Parmenide

Buongiorno, vorrei chiedere se lo stesso Parmenide condivide, con i pensatori che lo hanno preceduto, una realtà intesa come uno- tutto? Anche se poi la sua indagine si sposta su un altro tipo di pensiero che ha portato una novità, una frattura con il mondo dei naturalisti.


il 06 Aprile 2014, da Salina Brescia

Alessandro Cane il 07 Aprile 2014 ha risposto:

Non sappiamo molto sulla vita e le opere di Parmenide, a parte il poema "Sulla natura" non ci è giunto niente. In ogni caso nella seconda parte del poema “Sulla natura”, che è molto frammentaria, si trovano tracce di una filosofia naturalista di stampo ionico o pitagorico, in cui Parmenide sembra teorizzare l’esistenza di due principi opposti della realtà, il fuoco e la notte, e una cosmogonia che deriva da questi. Non sappiamo, data la frammentarietà di questa parte, se Parmenide passasse in rassegna le diverse filosofie per criticarle, o se esponesse l’ipotesi che a lui sembrava più verosimile.

Astorino Simone il 24 Aprile 2014 ha risposto:

Ciao! Inizio partendo dal fatto che giudico un po' una forzatura parlare di realtà come Uno - Tutto quando si parla di pensatori presocratici. Infatti la dizione non è del tutto adatta: i filosofi presocratici cercano l'archè, ossia il principio che è, oltre a ciò da cui si origina e si dissolve la totalità delle cose, anche ciò di cui tutti gli esseri sono costituiti. L'acqua, secondo Talete, ad esempio, è ciò che c'è di comune a tutte le cose, è l'origine e il termine di tutte le cose ma non coincide con la natura, bensì con ciò che è primario, fondamentale, non transitorio e derivato. In Spinoza, pensatore di età moderna, invece, si può parlare di un Uno - Tutto: egli, in poche parole, sostiene che Dio coincida con la Natura, tanto che scrive "Deus sive Natura". Dio è unione di "to pan", l'essere nel suo complesso, ma anche "ta panta", ossia la molteplicità degli enti, è Unico e infinito, ma al contempo è ogni ente; è infinita potenza produttrice, ma anche prodotto di quella natura. A questo punto, la mia risposta deve essere generica: Parmenide, si distacca dai predecessori, trasformando la cosmologia precedente in ontologia, vale a dire "studio dell'essere". Infatti, la domanda di Parmenide - cos'è l'essere - non coincide con la ricerca del principio; egli inoltre non ci dà una definizione dell'essere: questo viene identificato il pensare ("lo stesso è pensare ed essere" - "lo stesso è il pensiero e ciò a causa del quale è pensiero"), d'altronde pensare il nulla, significa non pensare. Parmenide, inoltre, critica le tradizionali cosmogonie, costruite, basandosi sulla dinamica degli opposti, in cui uno era concepito come positivo e l'altro come negativo, sostenendo che gli opposti devono pensarsi come inclusi nell'essere, dato che entrambi sono essere. Tenta poi una deduzione dei fenomeni, come ha già spiegato Alessandro Cane!