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Ballata

Definizione

Forma metrica (il cui nome probabilmente deriva dal provenzale balada), originariamente accompagnata da musica e sviluppatosi nel XIII secolo in area toscana, passando dal genere della lauda, tipico della poesia religiosa, a quello della lirica amorosa, per essere recuperata da Guido Cavalcanti e dalla corrente dello Stilnovo.


Dotata di uno
schema metrico variabile (anche a seconda delle sue diverse articolazioni), la ballata si caratterizza per la presenza fissa di una “ripresa” (o ritornello, detto anche refrain) che apre il componimento e separa una stanza dall’altra. La stanza e la “ripresa” sono poi collegate tra loro da una rima (solitamente, collocata all’ultimo verso della stanza).

Spiegazione ed esempi

La codificazione della ballata come componimento accompagnato da musica e composta da endecasillabi e settenari si deve inizialmente a
Jacopone da Todi e Guittone D’Arezzo; tra le diverse strutture strofiche adottate nel corso dei secoli, quella senza dubbio più celebre e nota è quella della ballata italiana, che si afferma al tempo di Dante a fianco di sonetto e canzone (di cui la ballata ricorda, molto da vicino, una stanza).

In questo caso, la ballata si apre con una “ripresa” di tre versi, cui segue una stanza suddivisa in due “piedi” e una “volta” (con una terminologia recuperata appunto da quella che descrive la canzone). La ballata è poi inserita da Petrarca nel gruppo di
forme metriche codificate dal Canzoniere (dove compaiono sette ballate); il suo rilievo nella tradizione verrà recuperato a fini sperimentali da Carducci, dalle Laudi di D’Annunzio e dalle Myricae di Pascoli.

Glossario

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