la crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale

Ciao Giuseppe, secondo Husserl, all'origine della crisi c'è la matematizzazione della natura operata da Galileo, ossia l'utilizzo l'applicazione delle matematiche allo studio della natura. Inoltre, "dalla celebre dottrina galileiana della mera soggettività delle qualità specificatamente sensibili" è derivata "la dottrina della soggettività di tutti i fenomeni concreti della natura". Vale a dire: se la natura viene analizzata solo sotto il profilo matematico - e quindi solo come realtà quantitativa - le qualità sensibili perdono di valore. Inoltre, come scrive Fornero (Le filosofie del Novecento, vol I): Ciò "ha condannato alla dimenticanza dei problemi del senso o del non senso dell'esistenza umana nel suo complesso, da sempre affrontati nella metafisica". Non solo: l'operazione di Galileo conduce a un dualismo: "il mondo si spacca in due mondi: natura e mondo psichico, ove però, quest'ultimo, dato il suo peso specifico di riferimento alla natura non porta a una mondanità autonoma". Cartesio riprende le mosse da qui e il suo ego, infatti, è un "intelletto umano naturale", residuo del mondo. Riporto ancora una volta le parole di Husserl: " [...] Nelle sue Meditazioni - proprio nel proposito di fornire i fondamenti radicali del razionalismo - [...] giunse a fondare originariamente alcuni pensieri che [...] erano chiamati a dirompere appunto questo razionalismo", in quanto "recavano in sé un senso profondamente nascosto". Tali pensieri, secondo Husserl, sono quelli che hanno portato Cartesio a esercitare il dubbio radicale. Spero di aver risposto ai tuoi dubbi, in caso contrario (o se avessi altro da chiedere - come ben saprai il testo in realtà si estende oltre, criticando ad esempio anche Hume e Kant e trattando del mondo della vita ed etc.) ci trovi qui :)