzia e viene continuamente contrapposta alla realtà cittadina, legata invece all’età adulta e, agli occhi del poeta, alla frustrazione e al fallimento. Figura centrale è quella del cugino di Pavese che ritorna nelle Langhe e incarna l’ideale di maturità cui il poeta aspira; pregnanti anche il tema dell’incomunicabilità e della  solitudine, che rimarranno centrali in tutta la poetica dell’autore.

Nella sezione seguente, Dopo, Pavese affronta il tema dell’amore e il rapporto con la donna, cui guarda con rassegnazione e malinconia. Nella sezione Città in campagna iniziamo ad intravedere l’impegno politico e sociale dell'autore, che descrive il lavoro e la fatica dei contadini e degli operai, incorniciati in paesaggi urbani e rurali. Sempre presente il senso di solitudine dell’autore, convinto di essere destinato ad una vita senza amore e senza affetti.

In Maternità torna centrale la figura femminile, percepita questa volta come madre e come simbolo della fertilità. Forte diviene la tematica sessuale, che Pavese descrive però con toni frustrati, poiché incapace di superare la solitudine e il senso perenne di incomunicabilità tra individui.

In Legna verde si definisce il tema politico: questa sezione della raccolta è infatti composta da poesie scritte fra il 1934 e il 1935, che descrivono le lotte operaie e l’esperienza del confino e della prigione.

L’ultima sezione di Lavorare stanca è Paternità, frutto della produzione pavesiana durante il confino a Brancaleone, nella quale, per ovvi motivi derivanti dal contesto, prevalgono temi impregnati di nostalgia e solitudine.

 

Il tema dell’isolamento e della solitudine, fondamentali per comprendere la poetica del Pavese, si riconfermano anche nel confronto tra le scelte metriche e linguistiche compiute da questo rispetto alla tendenza dominante del tempo, in particolare quella ermetica. Il metro utilizzato dal Pavese è infatti particolarmente lungo, di tredici o sedici sillabe, e la pagina risulta fitta di parole e versi, senza una particolare ricerca dell’isolamento lirico della parola nel testo. Dal punto di vista lessicale e sintattico, proprio perché fortemente legati al racconto del quotidiano, i testi di Lavorare stanca sono caratterizzati da uno stile semplice e diretto.