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Tacito, "Annales" (VI, 50): la morte di Tiberio

Nel sesto libro degli Annales, lo scrittore latino Tacito descrive la morte dell’imperatore romano Tiberio (42 a.C. - 37 d.C.), descritto come un tiranno viscido e subdolo, che, pur sembrando inizialmente un sovrano giusto e “illuminato”, si è rivelato un despota crudele, non privo di elementi di perversione. Lo stile tacitiano si adegua alla visione pessimistica del mondo del suo autore, che considera l’instaurazione del principato come l’esempio finale della crisi delle istituzioni politiche romane e dello sfaldamento dei valori socio-politici della società nobiliare. La scena descritta conferma tutto ciò: Tiberio, già morente ma al tempo stesso capace di dissimulare di fronte a tutti, viene infine eliminato dal prefetto del pretorio Macrone.

  

Testo originale:

  

[50] Iam Tiberium corpus, iam vires, nondum dissimulatio deserebat: idem animi rigor; sermone ac vultu intentus quaesita interdum comitate quamvis manifestam defectionem tegebat. Mutatisque saepius locis tandem apud promunturium Miseni consedit in villa cui L. Lucullus quondam dominus. Illic eum adpropinquare supremis tali modo compertum. Erat medicus arte insignis, nomine Charicles, non quidem regere valetudines principis solitus, consilii tamen copiam praebere. Is velut propria ad negotia digrediens et per speciem officii manum complexus pulsum venarum attigit. Neque fefellit: nam Tiberius, incertum an offensus tantoque magis iram premens, instaurari epulas iubet discumbitque ultra solitum, quasi honori abeuntis amici tribueret. Charicles tamen labi spiritum nec ultra biduum duraturum Macroni firmavit. Inde cuncta conloquiis inter praesentis, nuntiis apud legatos et exercitus festinabantur. Septimum decimum kal. Aprilis interclusa anima creditus est mortalitatem explevisse; et multo gratantum concursu ad capienda imperii primordia G. Caesar egrediebatur, cum repente adfertur redire Tiberio vocem ac visus vocarique qui recreandae defectioni cibum adferrent. Pavor hinc in omnis, et ceteri passim dispergi, se quisque maestum aut nescium fingere; Caesar in silentium fixus a summa spe novissima expectabat. Macro intrepidus opprimi senem iniectu multae vestis iubet discedique ab limine. Sic Tiberius finivit octavo et septuagesimo aetatis anno.

 

Traduzione:

  

[50] Ormai il vigore, e così ogni restante forza, abbandonavano Tiberio, ma non la capacità di fingere: allo stesso modo, la spietatezza dell’animo; circospetto nell’uso delle parole e nell’apparenza del volto, nascondeva di quando in quando l’evidente deperimento con un’affabilità per quanto possibile di maniera. E dopo essersi spostato alquanto frequentemente per più luoghi, si fermò alla fine presso il promontorio Miseno nella villa di cui era proprietario un tempo Lucio Lucullo. In quel luogo si venne a sapere che lui s’avvicinava alla fine in questo modo. C’era un medico di chiara fama, di nome Caricle, che, non certo abituato a occuparsi della salute del principe, tuttavia era solito fornire un’abbondanza di consigli. Questo, come allontanandosi per affari propri e stringendo la mano [di Tiberio] per forma di obbedienza, toccò l’impulso delle vene. Però non lo ingannò: infatti Tiberio, in dubbio oppure offeso e tanto più soffocando l’ira, ordina di ricominciare il banchetto e si mise a tavola più del solito, come se volesse tributare un saluto d’onore all’amico che partiva. Tuttavia Caricle confermò a Macrone che le forze di Tiberio stavano venendo meno e che Tiberio non sarebbe resistito più a lungo di due giorni. In seguito si affrettavano tutte le cose nei consulti tra i presenti e con messaggi presso gli ambasciatori e l’esercito. Il sedici di Marzo, bloccatosi il respiro (di Tiberio), si credette che sarebbe giunto al termine della sua vita mortale; e Gaio Cesare Caligola, con un largo seguito di gente che applaudiva, si metteva in moto per assumere il potere imperiale, quando in modo repentino viene riportato che la voce era tornata a Tiberio e anche lo sguardo e che erano chiamati coloro che dovevano portargli del cibo per farlo riprendere dalla crisi. Da questo momento la paura si diffuse in tutti, e i restanti si sparsero in giro, ciascuno fingeva di essere triste o mesto; Cesare, assorto nel silenzio, attendeva la condanna a morte dopo la sua grandiosa aspettativa. Macrone, senza paura, ordina che il vecchio sia soffocato gettandogli sopra un mucchio di vesti e di allontanarsi dalla soglia di casa. Così Tiberio morì nel settantottesimo anno di età. 

 

Paradigmi:

 

desero, is, serui, sertum, deserere = separarsi (da qualcosa), abbandonare, lasciare.
tego, is, texi, tectum, tegere = nascondere, celare, mascherare.
muto, as, mutavi, mutatum, mutare = cambiare, modificare, permutare.
comperio, is, peri, pertum, ire = appurare, venire a sapere, scoprire.
rego, is, rexi, rectum, regere = dirigere, guidare, amministrare.
praebeo, es, praebui, praebitum, praebere = offrire, porgere, dare, fornire.
digredior, digrederis, digressus sum, digredi = allontanarsi, andare via.
complector, erius, plexus sum, complecti = abbracciare, stringere.
adtingo, is, tigi, tactum, ere = toccare.
fallo, is, fefelli, falsum, ere = ingannare, indurre in errore, tradire.
premo, is, pressi, pressum, ere = premere, contenere, fermare.
iubeo, es, iussi, iussum, ere = comandare, ordinare, stabilire.
instauro, as, avi, atum, are = preparare, disporre, riprendere.
discumbo, is, cubui, cubitum, ere = coricarsi, mettersi a tavola.
tribuo, is, tribui, tributum, ere = dare, assegnare, tributare.
labor, laberis, lapsus sum, labi = scivolare, sdrucciolare, venir meno, svanire.
duro, as, avi, atum, are = resistere, durare, sopportare.
festino, as, avi, atum, are = affrettarsi, accelerare.
intercludo, is, clusi, clusum, ere = interrompere, impedire.
credo, is, credidi, creditum, ere = credere, fidarsi, stimare.
expleo, es, plevi, pletum, ere = compiere, terminare.
egredior, eris, egressus sum, egredi = uscire, andare fuori.
adfero, fers, tuli, latum, ferre = riportare, riferire.
voco, as, avi, atum, are = chiamare, invitare, esortare.
recreo, as, avi, atum, are = ristorare, confortare.
dispergo, is, dispersi, dispersum, ere = spargere qua e là.
fingo, is, finxi, fictum, ere = fingere, simulare.
figo, is, fixi, fictum, ere = star fisso, stare fermo.
opprimo, is, pressi, pressum, ere = schiacciare, soffocare.
discedo, is, discessi, discessum, ere = allontanarsi, spostarsi.