La coscienza di zeno

Si può interpretare la coscienza di Zeno come una crisi di sdoppiamento del protagonista? Contrastato quindi da due personalità che ricevono impulsi differenti? L'una dominata pulsioni ostili ed aggressive e l'altra "oppressa" dalla società e morale?


il 12 Giugno 2014, da Ludovica Pagani

Alessandro Cane il 13 Giugno 2014 ha risposto:

Lo sdoppiamento di Zeno può essere visto a più livelli interpretativi: da una parte c'è un primo sdoppiamento nella narrazione tra ciò che è realmente Zeno e ciò che appare nel suo racconto, quindi uno sdoppiamento tra realtà e apparenza (dal momento che è Zeno stesso il narratore, che edulcora, modifica i fatti per mettere in luce la sua figura e nascondere i suoi errori e cattivi comportamenti), dall'altra c'è lo sdoppiamento, sempre collegato a quello precedente, tra interiorità di Zeno e rapporto con l'esterno: Zeno rende partecipi i lettori dei suoi pensieri, fantasie e idee, ma il lettore stesso si accorge che queste non corrispondono alla realtà, la società e il mondo sono diversi da quelli che Zeno immagina nella sua testa, sono più complessi, duri e difficili. Si tratta di una caratteristica tipica della figura dell'inetto delineata da Svevo nei suoi tre romanzi: l'inetto non è capace di vivere nella società contemporanea, ma vive nei suoi pensieri e nelle sue fantasie, provocando uno sdoppiamento della realtà, tra l'idea che si è fatto in testa e ciò che è realmente. Si tratta di una crisi che, in realtà, accomuna l'uomo contemporaneo, i cambiamenti troppo repentini della società di primo Novecento, gli sconvolgimenti della guerra e il progresso hanno sconvolto l'uomo moderno che si trova alienato dalla realtà e non è più capace di affrontarla. Caratteristica comune a molti romanzieri dell'epoca come Pirandello, Joyce, Proust e altri.