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Gli aggettivi qualificativi

Le funzioni e le forme dell’aggettivo qualificativo

 

All’interno del gruppo degli aggettivi, un ruolo molto importante è ricoperto dagli aggettivi qualificativi, che, riferendosi ad un sostantivo, danno informazioni su caratteristiche e qualità su una persona, una cosa, un animale, un’entità astratta di cui stiamo parlando 1. Ad esempio:

Quell’auto rossa è di Michele;
La nonna ha cucinato una buona bistecca;
La libertà è un diritto irrinunciabile dell’uomo.

Concordando con i nomi cui si rifericono, gli aggettivi qualificativo variano la loro desinenza in base al genere (maschile/femminile) e al numero (singolare/plurale). A parte determinati casi, la maggior parte degli aggettivi segue queste regole: 

  • Prima classe (quattro forme distinte per maschile/femminile, singolare/plurale): aggettivi che al maschile singolare hanno la desinenza -o e al femminile singolare la desinenza -a, e che al plurale prendono -i ed -e.
  • Seconda classe (due forme distinte, una per il singolare, una per il plurale): aggettivi che al maschile e femminile singolare hanno la desinenza -e e al plurale la desinenza -i.
  • Terza classe (una forma per maschile/femminile singolare, due forme distinte per il plurale) 2: aggettivi che al maschile e femminile singolare hanno la desinenza -a e al plurale -i oppure -e.

 

C’è poi un quarto tipo di aggettivi invariabili che non modificano mai genere e numero tra maschile e femminile o singolare e plurale. Tra gli aggettivi variabili, troviamo: gli aggettivi con desinenza in -i (“pari”, “dispari”, “impari”), alcuni che indicano un colore (“rosa, viola, amaranto, blu”), quelli di origine straniera o terminanti in consonante o vocale accentata, alcune locuzioni avverbiali con valore di aggettivo (“era una persona perbene”), alcuni composti di anti- e un sostantivo (“antifurto”).

Riassumendo in uno schema:

  Singolare Plurale
Prima classe ross-o (m.);
ross-a (f.)
ross-i (m.);
ross-e (f.)
Seconda classe volgar-e (m. e f.) volgar-i (m. e f.)
Terza classe ipocrit-a (m. e f.) ipocriti-i (m.);
ipocrit-e (f.)

 

Ultimo caso particolare da ricordare è quello dell’aggettivo sostantivato, ovvero quando l’aggettivo è usato con funzione di sostantivo e preceduto da un articolo. Ad esempio:

Le statistiche dicono che sono aumentati i poveri;
Uno straniero affascinante è entrato nel bar;
A Filippo piacciono le rosse.

 La concordanza dell’aggettivo qualificativo

La concordanza dell’aggettivo qualificativo

 

La concordanza in genere e numero dell’aggettivo col proprio sostantivo non causa problemi quando abbiamo un solo nome, ma segue regole specifiche quando abbiamo più sostantivi, magari di genere diverso tra loro. Occorre comportarsi come segue:

  • In presenza di due o più nomi di genere maschile, la concordanza è al maschile plurale:

    L’appartamento era arredato con mobili e dipinti antichi e lussuosi.

  • In presenza di due o più nomi di genere femminile, la concordanza è al femminile plurale:

    Alessandra ha comprato una camicetta e una gonna nuove per la festa di sabato.


  • In presenza di un nome maschile e uno femminile, la concordanza è al maschile plurale se i sostantivi si riferiscono ad esseri animati (persone o cose); è tuttavia possibile, a patto che il sostantivo indichi una cosa e che sia al plurale, che l’aggettivo concordi in genere con il nome più prossimo:

    Un uomo e una donna assai affabili e gentili.
    Ho acquistato un tavolo e delle sedie gialle.

 

La posizione dell’aggettivo qualificativo

 

Ma che posizione occupa l’aggettivo qualificativo rispetto al nome? Ci sono svariati casi: infatti il qualificativo può stare sia davanti che dietro al nome, in questo modo però può avere maggiore o minore rilievo ed anche cambiare totalmente il significato della frase. In generale, si può dire che l’aggettivo ha un valore più neutro e meno caratterizzato se collocato dopo il sostantivo cui si riferisce, mentre ha un valore distintivo quando collocato prima del nome cui si riferisce.

Per esempio dire: “Carlo ha un brutto viso”, sottolinea molto di più l’aspetto negativo di “Carlo ha un viso brutto”. Oppure se diciamo: “Alessandro è un uomo grande”, possiamo intendere che è un uomo grosso e possente; mentre se diciamo “Alessandro è un grand’uomo” stiamo dando indubbiamente un giudizio di valore.

 

La struttura degli aggettivi qualificativi

 

Gli aggettivi qualificativi possono classificarsi anche in base alla loro struttura, in base alla quale si dividono in:

  • Qualificativi primitivi che non derivano cioè da altre parole, e in cui la desinenza dell’aggettivo si unisce direttamente alla radice della parola. Ad esempio: verd-e, bass-o, vicin-o.
  • Qualificativi derivati, che uniscono alla radice della parola un suffisso (portatore di un significato preciso), a cui poi segue la desinenza dell’aggettivo. Ad esempio: poet-ic-o, music-al-e, tem-ibil-e.
  • Qualificativi alterati, in cui dopo la radice si trovano dei suffissi che alterano il significato dell’aggettivo, come i diminutivi (-ino, -ello, -erello e così via), i vezzeggiativi (-uccio, -etto, -ello), gli accrescitivi (-one, -acchione), i dispregiativi (-astro, -accio), gli attenuativi (-ognolo, -iccio). Ad esempio: nobil-astro, furb-etto, magr-ino, car-uccio.
  • Qualificativi composti, che sono appunto composti dall’unione di due aggettivi 3 in un’unica parola (a volte con la presenza di un trattino separatore). Ad esempio: agrodolce, sacrosanto, cardiovascolare.

 

Gradi dell’aggettivo qualificativo

 

Un’altra funzione degli aggettivi qualificativi è quella di esprimere il grado o misura della qualità che si associa a ciò di cui si sta parlando. Se infatti diciamo che una persona, un animale, una cosa, o un’entità astratta possiede una determinata qualità, questa qualità può essere rapportata a quella di un altro elemento, con cui istituire una relazione. In tal senso, l’aggettivo ha tre gradi:

  • Grado positivo, per cui un elemento possiede una qualità senza che ne sia specificata la sua misura; ad esempio: “Francesca è bella”.
  • Grado comparativo, per cui si stabilisce un confronto tra due o più termini di paragone, in base al grado o alla misura in cui una determinata qualità è posseduta; avremo così un comparativo di minoranza (“Francesca è meno bella di Giovanna”), un comparativo di uguaglianza (“Francesca è bella come Clara”; “Francesca è bella tanto quanto Clara”), un comparativo di maggioranza (“Francesca è più bella di Anna”).
  • Grado superlativo, che indica hce la qualità in esame è posseduta dall’elemneto al massimo grado, o in relazione ad un gruppo definito con cui si istituisce il paragone (superlativo relativo: “Francesca è la più bella tra le mie amiche”) oppure al di là di ogni confronto (superlativo assoluto: “Francesca è bellissima”; “Francesca è molto bella”).

1 Occorre distinguere tra funzione attributiva dell’aggettivo (quando esso si riferisce direttamente ad un nome, come nella frase: “La felpa azzurra è di Giorgio”) e funzione predicativa dell’aggettivo, che si ha con il predicato nominale col verbo “essere” (“La felpa è azzurra”) e con i verbi effettivi, appellativi ed estimativi (“La spiaggia sembrava deserta”; “Andrea si è dichiarato assai triste per quello che è successo”; “Gianni si ritiene simpatico”). Si ricordi poi la funzione avverbiale dell’aggettivo, quando esso si accompagna ad un verbo con la funzione di un avverbio; ad esempio: “Anna corre forte”; “Andrea parla piano”.

2 Sono tipici della terza classe alcuni aggettivi terminanti in -ista (“una persona egoista”, “un quadro cubista”), in -cida (“una mossa suicida”), in -ita (“una decisione ipocrita”) e in -ota (“dei ragazzi entusiasti”).

3 In questo caso, il femminile e il plurale si formano modificando la desinenza solo del secondo termine.

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