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Calvino, "Marcovaldo": riassunto e commento

Introduzione


Nel 1963 viene pubblicata per Einaudi, in una collana di libri per ragazzi, la raccolta di racconti Marcovaldo ovvero le stagioni in città, incentrata sul personaggio di Marcovaldo, un magazziniere ingenuo e buono, che vive in un ambiente urbano e moderno ma che prova nostalgia per il mondo della natura 1. La prospettiva della narrazione oscilla così tra realismo e comicità.


Commento


I venti racconti che compongono l’opera si presentano come favole contemporanee 2, con uno stile e un tono che ricordano quelli delle narrazioni orali tradizionali, cui Calvino del resto si era già interessato curando l’edizione, sempre per Einaudi, delle Fiabe italiane (1956). I venti testi sono divisi in cinque cicli di quattro racconti, ciascuno dedicato ad una stagione dell’anno; se cambia l’ambientazione, costante resta la presenza del protagonista e lo schema narrativo, secondo cui Marcovaldo ritornare ad uno stato di natura in città, ma viene costantemente ingannato e deluso.

In Marcovaldo Calvino unisce aspetti fiabeschi e ironia per affrontare temi e problematiche attuali 3: la vita caotica  in città, l’urbanizzazione senza razionalità ed ordine, l’industrializzazione crescente e la povertà delle fasce più basse della popolazione, la difficoltà dei rapporti umani ed interpersonali. L'ambientazione - la città di Marcovaldo è senza nome, ma probabilmente ispirata a Torino, una delle protagoniste del boom economico degli anni Sessanta - è il modello di ogni città, e diventa lo specchio di questa mescolanza di quotidianità mediocre ed invenzione fantastica: la metropoli è grigia, spenta e illuminata solo da luci artificiali, e tuttavia il protagonista sa rintracciarvi, con sensibilità e malinconia, i piccoli segni di una natura che non si arrende. L’azienda per cui Marcovaldo lavora, la Sbav, è il prototipo dell’azienda che sfrutta i suoi lavoratori, e al tempo stesso il simbolo della società dei consumi (tanto che non si specifica nemmeno cosa la ditta produca effettivamente). La vita di Marcovaldo è insomma quella dell’operaio inurbato, fatta di difficoltà e di privazioni, e il mondo attorno a lui è spesso ostile e indifferente, tanto che spesso egli si perde e si smarrisce nella cità stessa. Altre volte - come nel racconto d'apertura, Funghi in città - l’illusione di trovare un “paradiso terrestre” nel contesto urbano può portare a conseguenze involontariamente tragicomiche. E infatti l’autore tiene a precisare che:

L’idillio «industriale» è preso di mira allo stesso tempo dell’idillio «campestre»: non solo non è possibile un «ritorno indietro» nella storia, ma anche quell’«indietro» non è mai esistito, è un’illusione. [...] presentando questo libro per le scuole, vogliamo dare ai ragazzi una lettura in cui i temi della vita contemporanea sono trattati con spirito pungente, senza indulgenze retoriche, con un invito costante alla riflessione. 4


Riassunto dei racconti


Funghi in città (primavera): Marcovaldo scopre che su una piccola aiuola cittadina stanno crescendo dei funghi e progetta di raccoglierli per farli assaggiare alla famiglia; non deve però farsi scoprire dallo spazzino Amadigi, che potrebbe sottrargli quel “tesoro” o addirittura distruggerlo. Quando viene il momento fatidico, Marcovaldo scopre che in molti hanno avuto la stessa idea: la raccolta collettiva si risolve però in un ricovero in ospedale, dato che i funghi erano velenosi.

La villeggiatura in panchina (estate): D’estate, la minuscola casa di Marcovaldo è invivibile. Il protagonista sceglie così di trascorrere la notte sulla panchina alla ricerca di pace e fresco. Ma una coppia che litiga, i rumori della notte e la scomodità della panchina fanno risvegliare Marcovaldo più stanco e stressato di prima.

Il piccione comunale (autunno): Marcovaldo vuol catturare una beccaccia in migrazione per farla arrosto. Riveste di carta moschicida il balcone, ma riesce a intrappolare solo un povero piccione Comunale (e parte della biancheria stesa di una coinquilina).

La città smarrita nella neve (inverno): Dopo una nevicata abbondante, Marcovaldo è felice come un bambino. Ma un carico di neve lo sotterra, trasformandolo in un pupazzo con cui i bambini si divertono a giocare. Raffreddatissimo, con uno starnuto come “una tromba d’aria” farà sparire tutta la neve dal cortile del palazzo.

La cura delle vespe (primavera): Marcovaldo, scoperto come curare i suoi mille reumatismi col veleno delle api, Marcovaldo pensa di improvvisare medico e incarica i figli di cacciarne il più possibile e di conservarle in alcuni barattoli. Quando il figlio Michelino ne rompe uno, tuttii finiscono all’ospedale per le punture.

Un sabato di sole, sabbia e sonno (estate): Il dottore della Mutua consiglia a Marcovaldo la pratica delle sabbiature per guarire dai reumatismi. Recatosi al fiume con i figli, il protagonista si fa ricoprire di sabbia su una barca, che parte alla deriva e che precipita, dopo una rapida, su un gruppo di bagnati.

La pietanziera (autunno): Marcovaldo si porta il pranzo al lavoro da casa con una pietanziera, che contiene gli avanzi della sera prima. Quando scambia con un bambino le sue salsiccie con il fritto di cervello, è denunciato dalla governante e costretto a rinunciare al pranzo.

Il bosco sull’autostrada (inverno): Per resistere al freddo, Marcovaldo e i figli escono a cercar legna ma devono arrivare fino in autostrada dove i figli, che non hanno mai visto un bosco, confondono i cartelli pubblicitari con un vero bosco.

L’aria buona (primavera): In cerca di aria più pura, Marcovaldo e i figli si recano su una collina preso la citta, che da là appare grigia ed inquinata. Scoprono però d’essere finiti in un sanatorio.

Un viaggio con le mucche (estate): Durante una notte insonne, Marcovaldo segue una mandria di mucche e perde il figlio Michelino, che trascorre qualche tempo in montagna. Marcovaldo lo invidia, ma al ritorno scopre, dalle sue parole, che la vita in campagna è davvero faticosa.

Il coniglio velenoso (autunno): Dopo un ricovero in ospedale, Marcovaldo ruba un coniglio, ignorando che fosse oggetto di una sperimentazione scientifica e quindi non abituato alla vita domestica. Marcovaldo e famiglia sono ricoverati a loro volta, per scongiurare il contagio.

La fermata sbagliata (inverno): Un sera d’inverno Marcovaldo si reca al cinema ma, per la fittissima nebbia, sbaglia fermata. Dopo aver bevuto in un’osteria, sale su quello che crede essere un autobus. In realtà è un volo aereo per Bombay.

Dov’è più azzurro il fiume? (primavera): Marcovaldo trova presso la sua ditta un torrente dalle acque azzurrissime. Pesca lì alcune tinche, ma una guardia comunale, costringendolo a liberare i pesci, lo avvisa che il colore delle acque è dovuto al forte inquinamento di una ditta di coloranti.

Luna e Gnac (estate): La visione del cielo estivo dall’appartamento di Marcovaldo è ostacolato dalla luce ad intermittenza, ogni venti secondi, della pubblciità del Cognac Spaak. Michelino rompe con una fionda l’insegna e una ditta concorrente, la Tomawak, assolda la famiglia per continuare i sabotaggi e far fallire la Spaak. Quando ciò avviene, l’insegna è sostituita da una della Tomawak, che si accende ogni due secondi.

La pioggia e le foglie (autunno): Marcovaldo comincia a prendersi cura di una pianta all’ingresso della Sbav, portandosela pure in bicicletta per seguire le nuvole e la pioggia. La pianta cresce a dismisura e, al passaggio di stagione, perde tutte le sue foglie.

Marcovaldo al supermarket (inverno): Marcovaldo si trova in un labirintico supermarket ma, non potendosi permettere nulla, si accontenta di riempire il proprio carrello. Poco prima della chiusura deve svuotarne tutto il contenuto tra le “fauci” di una gru, in una sezione del supermarket ancora in costruzione.

Fumo, vento e bolle di sapone (primavera): Marcovaldo e i figli pensano di arricchirsi rivendendo detersivi di diverse marche, accumulati con dei buoni omaggio raccolti nel quartiere. Quando la faccenda giunge agli orecchi della giustizia e Marcovaldo deve liberarsi della merce, la butta nel fiume, trasformandolo in un mare di bolle che evapora al contatto col fumo delle ciminiere industriali.

La città tutta per lui (estate): Nella città svuotatasi per le ferie estive, Marcovaldo vive un breve idillio, in cui può seguire in pace la vita delle formiche, di uno scarabeo, di un lombrico. Intervistato da una troupe televisiva, Marcovaldo è coinvolto nei lavori per un set di riprese, e il sogno svanisce subito.

Il giardino dei gatti ostinati (autunno): Marcovaldo scopre, dopo che un soriano che gli ha rubato una trota pescata dalla peschiera del ristorante Biarritz, scopre una palazzina abbandonata, abitata solo da una vecchietta (una nobile decaduta) e da mille felini, nutriti dai vicini. La donna confessa a Marcovaldo di vivere assediata dai gatti, e di non potersene liberare. D’inverno si scopre poi che la donna è morta, e a primavera partono i lavori per un nuovo, grande condominio. I gatti ed altri animali rallentano tuttavia i lavori degli operai.

I figli di Babbo Natale (inverno): Marcovaldo si traveste da Babbo Natale per la ditta Sbav e consegna regali porta a porta con il figlio Michelino.Quest’ultimo, scambiando il figlio di un grande industriale per un “bambino povero”, gli regala un martello, una fionda e dei fiammiferi con cui questo devasta la casa e tutti gli altri regali ricevuti. Il successo è tale che la Sbav lancia sul mercato il “Regalo Distruttivo”. La città viene progressivamente coperta dalla neve.

1 Così lo presenta Calvino in un’edizione scolastica del suo libro: “è un animo semplice, è padre di famiglia numerosa, lavora come manovale o uomo di fatica in una ditta, è l’ultima incarnazione di una serie di candidi eroi poveri-diavoli alla Charlie Chaplin” (in Presentazione 1966 all’edizione scolastica di Marcovaldo, ora in Romanzi e racconti, edizione diretta da C. Milanini, Milano, vol. I, Mondadori, 1991, p. 1233).

2 Spiega Calvino: “Come per sottolineare il carattere di favola, i personaggi di queste scenette di vita contemporanea [...] portano nomi altisonanti, medievali, quasi da eroi di poema cavalleresco, a cominciare dal protagonista” (ivi, p. 1234).

3 ”A contrasto con la semplicità quasi infantile della trama d’ogni novella, l’impostazione stilistica è basata sulll’alternarsi di un tono poetico-rarefatto [...] e il contrappunto prosastico-ironico della vita urbana contemporanea, delle piccole e grandi miserie della vita”. (ivi, p. 1235).

4 Ivi, pp. 1236-1238.