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Céline, “Viaggio al termine della notte”: trama

Introduzione

Louis Destouches è un medico trentacinquenne che abita in rue Lepic, dalle parti di Montmartre e lavora presso il dispensario di Clichy. Louis-Ferdinand Céline è lo pseudonimo - femminile per metà - che quel medico sceglie di adottare, in ricordo dell'amata nonna materna, quando nel 1932 l'editore parigino Robert Denoël decide di pubblicare il suo romanzo Viaggio al termine della notte. Denoël ha davanti a sé un'opera che definisce «impossibile da classificare a causa della sua originalità» 1, scritta da un uomo che si esprime in un modo «immaginoso, allucinato e nei discorsi del quale l'idea della morte - la propria e quella del mondo - torna di continuo». 2

Céline scrive il Voyage tra il 1929 e il 1932: sono gli anni della Grande Crisi dell’economia americana che in Francia, anche se in misura minore che altrove, si traducono in disoccupazione e inquietudine. Il sospetto che la guerra non sia più un intermezzo tragico, ma stia divenendo qualcosa di naturale e quindi ciclico, getta un'intera generazione nell'angoscia: l'avvenire appare più cupo che mai.
L'opera d'esordio di Céline è frutto dello smarrimento di un uomo dei primi anni Venti, è la testimonianza di un reduce tormentato, il delirio di un uomo insoddisfatto, il grido di rivolta letterario e sociale di un eterno sopravvissuto. Ma il Voyage è anche «un'opera potentemente comica in cui farsa e tragedia continuamente si mescolano» 3 e in cui il divertimento è più forte dell'incubo.
La prosa Céliniana, l'intraducibile jazz che Ferrero ha scelto di rendere attraverso «un italiano parlato basso d'area sostanzialmente padana» 4, procede per rotture sintattiche e semantiche, e continui intarsi tra vari registri. Questo crea un effetto di straniamento, sospensione e, non di rado, sorpresa.

Viaggio al termine della notte uscirà in Italia nel 1933, grazie alla tempestiva iniziativa dell'editore Enrico dall'Oglio. L'edizione successiva è stata tradotta e curata da Ernesto Ferrero per Corbaccio, nel 1992 5.

 

Riassunto

Il romanzo è suddiviso in episodi non numerati che rispettano l'ordine cronologico degli eventi narrati. Henri Godard ha osservato come l'andamento delle storie raccontate all'interno di ciascun episodio sia ciclico:

incominciano con un errore, una gaffe, una sfida mal calcolata, uno scatto d'umore che precipitano Bardamu (il narratore e protagonista del Voyage ndr.) in un tragicomico balletto di situazioni difficili o disperate, da cui il protagonista esce sempre a fatica, sempre provvisoriamente. In mezzo l'accumularsi di ostacoli e delle minacce, i segni nefasti che annunciano il precipitare del dramma, il suo accelerarsi; e lo sconforto lucido e amaro delle riflessioni che Bardamu ne ricava. 6

La Prima Guerra Mondiale è cominciata. Ferdinand Bardamu lascia la sua dimora in Place de Clichy e si arruola volontario nell'esercito francese. Attorno a lui vi sono uomini e luoghi disperati: colonnelli senza immaginazione, generali rabbiosi, villaggi e civili che galleggiano da qualche parte nella notte. La notte del Bardamu divenuto Brigadiere è un luogo prima fisico e poi simbolico che si mangia la strada e invade l'intimità. In una città del nord «tutta illuminata e sparsa come se l'avessero perduta» Bardamu incontra Léon Robinson, la voce che lungo tutta una vita accompagnerà Bardamu, manifestandosi in momenti e luoghi disparati, da un capo all'altro della terra, al punto che il lettore a lungo resterà in dubbio se definire le sue apparizioni reali o frutto della coscienza alterata del narratore. Robinson è dunque il disertore, disarmato e pacifista, colui che si arrende e insieme ne approfitta, uno dei tanti prodotti della guerra. Alla fine dell'episodio di Robinson, i due uomini si salutano augurandosi buona fortuna.


Dopo un tempo indefinito, Bardamu rimane ferito e si guadagna una medaglia militare. Questo gli permette di affrancarsi e di fare della malattia uno degli obiettivi che perseguirà per tutta la durata della guerra. In ospedale, a Parigi, incontra Lola, un'infermiera americana. Bardamu se ne innamora. I due fanno lunghe passeggiate ed è durante una di queste che Lola gli rivela lo sgomento di invecchiare, di ritrovarsi adulta a guerra finita, di aver sprecato, a causa di un destino avverso, gli anni migliori nella sofferenza. Lola si ammala di anoressia, mentre Bardamu alza la voce in un bar facendosi addirittura portare via a forza. La diagnosi di folle è discutibile, ma si fa strada in lui la possibilità di restare rinchiuso fino alla pace e lasciare che questa faccenda della guerra se la sbrighino gli altri, i ragionevoli.Dopo una discussione con Bardamu sull'inutilità di una guerra di cui tra diecimila anni nessuno si ricorderà, Lola, che contrariamente al protagonista è molto patriottica, decide di lasciarlo. Bardamu si consola frequentando la bottega-bordello di Madame Herote dove conosce Musyne, una giovane violinista con un debole per i sudamericani. La storia finisce presto. Bardamu comincia a frequentare un'attrice della Comédie-Française ma la storia è destinata a concludersi velocemente. Bardamu medita un modo per lasciare l'ospedale che sente sempre più simile a una prigione.

L'episodio che segue è breve. Racconta di quando, nel 1913, insieme al collega Jean Voireuse, Bardamu lavorava come commesso presso il signor Roger Puta, gioielliere della Madeleine. Bardamu deve portare a passeggio i cani da guardia del negozio per quaranta franchi al mese mentre Puta rifornisce di gioielli il Ministero. Madame Puta, di contro, fa un tutt'uno con la cassa ed è felice di non avere figli: poiché la guerra è un dovere e bisogna che i figli di qualcuno ci vadano a combattere, si sente sollevata a sapere che i figli in questione non siano i suoi. È questa la prima volta in cui Bardamu incontra nuovamente Robinson e, insieme a Voireuse, passeggiano fino a Place Vendôme. L'episodio si chiude con con un'anticipazione: Jean Voireuse morirà due anni più tardi, in Bretagna, in un sanatorio marino, in una camera a gas della Somme. La prima e unica volta che nella sua vita avrà l'occasione di vedere il mare.

Una volta fuori dal mattatoio, Bardamu progetta di raggiungere l'America ma non ha il denaro per farlo. Il viaggio è solo rimandato. Imbarcato su una nave della Compagnia dei Corsari Riuniti, l'Amiral-Bragueton, che insieme a ufficiali e funzionari trasporta un carico di cotone, Bardamu raggiunge l'Africa. Il viaggio trascorre in un clima di spossatezza per il caldo soffocante che, una volta superate le coste del Portogallo, diviene condizione permanente: gli uominii si consolano con il ghiaccio del whisky.
Bardamu però è l'unico passeggero pagante e questo genera il sospetto in tutti gli altri. Ossessionato che si stia preparando una congiura nei suoi confronti, decide di barricarsi in cabina, rinunciando a tutti i suoi bisogni naturali. Ma gli ufficiali lo braccano una sera in cui non resiste ai morsi della fame e scende a cena. Segue un interrogatorio feroce a proposito di certi discorsi che Bardamu ha tenuto durante il viaggio. La possibilità di esprimersi permette a Bardamu di sbandierare una ferma fiducia in tutti coloro che in guerra servono la patria. Vile e meschino, si proclama a favore della guerra: l'equipaggio gli crede, rinuncia al linciaggio e si decide per una bevuta. Nella notte, quando ormai la costa di Bambola Fort-Gono è in vista, Bardamu fugge infilandosi dietro la piroga di un battelliere africano giunto nei pressi dell'Amiral-Bragueton, per portare i propri servigi.

L'avventura coloniale di Bardamu è uno degli episodi più stupefacenti del libro. A Fort-Gono, nell'attesa di partire per la foresta dove gli è stato assegnato un lavoro presso una fattoria lontana dalla costa, Bardamu sgobba al servizio della Compagnie Pordurière del Piccolo Togo, a stretto contatto col generale Tombat. Il Papaoutah è il piccolo cargo che lo trasporta a Topo, il porto più vicino alla fattoria. Qui il tenente Grappa gli dà il benvenuto: sono due anni che a Topo non sbarca nessuno. Agli ordini del tenente Grappa serve il sergente Alcide, l'uomo che prepara i rapporti in anticipo con scritto ciò che accade: ossia nulla. Rapporti che Grappa firma senza indugio. Nei dintorni sopravvive a stento una tribù misera e decimata, che fornisce qualche imposta perché vittima dei colpi di randello dei miliziani al servizio del tenente: dodici uomini nutriti a riso e muniti di un solo fucile. Grappa si vergogna dei suoi miliziani: lo umilia il fatto che girino nudi nonostante lui abbia richiesto un equipaggiamento completo che però il Papaoutah sembra non avere mai portato con sé.
Bardamu viene alloggiato nella dimora di Alcide, sergente di poche parole che detiene un piccolo deposito di tabacco in foglie e pacchetti, qualche litro d'alcol e qualche pezza di cotone con cui si guadagna la simpatia dei miliziani che lui tratta malamente. Non passa molto tempo, Bardamu scopre che il commercio di Alcide ha scopi più alti: una nipotina lontana, orfana, mantenuta in un collegio di lusso.
Viene dunque il momento di abbandonare Topo e la fattoria. Dopo dieci giorni di viaggio lungo un fiume, Bardamu raggiunge il luogo a cui è destinato. Lo accoglie l'uomo barbuto di cui prenderà il posto. Il luogo in cui il barbuto vive è infestato da quelli che lui chiama i mostri della notte: insetti, rospi, iene, indigeni. L'acqua è malarica, il cibo è costituito da un’unica conserva, uguale ogni giorno. Nelle ore di luce il caldo è insopportabile. Bardamu fa presto ad ammalarsi. Tra il delirio della febbre scorge di nuovo Robinson: l'ombra di un volto sul limitare notte. La fattoria si rivela una baracca: non ci sono regole, non ci sono relazioni da trasmettere, bisogna solo sopravvivere, tenacemente e in uno stato alterato di febbre permanente. Bardamu decide di andarsene. Segue un episodio delirante: la fuga di un uomo febbricitante dall'inferno. Non completamente cosciente, Bardamu giunge a San Tapeta dove viene venduto a un equipaggio che trasporta galeotti: l'Infanta Conbitta. A bordo, Bardamu si riprende, ricomincia a mangiare, cerca Robinson gridando il suo nome nella notte, tra gli insulti della ciurma. Si naviga a vela, per settimane. Finché a un tratto appare New York, la città verticale che scatena le risa di tutto l'equipaggio.

A Ellis Island Bardamu lavora come scaccia pulci. Affascinato dall'oro e dalle banche di Manhattan decide di trasferirsi e prende una stanza al Laugh Calvin. Scopre il cinema erotico e passa in sala la maggior parte del suo tempo. Quando resta senza soldi, lascia l'albergo e va alla ricerca di Lola, ormai tornata in America. I due si incontrano di nuovo, Bardamu è invadente, cerca solo di avere dei soldi da lei. Lola, pur di liberarsi di lui, gli lascia abbastanza denaro per andare a cercar fortuna a Detroit.
A Detroit assumono Bardamu alla Ford, dove bisogna lavorare senza pensare altrimenti si vien subito sostituiti da un congegno meccanico; è sconveniente anche solo parlare della propria intelligenza. Bardamu incontra Molly che fa la prostituta in una casa di quartiere della città. I due si innamorano, ma nonostante la tenerezza di Molly, Bardamu si sente insoddisfatto. Una notte, dopo aver accompagnato Molly al lavoro, Bardamu entra in un cinema, per far passare un po' di tempo. Poi sale su un tram, stipato dei lavoratori della notte. Scendendo al capolinea si sente chiamare da una voce nota: è ancora una volta Robinson, il disertore, che a Detroit lavora come spazzino. I due si raccontano, Bardamu lo informa della sua voglia di partire. Bardamu torna a Parigi, conservando il ricordo di Molly e della sua gentilezza americana in fondo all'animo.

A Parigi la guerra è finita. Bardamu studia e si laurea in medicina, prende casa a Rancy, dove esercita la professione di medico ma viene spesso raggirato perché non riesce a farsi pagare il giusto. Qui incontra il piccolo Bébert nipote della portinaia del palazzo vicino. È proprio la portinaia a chiedere a Bardamu di fare visita alla signora Henrouille nella casa di rue des Mineures. Gli Henrouille sono gente che vive di rendita e che non spende un soldo senza rimpiangerlo. L'unica grande paura di questa famiglia è stata per anni che il loro unico figlio facesse cattivi affari buttandosi nel commercio. Gli Henrouille ricordano a Bardamu-Céline la propria madre: anche lei era nel commercio, e quel commercio, a suo dire, aveva portato solo «miserie, un po' di pane e un mucchio di seccature». 7 Il primo a essere curato da Bardamu è l'Henrouille padre, che per cinquant'anni aveva fatto lo scrivano da un notaio di boulevard Sébastopol. La signora invece non è davvero malata, ha solo paura d'invecchiare. Il figlio le amministra i soldi e la nuora ha con lei continui battibecchi. Vogliono che Bardamu ne certifichi la follia, per internarla e liberarsene una volta per tutte. La donna se ne accorge e caccia il dottore da casa.
È poi la volta del piccolo Bébert: si ammala di una tifoide maligna che lo porta alla morte.

Dopo qualche tempo ricompare anche il vecchio Robinson, bisognoso di cure. Bardamu lascia Rancy e rientra in città dove saltuariamente incontra un ex compagno di studi, Parapine, psichiatra megalomane, amante del buon bere e delle belle liceali. A Rancy continuano le visite di Bardamu presso famiglie che non possono pagare e si rifiutano di far ricoverare i malati. Tra queste vi è quella di una ragazza madre, al terzo aborto, e quella di una donna incinta che Bardamu lascia dissanguarsi dopo aver chiesto più volte al marito di portarla in ospedale. Di ritorno da questa notte, Bardamu incontra Robinson in una situazione più che mai bizzarra di cui l'amico preferisce non dare spiegazioni. Poco dopo viene a sapere che lui e gli Henroulle sono in accordi per uccidere la vecchia: hanno architettato il piano perché il tutto sembri un incidente. Robinson è d'accordo per un buon contributo in denaro, che paghi omicidio e silenzio.
Il misfatto, però, non va come dovrebbe e Robinson rimane ferito. Ora il problema è dove nascondere Robinson e la vecchia e insabbiare il mancato omicidio. Con l'aiuto di Don Protiste vengono spediti a Tolosa, in una comunità religiosa. Di tanto in tanto Bardamu fa ritorno a Rancy: qui viene braccato dalla nuora Henrouille perché il marito è in fin di vita. Bardamu acconsente a visitarlo ma l'uomo è ormai moribondo. Lo assiste con azioni di circostanza fino alla morte.

Sbarcato a Tolosa, dopo aver parlato con Don Protiste in visita a Parigi, Bardamu scopre che Robinson sta per sposare una ragazza, Madelon con la quale lo stesso Bardamu si intrattiene segretamente nella grotta della chiesa di Saint-Eponime che la ragazza e la vecchia Henrouille aprono a turisti e fedeli. Dopo essersi accertato delle condizioni di salute dell'amico, Bardamu rientra a Parigi. Qui, insieme a Parapine e al suo maestro Baryton, viene assunto per lavorare in un Asilo Psichiatrico.
Baryton chiede a Bardamu di insegnare inglese a sua figlia ma è lui a voler apprendere la lingua, finché un giorno se ne va lasciando la direzione dell'Asilo a Bardamu. Parapine diviene silenzioso e malinconico e presto finirà per ammutolirsi quasi del tutto.
Infine è ancora la volta di Robinson: l'uomo è di nuovo in fuga da una malefatta e di nuovo alla ricerca di impiego e protezione. La vecchia Henrouille è morta cadendo dalla scaletta che utilizzava ogni giorno per scendere sul fondo della grotta, ma Bardamu sospetta che ci sia dell'altro. E infatti, Madelon insegue Robinson fino a Parigi, lo tormenta, e nonostante lui affermi di non voler più avere a che fare con la sua promessa sposa, i due continuano a frequentarsi.

Il finale è tanto folle quanto grottesco: un'improbabile uscita a quattro, Bardamu, Robinson, Madelon e Sophie, la giovane assistente polacca assunta presso l'Asilo dallo stesso Bardamu; la morte di Robinson, crivellato dai colpi a fuoco sparati da una Madelon fuori di sé, dopo numerose pagine di delirio senza contenuto (l'eco degli spari giunge al lettore come interminabile nonostante il tutto si consumi all'interno di un taxi). Così si chiude l'opera di Céline: la follia è da ogni parte, regolata e sregolata, cala la notte del Novecento, secolo di cui il Voyage diviene opera simbolo e racconto spietato.


Bibliografia

L.F., Céline, Viaggio al termine della notte, Corbaccio, 2015;
J.P., Martin, La bande sonore, José Corti, 199

1 E. Ferrero, Céline, ovvero lo scandalo di un secolo, p. 556 in L.F, Céline, Viaggio al termine della notte, a cura di E. Ferrero, Corbaccio, 2015

2 Ivi. p. 556

3 Ivi. p. 565

4 Ivi. p. 572

5 La ristampa utilizzata da chi scrive è del 2015.

6 Ivi. p. 563

7 Ivi. p. 279