Pragmatismo

Definizione

Corrente filosofica (dal greco pragma, “azione, fatto”) che si sviluppa tra l’800 e i primi del 900 negli Stati Uniti, in seguito alle ricerche di Charles Sanders Peirce (1839-1914). Il pragmatismo si divide in due correnti principali: il pragmatismo metodologico e quello metafisico. Altri esponenti sono William James (1842-1910), Miguel De Unamuno (1864-1936) e John Dewey (1859-1952).

Spiegazione

Il pragmatismo considera la validità di una dottrina filosofica in base alla sua utilità, intesa come capacità di fungere da guida per la condotta pratica (secondo il significato del termine tedesco pragmatisch nella Critica della ragion pura, dove si oppone a praktisch). Per il pragmatismo, la conoscenza è semrep sono in funzione delle sue conseguenze empiriche (cioè, pratiche e fattuali) sulla realtà circostante; la “verità” di una filosofia, di una teoria (o di un atto linguistico, su cui Peirce concentrerà poi le proprie ricerche) dipende quindi dai suoi esiti pratici, e non da categorie a-prioristiche.

Il pragmatismo, a partire dai lavori di Peirce (Come rendere chiare le nostre idee, 1878; Che cos’è il pragmatismo, 1905), si sviluppa lungo due correnti principali: una, cui si rifanno lo stesso Peirce e John Dewey, che punta ad elaborare una teoria del significato che individui le valenze pragmatiche di preposizioni e teorie, in polemica contro l’intuizionismo e il razionalismo cartesiano. C’è poi il pragmatismo relativista (o metafisico) di William James (1842-1910), che capovolge la prospettiva di Peirce in direzione soggettivistica e verso un empirismo radicale applicato non solo alla dimensione della conoscenza, ma anche alla realtà dei desideri e degli affetti.