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Classificazione dei Primati: proscimmie, scimmie e l'Homo sapiens

Tra i mammiferi si osserva una notevole biodiversità, frutto delle colonizzazioni di habitat anche molto diversi fra loro. I relativi adattamenti ad ambienti molto diversi tra loro hanno portato all'evoluzione di strutture anatomiche, abitudini alimentari e sociali particolari.

Dai Marsupiali agli Ungulati, passando per Cetacei e Chirotteri, gli animali della classe dei Mammiferi presenta al suo interno una notevole complessità. Ogni specie è stata classificata e occupa un preciso spot all’interno della classificazione sistematica.

 In tutto ciò, dove ci collochiamo noi, ovvero gli esseri umani?

Gli esseri umani appartengono all’ordine dei Primati, che comprendono tutte le specie di scimmie e hanno colonizzato tutti i continenti: in realtà se escludiamo l’uomo (che è riuscito a raggiungere anche la Luna) le altre specie di Primati si concentrano in Africa, in Centro e Sud America e nel Sud-Est asiatico.

Primati sulla Terra e oltre: a sinistra il macaco del Giappone (Macaca buscata), al centro uno scimpanzè (Pan troglodytes), rappresentati su due francobolli del Tadjikistan, a destra invece un famoso francobollo degli Stati Uniti celebra l’allunaggio dell’Apollo XI, avvenuto il 20 Giugno del 1969.

I primati sono accomunati da una dentatura da onnivori, ovvero con incisivi, canini, premolari e molari sviluppati, che permette loro di avere una dieta variegata, costituita da vegetali, funghi, insetti, piccoli uccellirettili, anfibi e altri mammiferi. Possiedono uno stile di vita sia arboricolo sia terrestre: come nel caso di Roditori, Carnivori e Sdentati la dentatura influenza non solo la dieta ma anche il modo di vivere e di comportarsi di questi animali.

Abitudini alimentari: a sinistra un orango del Borneo (Pongo pygmaeus) porta alla bocca un piccolo stelo, al centro un callimico di Goeldi (Callimico goeldii) mangia una farfalla, a destra due cercopitechi gialloverdi (Chlorocebus sabaeus) si cibano di un frutto.

La vita sugli alberi (arbicola) è facilitata da una grande agilità e dalla presenza di una coda prensile che permette a molti primati di appendersi a rami di grossi alberi, sia per raggiungere frutti commestibili, sia per gioco. La coda tuttavia è stata persa nel corso dell’evoluzione dalle specie che hanno iniziato a vivere principalmente al suolo e che hanno sviluppato una postura eretta: si ritiene che le ultime vertebre della nostra colonna vertebrale, che costituiscono il coccige, siano ciò che resta di una rudimentale coda.

Oltre alla coda, un altro elemento che facilita il movimento fra i rami degli alberi è costituito da mani dotate di cinque dita, con un pollice opponibile: esso può avvicinarsi alle altre dita permettendo all’animale di stringere e afferrare oggetti. In questo modo il primate ha buona presa, facilitata anche da palmi delle mani glabre. Oltre che come solido appoggio durante il movimento, il pollice opponibile dei primati viene utilizzato per portare facilmente il cibo alla bocca, per romperlo e sminuzzarlo: l’ingegno di questi animali ha permesso di sfruttare questa caratteristica anche per utilizzare oggetti a proprio vantaggio, come dei veri e propri utensili. Durante il corso dell’evoluzione dell’uomo, infatti, la capacità di costruire strumenti, per esempio per la caccia, è stata di fondamentale importanza.

A sinistra uno scheletro di atele di Geoffroy (Ateles geoffroyi) in cui è possibile notare l’uso della coda prensile, al centro la presa sicura di uno uakari calvo (Cacajao calvus), a destra uno scimpanzè (Pan troglodytes) utilizza un bastoncino per stanare insetti e cibarsene.

Le mani risultano utili anche per l’igiene non solo personale, ma anche di altri individui: è noto infatti come spesso le scimmie si “spulcino” a vicenda, alla ricerca di insetti, spesso parassiti, che possono portare malattie oltre che pruriti e fastidi. Il fatto di instaurare rapporti stretti con i propri simili è una caratteristica comune fra i Primati, i quali infatti hanno sviluppato un comportamento sociale: esso ha il vantaggio di poter avere maggior successo nella ricerca del cibo e nella cura della prole.

Le colonie risultano composte da molti individui, non sono comunque rare le specie che vivono in coppia. La comunicazione fra i vari individui risulta altresì importante: molti Primati emettono suoni per avvisare i compagni riguardo un pericolo o per attirare i partner.

Durante il corso dell’evoluzione i metodi di comunicazione vocale sono man mano diventati sempre più raffinati. La strada intrapresa è quella che ha portato al linguaggio degli esseri umani, grazie anche a un maggiore controllo delle corde vocali e della lingua, reso possibile grazie anche allo sviluppo di alcune aree del cervello.

A sinistra una coppia di babbuini gelada (Theropithecus gelada) si dedica alla pulizia del pelo, al centro due scimmie scoiattolo boliviane (Saimiri boliviensis) trasportano sul proprio dorso i piccoli, a destra una scimmia urlatrice bruna (Alouatta guariba).

L’ordine dei Primati viene suddiviso in due sottordini, i quali si distinguono per caratteristiche anatomiche e fisiologiche. Gli Strepsirrini devono il loro nome alla forma del naso, che, insieme al muso, risulta prominente; al contrario gli Aplorrini hanno un muso pressoché piatto.
I primi sono in grado di produrre in maniera autonoma la vitamina C (acido ascorbico), poiché possiedono gli enzimi della via metabolica di sintesi della stessa. Al contrario, gli Aplorrini, dei quali fa parte anche l’uomo, non sono in grado di sintetizzare questa importante vitamina e necessitano quindi l'assunzione attraverso la dieta, cibandosi di alimenti ricchi di vitamina C, come agrumi e altri frutti. 

Gli Strepsirrini vengono comunemente chiamati proscimmie, in quanto si ritiene siano meno evoluti degli altri Primati, poichè più simili ai loro antichi antenati. Essi vengono suddivisi in tre infraordini a loro volta suddivisi in ulteriori famiglie: tutte le specie sono caratterizzate da grandi occhi con i quali scrutano l’ambiente dove vivono, cioè foreste pluviali africane e indonesiane. L’infraordine dei Lemuriformi comprende tutte le specie affini ai lemuri, che vivono esclusivamente in Madagascar, isola africana al quale si è ispirato un’omonima serie di cartoni animati: il personaggio chiamato Re Julien è infatti un catta (Lemur catta). La sua coda ad anelli bianco-nera è una peculiarità, ma non nell’abbinamento di colori: il vari (Varecia variegata) e l’indri (Indri indri) hanno questa colorazione su tutto il corpo.

L’unico appartenente ai Chiromiformi è l’aye-aye (Daubentonia madagascariensis), caratterizzato da dita affusolate con un medio molto più lungo degli altri: viene utilizzato come una specie di bastone per catturare larve d’insetto. Viene soprannominato “scimmia picchio” in quanto colpisce con le dita i tronchi degli alberi per poi sentirne il suono, alla ricerca proprio di larve.

I Loriformi comprendo specie di piccole dimensioni, i cui grandi occhi risultano quindi ancor più evidenti: specie come il lori gracile (Loris tardigradis) e il lori lento (Nycticebus coucang) vivono in Asia, mentre il galagone maggiore (Galago crassicaudatus) e il galagone minore (Galago moholi) vivono in Africa.

Le proscimmie: a sinistra il catta (Lemur catta), al centro l’aye-aye (Daubentonia madagascariensis), a destra il lori gracile (Loris tardigradis).

L’infraordine dei Tarsiformi invece risulta essere “conteso” fra gli strepsirrini e gli aplorrini: l’anatomia di specie come il tarsio filippino (Tarsius syrichta) sembrerebbe accomunarli alle proscimmie, mentre l’analisi genomica mediante sequenziamento li avvicina alle scimmie più evolute, che risultano essere all’interno degli aplorrini, nell’infraordine degli Simiiformi. Questi, a loro volta sono divisibili in due gruppi, a seconda della loro distribuzione geografica (che in questo caso denota vicinanza evolutiva): i Platarrini sono anche chiamati “scimmie del Nuovo Mondo”, in riferimento all’America; i Catarrini invece “scimmie del Vecchio Mondo”, ovvero l’Africa. 

Fanno parte dei Platarrini specie caratterizzate da dimensioni generalmente piccole, adatte a muoversi nella fitta foresta amazzonica con una coda tendenzialmente lunga che conserva ancora caratteristiche prensili (con le dovute eccezioni, come lo uakari calvo, Cacajao calvus): lo uistitì dai pennacchi bianchi (Callithrix jacchus), la scimmia scoiattolo boliviana (Saimiri boliviensis), scimmia urlatrice bruna (Alouatta guariba) e il tamarindo imperatore (Saguinus imperator) ne sono degli esempi.

L’attenzione per il dettaglio: a sinistra i grandi occhi del tarsio filippino (Tarsius syrichta), al centro uno uistitì dai pennacchi bianchi (Callithrix jacchus) mostra il perché del suo nome, mentre a sinistra un tamarindo imperatore (Saguinus imperator) porta con orgoglio una specie di lunghi baffi bianchi.

Le scimmie catarrine hanno invece perso l’utilizzo della coda, o troppo corta o praticamente essente: la superfamiglia dei Cercopitecoidei deriva tuttavia il proprio nome dal greco e il significato è proprio "scimmie con la coda". A questo raggruppamento appartengono specie diverse fra loro che presentano caratteristiche interessanti: il macaco del Giappone (Macaca fuscata) è noto per trovare sollievo dal rigido inverno delle montagne nipponiche immergendosi nelle numerose sorgenti d’acqua termale, il guereza bianco e nero (Colobus guereza) è privo di pollici, la nasica (Nasalis larvatus) porta un grande e prominente naso, mentre il rinopiteco dorato (Rhinopithecus roxellana) possiede una faccia triangolare blu chiara.

In questa superfamiglia sono presenti anche specie affini ai babbuini, come i gelada (Theropithecus gelada), il mandrillo (Mandrillus sphinx) e la bertuccia (Macaca sylvanus), l’unica scimmia che vive in Europa allo stato brado: questa specie si aggira per Gibilterra, dove viene accudita e protetta: la credenza popolare narra che la dominazione inglese continuerà sulla Rocca fino a quando esse si troveranno qui, inoltre la loro presenza rappresenta un’attrattiva per i turisti.

I babbuini maschi risultano essere spesso molto aggressivi fra loro, con manifestazioni di forza che vanno dal mostrare acuminati denti a battere i pugni sul petto: difendono strenuamente il proprio territorio e il proprio harem di femmine, che si possono distiguere facilmente dal maschio per la differente colorazione.

A sinistra due macachi del Giappone (Macaca fuscata) si spulciano in una sorgente termale, al centro una nasica (Nasalis larvatus), mentre a destra bertuccia di Gibilterra (Macaca sylvanus) afferra il volante di un automobilista: nonostante queste scimmie abbiano uno stretto rapporto con l’uomo, è severamente vietato dar loro da mangiare, pena una multa salata.

Maschi contro femmine: a sinistra un esemplare maschio di mandrillo (Mandrillus sphinx), a destra una femmina. Le differenze nella forma e nella colorazione del muso sono evidenti.

L’altra superfamiglia dei catarrini è quella degli Ominoidei, ai quali appartiene l’uomo: sono per questo chiamate anche scimmie antropomorfe. Alla famiglia degli Ilobatidi appartengono specie con braccia molto lunghe, che si distribuiscono nel Sud-Est asiatico: vengono chiamati gibboni, e ne sono esempi il siamango (Symphalangus syndactylus) e il lar (Hylobates lar). Una specie che vive nella stessa zona, in particolare nel Borneo, appartiene invece alla famiglia degli Ominidi: si tratta dell’orango (Pongo pygmaeus). Anche questa specie ha braccia molto lunghe rispetto al resto del corpo, ma mostra una memoria e un’intelligenza superiore a quella dei gibboni. L’orango utilizza mani dotate di pollici opponibili per afferrare cibo e oggetti, oltre che per camminare a terra sui pugni, nelle rare occasioni in cui abbandona gli alberi, dove passa la maggior parte del proprio tempo: il maschio e la femmina sono distinguibili facilmente per la forma del volto. Protetto dalla legge, l’orango del Borneo è una specie in via di estinzione.

Ominoidei: a sinistra un siamango (Symphalangus syndactylus) passeggia a terra, muovendo le lunghe braccia, al centro un esemplare maschio di orango del Borneo (Pongo pygmaeus), mentre a destra una femmina sorregge un piccolo.

Anche specie ancor più affini all’uomo sono a rischio di estinzione: questi animali abitano in Africa, dove si ritiene si siano sviluppati i progenitori dell’uomo stesso. Lo scimpanzè (Pan troglodytes) è la scimmia antropomorfa più simile all’uomo.

Dotato di straordinaria intelligenza è riuscito a costruire e sfruttare rudimentali utensili per la caccia, attività nella quale si dedica tutta la comunità in cui solitamente vive: nonostante siano primariamente erbivori, gli scimpanzè non disdegnato di cibarsi di altri animali. Lo scimpanzè pigmeo o bonobo (Pan paniscus) è distinguibile dalla specie precedente per la pelle della faccia di colore nero, oltre che per una vita sessuale particolarmente promiscua: gli individui instaurano relazioni sia di tipo eterosessuale sia omosessuale, atte non solo alla riproduzione ma anche per regolare i rapporti tra i membri stessi. Non è altrettanto “liberale” invece il gorilla orientale (Gorilla beringei) le cui colonie presentano un maschio dominante (chiamato “maschio alfa”) che si accoppia con tutte le femmine, ottenendo la paternità della quasi totalità della prole. I maschi sono inoltre particolarmente grandi e aggressivi e, similmente ai babbuini, dimostrano ripetutamente il proprio vigore battendo i pugni sul petto, urlando e lottando.

Ora finalmente possiamo rispondere in maniera completa alla domanda che ci siamo inizialmente posti: l’uomo moderno (Homo sapiens) è l’unico Ominide del gene Homo ad essere ancora in vita. I nostri parenti più prossimi sono l’Homo erectus e l’uomo di Neandertal (Homo neanderthalensis): non siamo tuttavia i loro diretti discendenti. Condividiamo con loro antenati comuni appartenenti al genere estinto degli Australopitechi.

“Umano, troppo umano”: a sinistra un bonobo (Pan paniscus) in una posa da “pensatore”, al centro un gorilla orientale maschio (Gorilla beringei) mostra uno sguardo fiero, mentre a destra l’Uomo vitruviano, capolavoro di Leonardo Da Vinci, che rappresenta le proporzioni geometriche del corpo umano. Questa opera d’arte è stata scelta dall’Italia per la moneta da 1 Euro, in onore al genio fiorentino: anch’egli quindi è un animale, appartenente alla specie Homo sapiens (e che sapiens!). 

Credits: Wikimedia Commons Alamari, Albinfo, Alex Pyron, Alexander Bruisse, Antony, Brocken Inaglory, David Dennis, Eleifert, Hans Hillewaet, Maky, Mtoz, Nathan Harig, Paul Dickinson, Peter Schoen, Pierre Fidenci, Raimond Spekking, Tom Junek, Yosemite.